Inflazione record, allarme per questi alimenti: costeranno una fortuna

L’azione congiunta del rincaro dei prezzi e dell’emergenza siccità spingerà a livelli mai visti il prezzo di questi prodotti: ecco la lista completa

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Le famiglie italiane si apprestano a vivere un’estate davvero di fuoco per quanto riguarda la spesa economica. Come se non bastassero i prezzi dei viaggi in continua crescita (divenuti ormai un lusso per i moltissimi nuclei in difficoltà), l’inflazione totalmente fuori controllo ha fatto schizzare alle stelle anche il costo di tanti prodotti che non possono mancare sulle tavole degli italiani.

In particolare, sembrano essere proprio i cosiddetti cibi di stagione quelli che maggiormente risentono del rincaro dei prezzi al dettaglio. A differenza di qualche decennio fa – in cui erano gli stessi produttori a dettare legge sull’andamento dei costi, forti di un potere contrattuale molto più elevato – al giorno d’oggi la globalizzazione ha reso disponibili tutti i prodotti in qualsiasi periodo dell’anno: uno scenario che costringe agricoltori, allevatori e aziende del territorio ad innalzare la richiesta economica per le materie prime, strozzati da una serie di concause che mai prime d’ora si erano verificate tutte assieme nello stesso periodo.

Emergenza siccità e rincaro delle materie prime

A contribuire in modo determinante all’impazzimento dei prezzi è soprattutto la gravissima emergenza siccità che sta investendo quasi tutte le regioni del Nord Italia, allargandosi gradualmente anche a quelle del Centro: dopo che Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia-Giulia ed Emilia Romagna hanno dichiarato lo stato di emergenza per la scarsità idrica dei loro territori, ora anche Liguria, Toscana, Marche e Lazio paiono in seria difficoltà nel reperimento delle scorte d’acqua che possano soddisfare il fabbisogno delle industrie produttrici.

E così – dalla farina (+20,5 %) alle uova (+ 13,6%), passando per il burro (+ 27,7%), la verdura (+ 13,5%) e la frutta (+ 10,9%) – sono sempre di più gli alimenti che rischiano di sparire dalle credenze degli italiani a causa dei costi divenuti troppo elevati. Un caso emblematico riguarda l’olio, che ha subito un aumento di quasi il 70% rispetto ai livelli dello scorso anno. Un prodotto d’oro delle nostre terre, soprattutto quelle meridionali (anche se ne vengono realizzati di eccellenti un po’ ovunque nella Penisola), che rischia di subire un pesante stop alle esportazioni a causa delle moltissime varianti (più scadenti ma anche più accessibili) immesse sul mercato dai Paesi stranieri.

Prezzi in aumento e fenomeni speculativi: l’allarme di Federconsumatori

Pur con valori meno marcati rispetto a questo esempio, sono comunque moltissimi i cibi coinvolti in questo impazzimento generale dei costi: oltre a quelli già citati, già oggi costano molto di più anche il pesce (+10,3%), il pollame (+15,1%), lo zucchero (+ 9,2%), il riso (+ 13,7%), il latte conservato (+ 12,5%), i frutti di mare (+ 12,1%) e perfino i gelati (+13,4%) e le patatine fritte (+ 13,5%).

A farne le spese non sono solo i consumatori, ma anche gli stessi negozi, indifferentemente che siano piccoli spacci o immensi supermercati. A confermare questo drammatico trend – oltre all’Istat, che ha divulgato tutte le percentuali di cui sopra – è anche l’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, che lancia un allarme e chiede agli italiani di tenere alta la guardia: “A incidere sugli aumenti e sulle conseguenti rinunce non sono soltanto i costi delle materie prime e del trasporto dei beni alimentari. In molti casi, rileviamo inaccettabili fenomeni speculativi che abbiamo prontamente denunciato all’Antitrust”.