Conti correnti sotto la lente delle Entrate, chi rischia con l’accertamento induttivo puro

L'Agenzia delle Entrate ricorre all'accertamento induttivo puro per contrastare l'evasione fiscale: ecco quali sono i conti correnti sotto la lente di ingrandimento del Fisco

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 19 Dicembre 2024 11:15

Nell’ambito della crescente attenzione alle indagini fiscali, i conti correnti bancari sono diventati uno degli strumenti principali di controllo da parte della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate.

Infatti, le operazioni bancarie effettuate dai contribuenti, sia su conti intestati a loro che a soggetti terzi, possono finire sotto la lente di ingrandimento dell’amministrazione fiscale. Questi controlli sono sempre più frequenti, e i rischi per chi non è in grado di giustificare i movimenti bancari sono significativi, soprattutto in caso di accertamento induttivo.

Chi rischia il controllo sui conti correnti

I controlli bancari della Guardia di Finanza si concentrano principalmente sui contribuenti che presentano anomalie nelle dichiarazioni fiscali, con un’attenzione particolare a chi ha movimenti bancari sospetti o incoerenti rispetto ai redditi dichiarati. Non solo i conti correnti intestati direttamente al contribuente sono oggetto di verifica, ma anche quelli formalmente intestati a terzi, come società o familiari, ma che sono ritenuti riconducibili al contribuente stesso.

Infatti, se un contribuente non risponde agli inviti dell’Ufficio fiscale per chiarire le operazioni effettuate, l’Amministrazione può utilizzare le informazioni raccolte dalle indagini bancarie per avviare un accertamento induttivo puro. Questo tipo di accertamento si basa su presunzioni di reddito non dichiarato, alimentato proprio dai movimenti sospetti emersi dalle indagini finanziarie.

Ma vediamo nel dettaglio come funziona.

Accertamento induttivo puro: cos’è e come funziona

L’accertamento induttivo puro si verifica quando l’amministrazione fiscale non è in grado di raccogliere prove dirette, ma si basa sulle indagini bancarie e su presunzioni relative a redditi non dichiarati. In sostanza, si presume che le somme movimentate sui conti correnti bancari siano legate ad operazioni imponibili, come vendite o prestazioni professionali non dichiarate, e quindi soggette a tassazione.

Tuttavia, nel caso in cui un contribuente non risponda agli inviti dell’Ufficio, la situazione cambia: l’onere della prova si sposta dal fisco al contribuente. In altre parole, sarà il contribuente a dover dimostrare che le somme depositate sui conti bancari non sono riconducibili a redditi imponibili, attraverso una prova analitica e dettagliata.

A ribadirlo anche una recente sentenza della Corte di Cassazione (ordinanza n. 7360/2024), che ha stabilito chiaramente che in caso di accertamento induttivo puro, se il contribuente non risponde agli inviti dell’Agenzia delle Entrate, l’onere della prova ricade su di lui.

Nel caso specifico esaminato dalla Corte, un professionista aveva ricevuto un invito dall’Ufficio per giustificare i movimenti su conti bancari intestati a terzi, ma formalmente collegati alla sua attività. Poiché il contribuente non rispose, l’Amministrazione fiscale ha potuto procedere con l’accertamento, sulla base delle indagini bancarie, e attribuire al professionista l’onere di provare che quelle somme non gli appartenevano.

Come cambiano le regole per i contribuenti

Questa sentenza rafforza la posizione dell’Amministrazione fiscale, che ora non ha più l’obbligo di provare la riferibilità dei conti correnti e delle somme ad un soggetto, ma può fare affidamento sulle presunzioni derivanti dalle indagini bancarie dopo la non risposta.

La Corte ha anche precisato che, nel caso in cui il contribuente non risponda agli inviti dell’Ufficio, l’Amministrazione può ritenere che le operazioni bancarie siano riferibili a redditi non dichiarati, senza necessità di ulteriori indagini.

Per evitare di finire nel mirino della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate, quindi, è fondamentale che i contribuenti mantengano una documentazione chiara e trasparente riguardo a tutte le operazioni bancarie effettuate, soprattutto se riguardano conti correnti intestati a terzi ma riconducibili alla propria attività. In caso di dubbi o di inviti a chiarire la provenienza dei redditi, è inoltre consigliabile rispondere tempestivamente e fornire tutte le informazioni necessarie.