Il futuro del caffè è cellulare e sostenibile

La filiera dell’amato caffè può diventare più etica grazie al consumo responsabile e alle innovazioni

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Alice Pomiato

Content creator

Alice Pomiato è una Content Creator che racconta com'è possibile avere uno stile di vita più sostenibile, etico e consapevole.

Pubblicato: 11 Aprile 2022 08:00

La sfida della transizione ecologica si gioca anche a tavola. Il settore alimentare è centrale e da rivoluzionare. L’attuale sistema produce circa un terzo delle emissioni globali di gas climalteranti. Nello specifico, il secondo settore che emette più gas ad effetto serra, è  quello legato al sistema alimentare basato sulle proteine animali, ma anche certi prodotti di origine vegetale hanno importanti responsabilità. L’espansione incontrollata di monocolture intensive può provocare la perdita di biodiversità, inquinamento di aria, suolo e acqua e impatti negativi sulla salute umana. Ciliegina sulla torta, spesso non consentendo un sostentamento equo per tutti, spesso nemmeno per gli agricoltori. 

Dopo carne e latticini, al quinto e sesto posto nella classifica degli alimenti più impattanti, troviamo il caffè e il cacao, che si piazzano come gli alimenti di origine vegetale più impattanti a livello ambientale.

All’interno della loro lunghe catene d’approvvigionamento, troviamo una serie di criticità legate allo sfruttamento della mano d’opera (per circa l’80% femminile), alla deforestazione e al lavoro minorile. Per tutte queste ragioni, è fondamentale che chi opera nel settore dia garanzia di un approccio etico, sostenibile e trasparente in ogni fase del ciclo di lavorazione del caffè e del cacao.

Questione centrale, considerato che ogni giorno si bevono 2.5 miliardi di tazze di caffè e l’Europa è il mercato più grande. Le statistiche italiane ci raccontano anche, che l’80% degli italiani consuma regolarmente caffè, in media 1,5 tazzine al giorno, per un consumo pro-capite di 6 kg di prodotto. Un italiano su due beve il caffè a colazione, per 4 persone su 10 il caffè rappresenta un momento di pausa e per 2 persone su 10 è immancabile post pranzo. La metà degli italiani ama bere il caffè anche dopo cena.

Si stima che la produzione di caffè dovrà triplicare entro il 2050 per soddisfare la richiesta globale. Meglio muoversi per cercare strade alternative per rispondere a questa domanda e far fronte alle sfide poste dai cambiamenti climatici.

 Possiamo rendere la nostra tazza di caffè più sostenibile?

“Il caffè, per essere buono, deve essere nero come la notte, caldo come l’inferno e dolce come l’amore” diceva qualcuno. Aggiorniamo questa grande verità, aggiungendo che dev’essere anche sostenibile a livello ambientale e buono per chi lo produce.

I problemi della sostenibilità ambientale e sociale del caffè, sono noti e legati alle modalità di coltivazione, alla mano d’opera, all’uso dei pesticidi, al trasporto, alla produzione di rifiuti. Il 60% delle aree idonee alla coltivazione di caffè e cacao, sono coperte da foreste. Se prima si coltivava ai margini delle foreste, oggi gli alberi vengono abbattuti. Queste piantagioni sono tra i principali responsabili della deforestazione dell’America Centrale e del continente Africano.

Alcuni consigli per scegliere e consumare caffè responsabilmente:

  • Facciamo attenzione al nostro consumo giornaliero di caffè. Proviamo a disfarci di abitudini dannose legate al suo consumo, che può diventare un abuso che non fa bene alla nostra salute;
  • La fase di acquisto è cruciale: scegliamo piccoli produttori di caffè, meglio se provenienti da commercio equo e solidale, con marchio certificato Fairtrade. Il caffè “sostenibile” è rispettoso dell’ambiente e delle comunità locali, grazie a un modello di business rigenerativo e a una coltivazione sostenibile non intensiva;
  • Proviamo ad evitare la comodità delle capsule di caffè, soprattutto quelle in plastica monouso. Prediligiamo invece le capsule ricaricabili e riutilizzabili in alluminio o le capsule compostabili. Il monouso dovrebbe essere sempre l’ultima opzione da scegliere;
  • Evitiamo il “caffè” delle macchinette, servito in bicchieri di plastica usa e getta;
  • Prediligiamo il rituale del caffè in Moka, e riutilizziamo i fondi di caffè che possono diventare compost, scrub corpo, e molto altro;
  • Non esiste solo il classico caffè, ma anche valide alternative come il caffè di cicoria o tarassaco, la polvere di carruba, il caffè d’orzo, il caffè di lupini.

Circolarità nel caffè

Diverse start-up italiane e non, si stanno impegnando per allungare il più possibile il ciclo di vita del caffè, inserendolo in un ottica di modello circolare che non spreca nemmeno un granello. 

In Italia, più precisamente a Scandicci, vicino a Firenze, c’è Funghi Espresso che trasforma uno scarto in risorsa, producendo cibo. I fondi di caffè sono infatti un substrato perfetto per coltivare i funghi, perché contengono minerali e sostanze nutritive utili per la loro crescita. Questa start up agricola che si ispira alle teorie della Blue Economy, si occupa di raccogliere i fondi di caffè delle attività di ristorazione, e li trasforma in substrato per la coltivazione dei funghi. Coltiva i funghi in verticale, su supporti sospesi, riducendo così lo sfruttamento del suolo. E dopo l’uso? Torna al suolo come compost. In Italia esistono almeno  110mila bar che producono ogni anno 300mila tonnellate di fondi di caffè. Pensate a quanto cibo possiamo produrre, ritornando ogni risorsa alla Terra. 

In Finlandia, nel paese in cui si consuma più caffè torrefatto al mondo, è nata Rens, che ha prodotto una serie di scarpe da ginnastica create riciclando gli scarti di caffè e le bottigliette di plastica usate. Avete mai sentito parlare di agricoltura cellulare e Novel Food? Si può produrre il caffè “in cellule”, senza coltivare le piante, e già pronto per la moka. Il VTT (Technical Research Centre of Finland) vuole rendere la produzione di caffè più sostenibile. Attraverso un bioreattore e le tecniche di agricoltura cellulare, sfrutta tecnologie di ingegneria e biologia molecolare per creare colture cellulari da cui ottenere prodotti come latte, uova la carne e anche caffè.

Un virtuoso esempio di come l’innovazione può aiutare a rendere la produzione di caffè più sostenibile, senza rinunciare al sapore del caffè tradizionale.