La Banca centrale del Giappone ha deciso di non toccare i tassi di interesse, dopo il netto taglio da parte della Fed dei giorni scorsi. I parametri rimangono quindi attorno allo 0,25%, molto più bassi che nel resto del mondo a causa di alcune peculiarità dell’economia giapponese, che ha difficoltà a generare inflazione.
Le borse asiatiche, in particolare il Nikkei di Tokyo, partite in rialzo sulla scia dei risultati di ieri dei listini europei e di Wall Street, hanno ridotto i guadagni alla luce di questa decisione della BoJ.
La Banca del Giappone lascia invariati i tassi di interesse
La Banca del Giappone (BoJ) ha deciso, dopo una serie di incontri durati due giorni, di lasciare invariati i propri tassi di interesse allo 0,25%. La scelta arriva dopo la svolta di luglio, quando la BoJ aveva alzato i tassi portandoli dallo 0,1% all’attuale 0,25%. L’inflazione ad agosto ha toccato il 2,8%, un risultato anomalo per l’economia giapponese che ha spinto la banca centrale a non abbassare nuovamente il costo del denaro.
Questo nonostante la Fed, la banca centrale degli Usa, abbia deciso invece per un netto taglio dei tassi soltanto ieri 19 settembre. La Federal Reserve ha abbassato dello 0,5% il costo del denaro e si è detta pronta a tenere questa linea nei prossimi mesi in caso l’economia americana mostrasse segni di rallentamento dopo il boom dell’inizio del 2024. Anche la Bce ha da poco abbassato sensibilmente i tassi di interesse.
Questa nuova disponibilità di denaro liquido ha spinto in alto le Borse occidentali. Il listino americano Standard & Poor’s ha raggiunto un nuovo record di valutazione complessiva mentre quelli europei hanno seguito la scia di Wall Street con rialzi vicini al punto percentuale. Le Borse asiatiche hanno aperto tutte in positivo, con Tokyo che ha toccato il +2% in mattinata. La decisione della BoJ ha però raffreddato gli entusiasmi e, avvicinandosi alla chiusura, i rialzi si sono appiattiti verso il singolo punto percentuale.
Perché in Giappone i tassi sono così bassi
A differenza degli altri Paesi del mondo, che nel 2023 e nel 2024 hanno alzato di molto il costo del denaro per contrastare l’inflazione, il Giappone mantiene i tassi di interesse poco sopra lo zero. Questo avviene nonostante l’inflazione sia da diversi mesi di alcuni decimi di punto sopra la soglia considerata ideale, il 2%. Ad agosto l’aumento dei prezzi sull’anno è arrivato al 2,8%, cifra superiore a quella della media europea.
La ragione per cui la banca centrale del giappone rimane fedele alla sua politica espansiva è la peculiarità dell’economia giapponese. Anche in periodi di crescita, il Paese ha sempre avuto difficoltà a generare la domanda interna necessaria per alimentare un livello sano di inflazione. I prezzi bassi limitano sia i guadagni interni delle aziende sia i salari, rendendo l’economia dell’arcipelago unica tra quelle sviluppate.
Negli ultimi mesi però anche in Giappone si è sviluppata una leggera inflazione, che ha preso piede anche grazie al fatto che la BoJ non ha fatto nulla per arginarla. Il rialzo di luglio è stata un’eccezione che ha solamente stabilizzato l’aumento dei prezzi poco sopra il 2,5%.