Cambiamento climatico, il 2024 si prepara a essere l’anno più caldo di sempre

Rispetto ai livelli preindustriali, ottobre 2024 ha registrato un aumento di 1,65 °C, diventando il secondo ottobre più caldo mai registrato a livello globale

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 7 Novembre 2024 17:00

Copernicus Climate Change Service (C3S), il programma europeo di monitoraggio climatico, ha recentemente reso pubblici nuovi dati che segnalano un altro allarmante record legato alla crisi climatica in corso. Secondo le informazioni rilasciate dal servizio, il 2024 si sta avvicinando al titolo di anno più caldo mai registrato. Questa previsione, supportata dai dati di ERA5, indica che per la prima volta la temperatura media globale potrebbe superare il limite di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.

Samantha Burgess, vicedirettrice del C3S, ha commentato che i dati suggeriscono ormai con alta probabilità che il 2024 batterà tutti i precedenti record di temperatura, segnando un punto critico nella continua escalation del riscaldamento globale. Questo sviluppo è considerato un chiaro segnale della gravità della situazione climatica attuale, che non solo mette in discussione gli obiettivi di contenimento del riscaldamento globale, ma rischia anche di avere gravi impatti a livello ecologico e socioeconomico.

Burgess ha sottolineato che questo record dovrebbe fungere da catalizzatore per intensificare gli sforzi internazionali in vista della COP29, la conferenza sul cambiamento climatico che si terrà nei prossimi mesi. L’urgenza di un intervento globale per limitare il riscaldamento e raggiungere gli obiettivi climatici diventa quindi ancora più pressante. Gli esperti sono concordi nel ritenere che la situazione richieda un’accelerazione nelle politiche di riduzione delle emissioni di gas serra, nella promozione di tecnologie verdi e nell’adozione di strategie di adattamento per far fronte agli impatti già in corso.

Analisi delle temperature globali, ottobre 2024 e i record del riscaldamento climatico

I dati appena pubblicati evidenziano che ottobre 2024 ha registrato una temperatura media globale dell’aria superficiale di 15,25 °C, con un’anomalia di +0,80 °C rispetto alla media del periodo 1991-2020. Questo mese è stato il secondo ottobre più caldo mai registrato, preceduto solo dall’ottobre del 2023, che ha stabilito il record assoluto. Tale temperatura è significativamente superiore ai valori preindustriali (1850-1900), posizionandosi ben 1,65 °C sopra i livelli preindustriali.

Questa costante escalation delle temperature, che ormai dura da diversi mesi, ha portato a un altro dato rilevante: ottobre 2024 è stato il 15° mese consecutivo in cui la temperatura media globale dell’aria superficiale ha superato il limite di 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. Questo è un segnale inequivocabile della continuità del riscaldamento globale, che persiste in maniera preoccupante, senza segni di rallentamento.

Inoltre, se si considera il periodo di 12 mesi tra novembre 2023 e ottobre 2024, la temperatura media globale è stata di 0,74 °C sopra la media del periodo 1991-2020 e di circa 1,62 °C sopra la media preindustriale. Questo rappresenta un ulteriore aumento rispetto agli anni precedenti, consolidando la tendenza verso un riscaldamento sempre più rapido e accentuato.

Questi dati non solo confermano la gravità della crisi climatica, ma evidenziano anche l’urgenza di un intervento globale per ridurre le emissioni di gas serra e limitare l’ulteriore riscaldamento. L’andamento crescente delle temperature e la frequenza dei record climatici sono segnali chiari della necessità di adottare misure concrete e immediate per affrontare le sfide del cambiamento climatico in corso.

Nuovi dati sul cambiamento climatico: il 2024 verso un record storico

Nei primi dieci mesi del 2024, la temperatura globale è risultata 0,71 °C superiore alla media del periodo 1991-2020, segnando un’anomalia senza precedenti per questo lasso di tempo. Questo dato rappresenta un aumento significativo rispetto al 2023, con una differenza di 0,16 °C in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale tendenza mette in luce un continuo e preoccupante riscaldamento globale che si sta intensificando ogni anno.

Gli scienziati del C3S, che monitorano i dati climatici globali, hanno confermato che il 2024 è ormai destinato a diventare l’anno più caldo mai registrato. Secondo le proiezioni, per evitare che questo record venga consolidato, l’anomalia delle temperature medie dovrebbe ridursi drasticamente a quasi zero nei prossimi due mesi, una possibilità altamente improbabile, dato l’attuale trend di riscaldamento.

Nel 2023, l’anomalia rispetto ai livelli preindustriali era di 1,48 °C, ma le stime per il 2024 suggeriscono che tale valore salirà oltre la soglia di 1,5 °C, avvicinandosi probabilmente a 1,55 °C. Questo superamento della soglia di 1,5 °C è considerato un punto critico per la Terra, segnando un cambiamento significativo che potrebbe avere gravi conseguenze sui sistemi naturali, causando danni irreversibili ad ecosistemi fragili e alterando la vita quotidiana delle comunità umane.

Ottobre 2024, un mese di temperature record in Europa e nel mondo

Il mese di ottobre 2024 ha registrato in Europa una temperatura media di 10,83 °C, che rappresenta un aumento di 1,23 °C rispetto alla media storica di ottobre dal 1991 al 2020. Questo incremento ha reso l’ottobre 2024 il quinto mese di ottobre più caldo mai registrato nel continente. Nonostante questo dato preoccupante, il record per il mese di ottobre rimane quello del 2022, quando le temperature furono superiori di 1,92 °C rispetto alla media, segnando un punto critico nell’accelerazione del riscaldamento globale.

Il riscaldamento osservato in Europa si inserisce in una più ampia tendenza globale che continua a mostrare segni di intensificazione. A livello mondiale, le anomalie termiche più marcate si sono verificate in Canada settentrionale, nelle regioni centrali e occidentali degli Stati Uniti, in Tibet, Giappone e Australia, aree che hanno subito temperature eccezionalmente elevate rispetto alla norma. Questi territori, noti per le loro condizioni climatiche relativamente stabili, sono stati colpiti da onde di calore più intense e prolungate, con impatti diretti su ecosistemi, risorse idriche e attività agricole.

Al contrario, le uniche regioni che hanno mostrato temperature inferiori alla media durante ottobre 2024 sono state la Groenlandia centrale e l’Islanda. Queste anomalie termiche negative, seppur meno evidenti rispetto ai record positivi, indicano anche un cambiamento nelle dinamiche climatiche regionali, che potrebbe influire sulla copertura glaciale e sui flussi oceanici, con potenziali impatti a lungo termine su livelli del mare e modelli meteorologici.

Temperature marine record e l’influenza di La Niña

Nel mese di ottobre 2024, la temperatura media della superficie del mare (Sst) ha raggiunto un valore di 20,68 °C nelle latitudini comprese tra 60° S e 60° N. Questo dato rappresenta il secondo valore più alto mai registrato per il mese di ottobre, con una differenza di soli 0,10 °C rispetto al record stabilito nel 2023. L’aumento costante delle temperature superficiali marine è un indicatore chiave del riscaldamento globale e del cambiamento nei modelli climatici globali.

Nonostante questo incremento, alcune aree, in particolare il Pacifico equatoriale orientale e centrale, hanno registrato temperature inferiori alla media, un fenomeno che suggerisce il ritorno delle condizioni di La Niña. Questo fenomeno climatico è noto per causare un raffreddamento delle acque superficiali in alcune aree del Pacifico, influenzando a sua volta i modelli meteorologici globali, con possibili impatti su precipitazioni e eventi climatici estremi in diverse regioni del mondo.

Tuttavia, nonostante la presenza di La Niña in alcune zone, le temperature oceaniche sono rimaste insolitamente alte in molte altre regioni del mondo. Le SST, infatti, sono aumentate in modo significativo in numerosi oceani e mari, contribuendo a un accumulo di energia termica negli oceani che può intensificare fenomeni come uragani e onde di calore marine. Questo riscaldamento globale persistente rappresenta una sfida crescente per gli ecosistemi marini, che sono sempre più sotto pressione a causa di fenomeni come il blocco del flusso termico e l’acidosi degli oceani.

Il riscaldamento delle acque oceaniche è anche strettamente legato a cambiamenti nei modelli atmosferici e può influire sul clima regionale e globale. La continua aumento delle SST contribuisce ad alterare i modelli di circolazione atmosferica, favorendo eventi climatici estremi come ondate di calore, inondazioni e distruzione degli habitat marini.

Nuovi minimi storici per Artico e Antartico

Nel mese di ottobre 2024, l’estensione del ghiaccio marino artico ha raggiunto il quarto valore più basso mai registrato per questo periodo, risultando inferiore del 19% rispetto alla media storica. Questo dato segnala un ulteriore declino della copertura glaciale nell’Artico, con anomalie significative osservate in tutte le aree marginali dell’Oceano Artico. Le zone più colpite sono state il Mare di Barents, l’Arcipelago canadese e le acque a nord delle isole Svalbard, dove le concentrazioni di ghiaccio marino sono risultate particolarmente basse.

Allo stesso tempo, anche l’estensione del ghiaccio marino antartico ha raggiunto livelli minimi, con il mese di ottobre 2024 che ha registrato la seconda estensione più bassa mai osservata, inferiore dell’8% rispetto alla media storica, e superata solo dal dato del 2023, che aveva visto una riduzione del ghiaccio marino pari a 11%. Questo continuo trend di riduzione evidenzia la persistenza di forti anomalie negative che hanno contrassegnato sia il 2023 che il 2024, un periodo di riscaldamento accelerato nelle regioni polari.

Nel continente antartico, le concentrazioni di ghiaccio marino sono rimaste molto al di sotto della media, con una particolare carenza nelle acque dell’Oceano Indiano. La continua riduzione della copertura di ghiaccio, sia nell’Artico che nell’Antartico, è un indicatore chiave della crisi climatica in corso, con gravi implicazioni per l’ecosistema globale. La diminuzione del ghiaccio marino influisce infatti sul livello del mare, sull’albedo terrestre (capacità della Terra di riflettere la luce solare) e sul clima globale, aumentando l’assorbimento di calore e accelerando i cambiamenti climatici.

Precipitazioni estreme e condizioni climatiche contrastanti in Europa e nel mondo

Nel mese di ottobre 2024, diverse regioni globali hanno visto precipitazioni superiori alla media. La penisola iberica ha sofferto violente inondazioni, mentre Francia, nord Italia, Norvegia, Svezia settentrionale e l’area est del Mar Nero hanno registrato condizioni molto piovose. In contrasto, Europa orientale, Russia occidentale, Grecia e Turchia occidentale hanno sperimentato siccità e bassa umidità del suolo.

Anomalie climatiche hanno riguardato anche Cina meridionale, Florida (colpita da due uragani) e Australia occidentale, mentre Stati Uniti e Argentina hanno vissuto periodi di siccità estrema, mettendo a rischio la sicurezza idrica e agricola.