Cordata azera sull’ex Ilva, cosa prevede il piano di investimenti

Il Governo ha indicato l'offerta della cordata azera come la migliore per Acciaierie d'Italia, l'azienda che controlla l'Ilva di Taranto: il futuro dell'impianto

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 20 Marzo 2025 19:21

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha annunciato che la proposta migliore per l’acquisto di Acciaierie d’Italia, la società che controlla lo stabilimento ex Ilva di Taranto, è quella della cordata di società azere guidate da Baku Steel. I commissari potranno ora trattare direttamente con il futuro acquirente.

L’Ilva di Taranto dovrebbe subire una trasformazione profonda, sia dal punto di vista occupazionale che da quello industriale. I dubbi sono però ancora molti, e passeranno per la trattativa sindacale e per l’approvazione del ministero della Salute.

L’annuncio del Ministero sull’Ilva

“I commissari mi hanno preannunciato che nella giornata di oggi invieranno una richiesta formale per essere autorizzati a un negoziato con il soggetto internazionale che ha fatto la proposta migliore, che verosimilmente sarà appunto quella della compagine azera”. Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha confermato le indiscrezioni che volevano Baku Steel e la sua cordata tra i principali candidati per acquistare l’Ilva.

Acciaierie d’Italia è nata nel 2021 dal disimpegno della multinazionale ArcelorMittal dall’ex Ilva. Dopo un lungo scontro con l’azienda, la società, che è in amministrazione straordinaria di fatto dal 2015, è tornata in mano allo Stato, che ha subito iniziato a cercare un acquirente per cederla.

Chi comprerà l’Ilva di Taranto

Delle offerte arrivate al Governo, con tre colossi stranieri in corsa, la migliore sembra essere quella della cordata azera, guidata da Baku Steel. Fondata nel 2001 e diventata società per azioni nel 2022, Baku Steel produce a oggi 700mila tonnellate di acciaio all’anno nei suoi impianti e ha circa 1.500 dipendenti. Esporta già molti dei suoi prodotti all’estero, sia in Europa che negli Usa.

La scelta di acquistare Acciaierie d’Italia, con i suoi 10mila dipendenti, deriverebbe dalla volontà di espandere l’azienda e di avere un accesso più semplice ad alcuni dei più importanti mercati internazionali dell’acciaio. L’Italia in questo senso è in una posizione strategica, sia perché fa parte dell’Ue sia perché vi si trovano alcuni dei principali porti del mediterraneo.

Il progetto di Baku Steel

L’offerta, giudicata la migliore sul tavolo, fatta da Baku Steel per l’Ilva presenta diversi punti cardine, stando alle indiscrezioni di stampa:

  • la società azera pagherà 1 miliardo di euro allo Stato italiano per Acciaierie d’Italia;
  • Baku Steel si impegna a investire 4 miliardi di euro nell’ex impianto Ilva di Taranto;
  • Acciaierie d’Italia, concluso il piano di ristrutturazione, dovrebbe occupare circa 7mila dipendenti;
  • a Taranto sarà mantenuto acceso un altoforno, da spegnere nel medio periodo;
  • continueranno a operare due forni ad arco elettrico, ai quali se ne aggiungerà un terzo.

L’accordo, se venisse concluso in questi termini, permetterebbe allo Stato di incassare una somma adeguata per Acciaierie d’Italia e di garantire occupazione e investimenti. Il limitato impiego di altiforni e l’aumento dell’importanza dei forni ad arco elettrico dovrebbe inoltre migliorare l’impatto ambientale dell’ex Ilva.

Gli ostacoli da superare

La firma sull’accordo, tra commissari di Acciaierie d’Italia e Baku Steel, dovrà però attendere anche altre approvazioni oltre a quelle delle due parti in causa. La prima è quella del Ministero della Salute. La gestione ambientale dell’Ilva di Taranto nei decenni ha causato danni soprattutto alla popolazione della città pugliese. Le autorità devono assicurarsi che vengano rispettate le norme di protezione della salute pubblica.

Infine ci sarà l’esame dei sindacati. Al momento Acciaierie d’Italia conta 10mila dipendenti, ma il piano di Baku Steel parla di un’occupazione attorno alle 7mila unità a pieno regime. Bisognerà capire quali saranno i piani di uscita, dato che il Governo dovrebbe impegnarsi a mantenere gli stessi livelli occupazionali prima e dopo la cessione.