L’evasione in Italia è in calo lento e costante da anni, ma i numeri sono ancora impressionanti: l’ultimo dato disponibile riguarda il 2021, durante il quale è stata stimata un’evasione di 82 miliardi di euro. Solo l’anno precedente l’evasione stimata si attestava a quota 85 miliardi (-3,8%) e nel 2019 si sforavano i 100 miliardi. Anche la propensione all’evasione è scesa, passando dal 17 al 15%. Il parametro indica la percentuale di imposta evasa sul totale dovuto. Le categorie che evadono di più sono quelle della partite Iva e delle imprese che occultano al Fisco quasi il 70% delle imposte che dovrebbero versare. Sotto il termine generico di “evasione” si indicano due fenomeni distinti, ma correlati: l’evasione fiscale (la tassazione non versata) e l’evasione contributiva (le somme occultate agli enti previdenziali).
Le tasse più evase
I dati vengono evidenziati nell’ultimo rapporto del Mef sull’evasione fiscale e contributiva pubblicato a ottobre. Il fenomeno si misura tramite il cosiddetto tax gap, la differenza tra quanto si stima sarebbe dovuto al Fisco e quanto viene effettivamente versato. Sugli 82 miliardi di euro di evasione stimata nel 2021, 72 miliardi sono relativi al mancato pagamento di imposte come Iva, Ires e Irpef e 10 sono relativi ai contributi non pagati.
L’Irpef dei lavoratori autonomi è l’imposta più evasa. Nel 2021, il tax gap per gli autonomi è stato del 66,8%, con oltre 29 miliardi evasi. Invece, per i lavoratori dipendenti regolari, la percentuale di evasione è bassissima (2,3%). La seconda imposta più evasa è l’Iva, con un ammanco di 17,8 miliardi nel 2021. Nonostante un miglioramento significativo rispetto all’anno precedente, l’Italia resta il Paese europeo con il maggior gettito Iva perso.
Perché cala l’evasione fiscale
Secondo il Mef, il sensibile calo del nero registrato fra il 2020 e il 2021 deriva da una minore evasione sull’Iva. Sulla flessione hanno influito, fra le altre misure, l’obbligo della fatturazione elettronica e lo split payment. L’obbligo per gli esercenti di accettare i pagamenti elettronici, invece, non è stato preso in considerazione perché introdotto a partire dal 2022. La maggiore spinta verso i pagamenti elettronici, al netto delle resistenze in determinate fasce di età, fa sperare in un ulteriore calo dell’evasione nel prossimo futuro.
Anche il concordato preventivo biennale, nelle intenzioni del governo Meloni, dovrà fungere da freno all’evasione delle partite Iva.
A sorpresa, l’Italia ha già raggiunto in anticipo l’obiettivo fissato dal Pnrr di abbattere del 15% l’evasione fiscale entro il 2024.
Quali aziende evadono di più
L’evasione fiscale è più comune tra piccole imprese e professionisti, mentre le grandi aziende tendono a evadere meno grazie ai maggiori controlli e alle esigenze di contabilità interna.
Una parte importante dell’evasione deriva dall’accordo tra fornitore e cliente per evitare di pagare le tasse, tramite mancata emissione di fattura o scontrino.
L’evasione sulle imposte locali
Anche l’Imu e la Tari vengono evase, con una perdita del 21,4% annua per i comuni, pari a oltre 5 miliardi di euro. Su questo fronte, il ministero dell’Economia sottolinea la necessità di migliorare i controlli, soprattutto sulle cosiddette “case fantasma” non registrate correttamente.