Leone Alato di Generali prima azienda food a ottenere l’approvazione Sbti per le emissioni

Leone Alato, holding del Gruppo Generali, è la prima azienda agroalimentare e vitivinicola italiana a ricevere il riconoscimento di Sbti per il taglio delle emissioni di CO2

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 17 Dicembre 2024 11:03

Puntare alla crescita, riducendo le emissioni: Leone Alato dimostra che è possibile. La holding agroalimentare e vitivinicola di Generali è la prima azienda italiana del settore “Food & Agricultural Production” a ricevere l’approvazione dei target di decarbonizzazione da Sbti. Per Leone Alato, il riconoscimento conferma l’impegno a ridurre le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040, puntando a diventare l’azienda di riferimento del settore.

Sbti (Science based targets initiative) è l’organizzazione internazionale indipendente che promuove la definizione di obiettivi misurabili di riduzione dell’impronta climatica. Il network internazionale nasce dalla collaborazione tra World resource institute, Carbon disclosure project, United nations global compact e Wwf. Uno degli obiettivi di Sbti è accompagnare le aziende verso la riduzione delle emissioni di CO2.

Obiettivo decarbonizzazione

Per Leone Alato l’obiettivo è quello di operare restando in linea con con i target globali sul cambiamento climatico, per contribuire a contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali.

Nello specifico, per le emissioni Flag (Forest land and agriculture), ovvero quelle emissioni legate all’uso del suolo e specifiche del settore agricolo, è stato validato l’obiettivo di ridurre, sempre entro il 2040, del 72% le emissioni della categoria “scope 1” e “scope 3”, ovvero le emissioni dirette controllate dall’azienda e quelle indirette provenienti dalla catena del valore.

Il commento del presidente

Non nasconde la soddisfazione Giancarlo Fancel, country manager e ceo di Generali Italia, nonché presidente del Gruppo Leone Alato:

Fare sostenibilità, principio ispiratore del nostro modello di business, per noi significa essere un’azienda trasformativa, generare un impatto positivo nelle comunità in cui operiamo e creare valore condiviso nel lungo periodo per tutti gli stakeholder. L’approvazione dei target da parte di Sbti è un importante riconoscimento che consolida il ruolo del Gruppo Leone Alato come riferimento per la sostenibilità nel settore agricolo italiano, non solo nella lotta al cambiamento climatico, ma anche nella volontà di costruire un’eredità positiva per le generazioni future, coerentemente con gli obiettivi strategici di Generali.

Le azioni green

Contestualmente a quelli di lungo termine, l’azienda ha definito obiettivi più immediati: entro il 2033 Leone Alato si impegna a ridurre del 58,8% le proprie emissioni dirette (scope 1 e 2) e del 35% le emissioni indirette (scope 3). Sempre entro il 2033, per la categoria Flag l’obiettivo è il taglio del 42,4% delle emissioni scope 1 e 3.

Per raggiungere gli obiettivi, l’azienda ha disposto un piano che punta a implementare una serie di azioni mirate che coniugano tradizione e innovazione tecnologica e procedurale, tra cui:

  • adozione di pratiche agricole rigenerative;
  • uso di tecnologie legate all’agricoltura 4.0 come droni e satelliti, fra le altre cose;
  • impiego di biocarburanti;
  • fertilizzanti organici;
  • packaging sostenibile;
  • produzione e utilizzo di energia da sistemi fotovoltaici e agrivoltaici.

Per le attività relative alla misurazione sia quantitativa che qualitativa delle emissioni di gas serra generate (carbon footprint) e alla definizione del proprio obiettivo, Leone Alato è stata affiancata da Sda Bocconi – Invernizzi Agri Lab, in qualità di partner scientifico.

L’impatto del cambiamento climatico sul cibo

Sempre più aziende abbracciano pratiche improntate alla sostenibilità. Fra gli effetti nefasti del cambiamento climatico, c’è quello di mettere a rischio le colture tradizionali. Una serie di alimenti rischia di estinguersi, dalla senape di Digione all’hummus turco, dai tartufi bianchi italiani alle cozze greche.