Crisi idrica e turismo estivo, è allarme siccità in 10 Regioni

Dopo agricoltura e ambiente, l'emergenza climatica pregiudica il futuro del turismo estivo, con inevitabili riflessi negativi diretti sull'economia del Paese

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Negli ultimi tempi, siamo stati testimoni di un fenomeno preoccupante che sta mettendo a dura prova il futuro del turismo estivo. Questa stagione, un tempo sinonimo di spensieratezza e relax, è ora schiacciata tra temperature spesso insopportabili e la crescente insofferenza dei residenti locali. Questi ultimi si sentono minacciati non solo nella loro quotidianità, ma anche nella disponibilità di un bene primario come l’acqua.

Un esempio significativo di questo malcontento diffuso si è verificato in Catalogna, una regione dell’Iberia, dove la popolazione locale ha già intrapreso azioni dimostrative e manifestazioni per protestare contro la gestione delle risorse idriche. Questi episodi rappresentano solo la punta dell’iceberg di un malessere molto più profondo. Quando le risorse sono limitate, emergono inevitabilmente comportamenti egoistici e conflitti per la loro gestione.

Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, ha recentemente commentato questa situazione alla luce del report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche. Vincenzi ha sottolineato come il quadro attuale sia estremamente preoccupante e richieda interventi urgenti e mirati per garantire un futuro sostenibile sia per il turismo estivo che per le comunità locali.

Il riscaldamento globale e il cambiamento climatico stanno avendo un impatto sempre più devastante sulle risorse naturali, rendendo necessaria una gestione più oculata e solidale delle risorse idriche. Le istituzioni e le comunità devono collaborare per trovare soluzioni che possano mitigare questi effetti negativi, promuovendo al contempo un utilizzo responsabile e sostenibile delle risorse disponibili.

L’impatto dell’aumento delle temperature del Mediterraneo sugli ecosistemi e sull’economia

L’anomala temperatura del Mar Mediterraneo, che ha raggiunto i 30 °C, superando di 3 gradi le medie stagionali, è ora paragonabile a quella del Mar dei Caraibi. Questo riscaldamento straordinario ha conseguenze evidenti e preoccupanti sugli ecosistemi marini e sul clima di vaste aree geografiche, includendo l’Europa, il Medio Oriente e il Nord Africa.

Gli effetti del cambiamento climatico, accentuati dall’aumento delle temperature del Mediterraneo, sono diretti e tangibili. Gli ecosistemi marini, già sotto pressione per l’inquinamento e la pesca eccessiva, stanno subendo ulteriori danni. Le barriere coralline, la flora e la fauna marina stanno risentendo dello stress termico, con conseguenze che potrebbero essere irreversibili. La biodiversità del Mediterraneo, ricca e unica, è ora a rischio di un rapido declino.

Questo squilibrio climatico non si limita agli effetti ambientali, ma ha riflessi diretti e devastanti anche sull’economia delle regioni del Sud Europa e del Maghreb. Il turismo, un settore fondamentale per queste aree, è particolarmente vulnerabile all’estremizzazione meteorologica. Ondate di calore sempre più frequenti e intense, fenomeni atmosferici violenti e la crescente scarsità d’acqua stanno compromettendo l’attrattiva turistica di queste destinazioni.

Le ondate di calore, oltre a rendere le vacanze meno piacevoli, comportano rischi significativi per la salute dei turisti e dei residenti. Gli eventi meteorologici estremi, come tempeste improvvise e alluvioni, causano danni alle infrastrutture e aumentano i costi di manutenzione e riparazione. La scarsità d’acqua, un problema sempre più pressante, non solo influisce sulla qualità della vita dei residenti, ma limita anche la capacità delle strutture turistiche di operare efficacemente.

Il Mediterraneo assetato, Grecia, Turchia e Nord Africa alle prese con una siccità senza precedenti

Il bacino del Mediterraneo sta affrontando una grave crisi idrica, con ripercussioni significative sui settori economici e sulla vita delle popolazioni locali.

  • In Grecia, durante l’estate, il fabbisogno idrico aumenta fino a cento volte rispetto ai periodi normali, causando una grave carenza d’acqua sulle isole dello Ionio, del Dodecaneso e delle Cicladi. Qui, lo sviluppo incontrollato del turismo di massa ha messo a dura prova le infrastrutture idriche locali. Questo incremento turistico ha relegato l’agricoltura a piccoli orti familiari, cancellando in molti casi antichissime produzioni vitivinicole. Nell’Attica, la situazione è altrettanto critica: le precipitazioni sono state meno della metà rispetto alla media stagionale, e le ondate di calore, con temperature superiori ai 40 gradi, si susseguono da oltre un mese. Questo ha causato gravi perdite nelle produzioni orticole e una diminuzione del raccolto di grano del 7,5 % rispetto alla media decennale
  • In Turchia, a Istanbul, i serbatoi che riforniscono d’acqua i 15,5 milioni di abitanti della città trattengono meno del 29 % delle loro capacità. Questo dato allarmante evidenzia la crescente difficoltà nel garantire risorse idriche sufficienti per una delle città più popolose del mondo
  • In Tunisia, dove sei anni consecutivi di siccità estrema hanno reso il paese il quinto più vulnerabile alla scarsità idrica nel mondo. Questa condizione ha gravi ripercussioni sull’economia e sulla qualità della vita dei suoi abitanti, accentuando le difficoltà in settori vitali come l’agricoltura
  • In Marocco, la siccità è diventata la principale causa del più alto aumento mai registrato nel tasso di disoccupazione, salito dello 0,8 %. Tra i settori più colpiti vi è l’agricoltura, con una perdita di 206.000 posti di lavoro, seguita dal settore terziario con 63.000 posti in meno. L’impatto sociale ed economico è devastante, con intere comunità che affrontano incertezze riguardo il loro futuro

Emergenza idrica nel Sud Italia, la Sicilia in crisi

L’Italia Meridionale, in particolare la Sicilia, è stremata dalla persistente mancanza di pioggia e dalle temperature torride. Questa combinazione micidiale sta portando al prosciugamento delle già esigue riserve idriche, che, in assenza di una repentina inversione delle condizioni meteorologiche, non saranno sufficienti nemmeno a soddisfare i bisogni primari della popolazione locale.

Nella Sicilia assetata, dove si cerca disperatamente di trovare nuove fonti di approvvigionamento idrico, è imminente l’adozione di un piano di razionamento dell’acqua che interesserà anche Palermo, il capoluogo della regione. La situazione è drammatica: in soli 24 giorni, nonostante le restrizioni imposte all’uso dell’acqua per centinaia di migliaia di abitanti, i bacini idrici hanno subito una riduzione di ben 21 milioni di metri cubi.

Dei 29 bacini presenti nell’isola, sei sono ormai completamente a secco. Un caso emblematico è quello del serbatoio di Fanaco, con una capacità di 110 milioni di metri cubi, che risulta completamente vuoto. Altri sei bacini contengono meno di un milione di metri cubi d’acqua utilizzabile, mentre in quattro la disponibilità è inferiore ai due milioni di metri cubi.

Questo scenario di emergenza non solo mette in pericolo l’approvvigionamento idrico per le esigenze quotidiane della popolazione, ma minaccia anche l’agricoltura, settore vitale per l’economia siciliana, già duramente colpito dalla crisi climatica in corso. Senza interventi immediati e soluzioni a lungo termine, la Sicilia rischia di affrontare una crisi idrica senza precedenti, con ripercussioni sociali ed economiche di vasta portata.

Considerando gli eventi degli ultimi tre anni, la situazione sull’Isola e nel resto del Meridione desta particolare preoccupazione. Infatti, vi è la prospettiva che il clima autunnale possa manifestarsi con ritardo, prolungando la stagione calda e secca fino a ottobre inoltrato. Nel frattempo, la produzione di grano duro ha subito una riduzione del 60%, mentre quella di frumento è diminuita dell’80%.

Sud Italia a secco, un’emergenza senza precedenti

Il Sud Italia è in ginocchio a causa di una siccità senza precedenti. Le riserve idriche si stanno esaurendo a un ritmo allarmante, mettendo a dura prova l’agricoltura, l’industria e l’approvvigionamento idrico per uso domestico.

  • Puglia: in Capitanata, la situazione è critica. Ogni settimana, le riserve idriche calano di oltre 2 milioni di metri cubi, un dato che lascia presagire un futuro molto difficile. Gli invasi sono quasi vuoti, con un deficit di oltre 170 milioni di metri cubi rispetto allo scorso anno
  • Basilicata: anche in Basilicata la situazione è allarmante. Gli invasi hanno perso oltre 12 milioni di metri cubi in una sola settimana, con una riduzione del volume d’acqua disponibile di oltre l’80 % rispetto allo scorso anno. La richiesta dello stato di calamità nel Materano è la testimonianza di una situazione ormai insostenibile
  • Calabria: in Calabria, la diga del Menta è al di sotto del 50 % della sua capacità, mentre le sorgenti del Crotonese hanno registrato un calo del 46 %
  • Abruzzo: l’esaurimento del bacino di Penne ha già messo in ginocchio l’agricoltura del comprensorio. In altre zone, come la valle Peligna, sono state introdotte turnazioni e interruzioni programmate nell’erogazione dell’acqua agricola. La diga di Chiauci, che serve anche il Chietino, è al 46 % della sua capacità, e i principali fiumi della regione hanno livelli idrometrici significativamente inferiori rispetto allo scorso anno
  • Campania: le dighe cilentane hanno perso circa il 50 % della loro capacità rispetto a luglio 2023, e i fiumi registrano riduzioni di portata significative, in particolare nel bacino del Garigliano

Questa emergenza idrica, che si estende su gran parte del Meridione, ha già portato a gravi conseguenze per l’agricoltura e altre attività economiche, richiedendo interventi urgenti per mitigare gli effetti di una situazione che rischia di peggiorare ulteriormente.

Crisi idrica nei laghi e fiumi dell’Italia centrale

La situazione idrica dei laghi dell’Italia centrale e del principale bacino fluviale dell’Appennino Centrale desta serie preoccupazioni.

  • Lazio: il lago di Bracciano e quello di Nemi stanno subendo un costante abbassamento del livello delle acque, con un impatto negativo sulla biodiversità e sul paesaggio. Il fiume Tevere ha una portata quasi dimezzata rispetto alla media, favorendo l’intrusione salina e mettendo a rischio l’agricoltura. Anche Aniene e Velino registrano un calo delle portate

  • Umbria: il lago Trasimeno si avvicina pericolosamente al livello minimo vitale, con conseguenze negative per la fauna ittica e per le attività turistiche. Il fiume Topino, invece, mostra un aumento della portata, un segnale che non sempre corrisponde a una situazione positiva, poiché potrebbe essere legato a eventi meteorologici estremi come violenti acquazzoni

  • Marche: nonostante le abbondanti riserve idriche stoccate nei bacini artificiali, i fiumi marchigiani mostrano livelli idrometrici inferiori rispetto all’annata 2021, un segnale preoccupante che evidenzia la fragilità del sistema idrico regionale

  • Toscana: il fiume Serchio presenta portate superiori alla media, mentre Sieve ed Arno mostrano un andamento positivo. L’Ombrone, invece, nel Grossetano, ha una portata inferiore al deflusso minimo vitale, con gravi conseguenze per l’ecosistema fluviale e per l’agricoltura

  • Sardegna: la situazione in Sardegna è particolarmente critica, con i serbatoi dell’Alto Cixerri al 13,59% della loro capacità e la quasi totalità degli altri bacini artificiali in condizioni di allerta

Nord Italia, sovrabbondanza idrica e rischio nubifragi

Nel Nord Italia, la situazione idrica presenta un quadro generalmente positivo, con abbondanti risorse d’acqua e portate fluviali che, sebbene in calo, rimangono superiori alla media, ad eccezione della Magra. Gli invasi della Liguria, ad esempio, sono ancora ben riforniti nonostante la diminuzione delle portate fluviali.

Nel resto del Nord Italia, si osserva una situazione di sovrabbondanza idrica. I recenti nubifragi hanno causato danni significativi ai raccolti, come dimostra la situazione nell’Alessandrino, e le previsioni meteorologiche indicano ulteriori precipitazioni consistenti sulle Alpi e Prealpi. I laghi settentrionali devono ora gestire un surplus d’acqua. Ad esempio, il Lago Maggiore ha visto una diminuzione del livello di 7 centimetri, con una riempitura al 102,3 %, mentre il Lago di Como (Lario) è al 78,8 % e il Lago di Garda (Benaco) al 95,7 %. Il Lago d’Iseo, invece, continua a salire, raggiungendo il 97,9 % di riempimento e avvicinandosi al massimo storico.

  • In Valle d’Aosta, la portata della Dora Baltea è abbondante, con un surplus del 157 % rispetto ai valori normali, mentre il torrente Lys mantiene un flusso notevole di 8 metri cubi al secondo, ben al di sopra dei 3 metri cubi al secondo degli anni passati. In Piemonte, i fiumi Tanaro, Toce, Stura di Lanzo e Stura di Demonte presentano portate superiori alla media
  • Il fiume Po mostra portate fortemente superiori alla norma dalla sorgente fino a Cremona, con un incremento del 96 % nell’Alessandrino. Avvicinandosi al delta, i flussi raggiungono i 2.055,91 metri cubi al secondo a Pontelagoscuro, rispetto alla media mensile di 1.140 metri cubi al secondo, con un incremento del 80 %
  • In Lombardia, il fiume Adda presenta una sovrabbondanza idrica del 105 % rispetto alla media degli ultimi sei anni, con una portata attuale di 527 metri cubi al secondo. Inoltre, nonostante l’estate, c’è ancora abbondante neve in quota, con un indice Snow Water Equivalent di 601,6 millimetri cubi. Le riserve idriche regionali sono al 55,3 % sopra la media storica, raggiungendo i 2.780 milioni di metri cubi
  • Nel Veneto, lo scioglimento della neve ha incrementato notevolmente il flusso del fiume Adige, che ha raggiunto i 592 metri cubi al secondo, un aumento del 121% rispetto alla media di 268 metri cubi al secondo. Anche i bacini di Brenta, Piave e Po hanno registrato i massimi apporti di acqua del mese di giugno degli ultimi 30 anni

Italia spaccata in due, alluvioni al Nord e siccità al Sud

Massimo Gargano, Direttore Generale di Anbi, sottolinea come il nostro Paese sia attualmente diviso in due dalla crisi climatica. Al Nord, il rischio di alluvioni è in aumento, mentre nel Centro-Sud, molte regioni stanno affrontando una drammatica carenza d’acqua. Questa situazione riflette l’estremizzazione degli eventi atmosferici, che richiede risposte politiche adeguate per migliorare la resilienza dei territori.

Gargano evidenzia che l’innovazione gioca un ruolo cruciale in questa risposta. Mercoledì prossimo, a Roma, verranno presentate alcune sperimentazioni in corso in collaborazione con il mondo universitario. Questi progetti sono diventati casi di studio a livello europeo e rappresentano un importante contributo alla cultura scientifica. L’obiettivo è sviluppare soluzioni per raggiungere una nuova normalità idrica e superare la condizione di emergenza continua. La capacità di adattamento e la preparazione sono essenziali per gestire le sfide poste dal cambiamento climatico e garantire un futuro sostenibile per tutte le regioni italiane.