La società digitale e le tecnologie digitali portano con sé nuovi modi di imparare, lavorare ed esplorare, ma sono portatrici anche di nuove libertà e diritti. Tuttavia, ci sono anche sfide associate alla trasformazione digitale. L’Ue risponde a queste sfide cercando di aumentare la propria autonomia strategica in campo tecnologico, sviluppando, nel contempo, norme e tecnologie per proteggere i cittadini dai prodotti contraffatti, dai furti informatici e dalla disinformazione.
Le tecnologie digitali sono state fondamentali per mantenere la vita economica e sociale durante la pandemia e saranno un fattore chiave di differenziazione delle economie volte a un modello sociale ed economico sostenibile. Nel maggio 2023 è stato lanciato l’Anno europeo delle competenze, che prevede un orientamento per gli investimenti nell’istruzione professionale al fine di garantire che i cittadini dell’Ue dispongano delle competenze necessarie per colmare quel digital divide, che ancora incombe sull’Europa.
Indice
L’annuario regionale di Eurostat
L‘annuario regionale di Eurostat è incentrato proprio sull’iniziativa per l’Anno europeo delle competenze. Avere una forza lavoro con le competenze richieste contribuisce a una crescita sostenibile, porta a una maggiore innovazione e migliora la competitività delle imprese. Questi aspetti sono considerati fondamentali per garantire la ripresa economica e che le transizioni verde e digitale siano socialmente eque e giuste.
L’Anno europeo delle competenze pone al centro dell’attenzione:
- aiutare le persone ad acquisire le giuste competenze per posti di lavoro di qualità
- aiutare le imprese, in particolare le piccole e medie imprese (PMI), ad affrontare la carenza di competenze.
L’Anno europeo delle competenze dovrebbe aiutare l’Ue a raggiungere due dei suoi obiettivi sociali per il 2030:
- almeno il 60 % degli adulti deve essere in formazione
- almeno il 78 % abbia un lavoro.
Diversi capitoli dell’ultima edizione dell‘Annuario regionale di Eurostat si concentrano in particolare sulle questioni relative alle competenze.
L’impatto dell’aggressione militare russa nei confronti dell’Ucraina e delle relative sanzioni, insieme ai movimenti della popolazione, alle perturbazioni dei mercati energetici e della sicurezza alimentare globale, nonché ai relativi aumenti dei prezzi del costo della vita, può essere visto nelle analisi dei dati presentati in diversi capitoli dell’Annuario regionale di Eurostat.
Cos’è il digital divide
Il digital divide è il divario che c’è tra chi ha un accesso adeguato a internet e chi non ce l’ha. Da questo divario deriva una esclusione dai vantaggi della società digitale, ma anche danni socio-economici e culturali per chi ne è colpito. Secondo la classificazione più condivisa è possibile distinguere tre tipi di divario digitale:
- Globale, che si riferisce alle differenze esistenti tra paesi più o meno sviluppati
- Sociale, che riguarda le disuguaglianze esistenti all’interno di un singolo paese
- Democratico, che focalizza le condizioni di partecipazione alla vita politica e sociale in base all’uso o meno efficace e consapevole delle nuove tecnologie.
Parlare di divario digitale vuol dire evidenziare:
- una dimensione cognitiva che presuppone l’assenza di conoscenze informatiche minime da parte di un individuo, che non è in grado di svolgere le più semplici attività virtuali
- una dimensione infrastrutturale, dove le carenze consistono nella disponibilità di dotazioni infrastrutturali e di strumenti telematici necessari a consentire un’efficace navigazione.
Famiglie connesse a Internet
Dalle statistiche Eurostat emerge che il numero di famiglie nell’Ue connesse a Internet a banda larga è aumentato costantemente negli ultimi anni, fino a raggiungere un punto in cui il mercato è vicino alla saturazione. Entro il 2021, 9 famiglie su 10 nell’Ue disponevano di una connessione Internet a banda larga.
Questa percentuale è leggermente più elevata per le famiglie urbane (93 %) e leggermente inferiore per le famiglie delle zone rurali (86 %), sebbene questo divario si sia ridotto nell’ultimo decennio. La percentuale di famiglie nell’Ue che dispone di una connessione Internet a banda larga si è attestata al 90 % per le città e le periferie.
Nel 2012 la banda larga fissa era la tecnologia prevalente per la connessione a Internet in tutta l’Ue, mentre la banda larga mobile era relativamente agli inizi. Con l’introduzione delle tecnologie di quarta e quinta generazione, 4G e 5G, per le reti cellulari a banda larga, una percentuale crescente di famiglie dell’Ue ha iniziato a utilizzare la banda larga mobile per connettersi a Internet. L’uso della banda larga mobile nell’Ue è cresciuto rapidamente da un livello di base relativamente basso nel periodo dal 2012 al 2020.
Questo sviluppo si è arrestato nel 2021, quando la percentuale di famiglie connesse alla banda larga mobile è rimasta stagnante, nelle città e nelle aree rurali, ed è diminuita tra le famiglie delle città e delle periferie. Nel 2021 un’elevata percentuale di famiglie nelle città disponeva di una connessione a banda larga fissa e/o mobile.
Le quote più basse sono state registrate in Grecia e Portogallo, entrambi 89 %, che salgono a oltre il 95 % in Lussemburgo, Slovenia, Spagna, Finlandia, Irlanda e Paesi Bassi, che hanno registrato la quota più elevata con il 99 %. Rispetto alla situazione nelle città, le tariffe di connettività a banda larga fissa e/o mobile erano generalmente inferiori nelle zone rurali.
I tassi più bassi, compresi tra il 72 e il 75 %, sono stati registrati in Bulgaria, Grecia e Portogallo, mentre più di quattro quinti di tutte le famiglie nelle zone rurali dei restanti Stati membri dell’Ue disponeva di una connessione a banda larga.
Nella maggior parte degli Stati membri dell’Ue, la percentuale di famiglie con una connessione Internet fissa a banda larga era superiore alla quota che utilizzava una connessione mobile. Nel 2021 questo andamento è stato più evidente per le famiglie delle città, dove Bulgaria, Slovenia e Finlandia sono stati gli unici Stati membri a segnalare una percentuale più elevata di famiglie che utilizzano una connessione a banda larga mobile, piuttosto che fissa. Per contro, la situazione nelle zone rurali è stata leggermente diversa, in quanto otto Stati membri hanno segnalato una percentuale più elevata di famiglie che utilizzano una connessione mobile a banda larga. Tra questi figurano oltre Bulgaria, Slovenia e Finlandia, anche Lettonia, Lituania, Spagna, Polonia e Romania.
Utilizzo di Internet
Nel 2012 circa il 56 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni accedeva quotidianamente a Internet. Questa quota è aumentata ogni anno fino a raggiungere un picco dell’80 % entro il 2020, dove è rimasta nel 2021. La percentuale di persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni nell’Ue che accedono quotidianamente a Internet è più elevata per le persone che vivono in città rispetto a quelle che vivono in città e in periferia o nelle zone rurali.
Questo schema si è ripetuto ogni anno per tutto il periodo dal 2012 al 2021. Tuttavia, la differenza tra le quote registrate per le persone che vivono in città e quelle che vivono nelle zone rurali si è ridotta gradualmente: dopo essersi attestata a 16 punti percentuali nel 2012, è scesa a 10 punti nel 2021.
Una percentuale più elevata di persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni vivono in città dell’Ue accedono quotidianamente a Internet. Questo modello si è ripetuto nella stragrande maggioranza degli Stati membri dell’Ue nel 2021, con le uniche eccezioni del Belgio e di Cipro, dove la percentuale più elevata di accesso quotidiano a Internet è stata registrata per le persone che vivono in città e in periferia, e nei Paesi Bassi, dove le percentuali di persone che vivono in città e nelle zone rurali erano identiche.
In alcuni Stati membri dell’Ue, una percentuale relativamente bassa di persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni che vivono in zone rurali accedeva quotidianamente a Internet. Nel 2021 ciò è stato particolarmente evidente in Romania, Bulgaria e Grecia, con quote inferiori ai tre quinti. La percentuale più bassa è stata osservata in Grecia (55 %).
In Italia
In Italia, nel 2023, secondo i dati Istat:
- il 45,7% delle persone di 16-74 anni ha competenze digitali almeno di base
- il 61,7% dei ragazzi di 20-24 anni residenti in Italia, ha competenze digitali almeno di base
- tale quota decresce rapidamente con l’età per arrivare al 42,2% tra i 55-59enni
- si attesta al 19,3% tra le persone di 65-74 anni.
Nel 2023 il tasso di diffusione di Internet tra le famiglie residenti in Italia con almeno un componente di 16-74 anni è del 91,9% e continua a essere un valore pressoché in linea con la media Ue27 (93% nel 2023). Se si estende l’analisi a tutte le famiglie, senza tener conto dell’età dei componenti, la quota di quelle che dispongono di un accesso a Internet è pari all’84,1% (+1 punto percentuale sull’anno precedente). Supera di oltre 5 punti percentuali il divario tra il Centro-nord e il Mezzogiorno quanto a disponibilità di accesso a Internet da casa.
Le regioni con una situazione migliore sono
- la Lombardia (86,8%)
- il Trentino-Alto Adige e il Lazio (entrambe con l’86,7%).
L’ampiezza demografica del Comune di residenza continua ad essere un fattore discriminante. Nei Comuni centro delle aree metropolitane il tasso di connessione supera di 4,2 punti percentuali la media nazionale (88,3%), invece nei Comuni fino a 2mila abitanti si ferma al 76,9%.
Nelle famiglie composte da soli anziani (convenzionalmente individui di età dai 65 anni e più) c’è una minore diffusione. Poco più della metà (53,4%) dispone di un accesso a fronte del 98,6% di quelle in cui è presente almeno un minore e del 93,6% di quelle senza minori ma i cui componenti non siano solo anziani.
Anche il titolo di studio posseduto dai componenti della famiglia è positivamente correlato alla disponibilità di un accesso a Internet: il 97,8% delle famiglie con almeno un componente laureato accede a Internet da casa, rispetto al 59,8% di quelle in cui il titolo di studio più elevato è al massimo la licenza media.
La maggior parte delle famiglie che non dispone di accesso a Internet da casa indica come motivo principale la mancanza di capacità di utilizzo (57,8%). Una quota significativa (21,5%) non lo considera utile e interessante. Seguono motivazioni di ordine economico legate all’alto costo dei collegamenti o degli strumenti necessari ad accedere (12,3%) e motivazioni relative alla connessione fatta in un luogo diverso dall’abitazione in cui la famiglia vive (7,4%). Le motivazioni della mancata disponibilità differiscono in funzione della tipologia familiare. Tra le famiglie composte esclusivamente da persone ultrasessantacinquenni il 67% dichiara la mancanza di capacità di utilizzo. Tra le altre tipologie familiari, invece, il motivo principale è economico, in particolare l’alto costo degli strumenti o del collegamento viene segnalato nel 29,8% dei casi
Quali dispositivi per accedere a Internet
Una vasta gamma di dispositivi può essere abilitata al web una volta dotati di una connettività appropriata. Mentre la maggior parte delle persone utilizza uno smartphone, tablet, laptop o computer desktop per accedere a Internet, esiste una gamma sempre crescente di dispositivi alternativi, tra cui, tra gli altri dispositivi, smart TV, altoparlanti intelligenti, console di gioco, lettori di e-book e smartwatch.
Nel 2021 più di quattro quinti (81 %) delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni nell’Ue ha utilizzato un telefono cellulare o uno smartphone per accedere a Internet. Questa percentuale è leggermente più elevata per le persone che vivono in città (85 %) rispetto a quelle che vivono in periferia (81 %) o nelle zone rurali (76 %). Questo modello si è ripetuto su una serie di dispositivi diversi, con le persone che vivono nelle città che hanno una maggiore propensione, rispetto a quelle che vivono in città e periferie o nelle aree rurali a utilizzare ciascun dispositivo per accedere a Internet.
Per l’Ue nel suo complesso, in genere le persone che vivono in città hanno una maggiore propensione all’uso di questi dispositivi. Ci sono, però, alcune eccezioni.
- La percentuale più elevata di persone che utilizzano un telefono cellulare/smartphone per accedere a Internet a Cipro e nei Paesi Bassi è stata registrata tra coloro che vivono in città e periferie
- La percentuale più elevata di persone che utilizzano un computer portatile per accedere a Internet in Belgio è stata registrata tra coloro che vivono in città e in periferia
- Un modello leggermente diverso è stato osservato per l’utilizzo di un tablet per accedere a Internet. Una percentuale inferiore di persone ha utilizzato questo tipo di dispositivo rispetto a un telefono cellulare/smartphone o un laptop. Sebbene la percentuale più elevata di persone che utilizzano un tablet per accedere a Internet sia stata generalmente registrata anche per le persone che vivono in città, spesso vi è stata poca differenza tra le percentuali se analizzate per grado di urbanizzazione
- La percentuale più elevata di persone che utilizzano un tablet per accedere a Internet in Belgio, Danimarca, Cipro, Malta, Austria e Slovenia è stata registrata tra coloro che vivono in città e in periferia
- La percentuale più elevata di persone che utilizzano un tablet per accedere a Internet in Lussemburgo, nei Paesi Bassi e in Finlandia è stata registrata tra coloro che vivono nelle zone rurali.
Attività su Internet
Visto che una percentuale più elevata di persone che vivono in città rispetto a quelle che vivono in aree rurali ha utilizzato una varietà di dispositivi diversi per accedere a Internet, non sorprende scoprire che la percentuale di persone che utilizzano Internet per varie attività è anche più alta tra gli abitanti delle città.
Nel 2021 il divario digitale dell’Ue tra la percentuale di persone che vivono in città e la quota di persone che vivono nelle zone rurali che hanno utilizzato Internet per varie attività:
- ha raggiunto un picco di 13 punti percentuali per le chiamate telefoniche o le videochiamate (71 % delle persone che vivono in città e 58 % di quelle che vivono in zone rurali)
- è stato superiore a 10 punti percentuali per l’invio/ricezione di e-mail, la messaggistica istantanea. In altre parole, lo scambio di messaggi attraverso applicazioni come Skype, Messenger, WhatsApp, Viber, Snapchat, la lettura di notizie online e l’internet banking
- è più limitato (4 punti percentuali) per la vendita di beni o servizi (20 % delle persone che vivono in città e 16 % di quelle che vivono in zone rurali).
Tenendo conto della percentuale di persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni che utilizzano Internet per tre attività specifiche: invio/ricezione di messaggi di posta elettronica, messaggistica istantanea e internet banking, le persone che vivono in città hanno una maggiore propensione all’uso di Internet per tutte e tre queste attività, anche se ci sono state alcune eccezioni.
- Per l’invio/la ricezione di e-mail:
- le percentuali più elevate in Belgio e Malta sono state registrate tra le persone che vivono nelle città e nelle periferie
- la quota più alta nei Paesi Bassi è stata registrata per coloro che vivono nelle zone rurali.
- Per quanto riguarda la messaggistica istantanea, le percentuali più elevate in Grecia, Cipro e Paesi Bassi sono state registrate per le persone che vivono in città e periferie
- Per l’internet banking, le quote più elevate in Belgio e Malta sono state registrate per le persone che vivono nelle città e nelle periferie
In Italia
Nel 2023, sempre secondo l’Istat, il 79,5% della popolazione di 6 anni e più ha usato Internet nei tre mesi precedenti l’intervista, il 77,8% l’ha usato almeno una volta durante la settimana e il 67,5% si connette giornalmente.
L’uso d’Internet ha raggiunto livelli prossimi alla saturazione in gran parte della popolazione.
Oltre il 91% delle persone tra gli 11 e i 54 anni si è connessa alla Rete negli ultimi tre mesi, la quota scende invece al 60,4% tra le persone di 65-74 anni, per arrivare al 24,7% tra la popolazione di 75 anni e più. Tra il 2022 e il 2023 aumenta di 2 punti percentuali l’uso della Rete, con incrementi soprattutto nella popolazione adulta e anziana, con picchi nella coorte dei 55-59enni e in quella di 75 anni e oltre (+3,7 punti percentuali per entrambe).
L’uso delle ICT risulta ancora significativamente diverso tra la popolazione maschile e femminile. Nel 2023, infatti, dichiara di accedere a Internet l’82,4% degli uomini di 6 anni e più a fronte del 76,8% delle donne. Va sottolineato, però, che tale divario si sviluppa principalmente nelle classi di età più anziane, infatti fino ai 59 anni le differenze di genere sono nulle e in alcuni casi sono favorevoli alle donne, mentre, ad esempio, dai 65 anni in su la differenza supera gli 8 punti percentuali a favore degli uomini.
Il 2023 vede confermata l’esistenza di un importante divario territoriale. Il ritardo del Mezzogiorno (74,8%) è reso particolarmente evidente da uno scarto di 7,3 punti percentuali rispetto al Nord e di 6,5 punti percentuali rispetto al Centro.
Il titolo di studio continua a essere un fattore discriminante, anche perché associato positivamente con l’età: naviga sul web il 90,3% tra chi ha un diploma di scuola secondaria superiore contro il 66,2% tra chi ha conseguito al massimo la licenza media. Rispetto all’anno precedente invece si riducono le differenze tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti e operai: nel 2022 la distanza era di 7,8 punti percentuali nel 2023 è di 5,2 punti percentuali.
Le competenze individuali
Le competenze digitali sono sempre più importanti sia per il mercato del lavoro che per partecipare ad altri aspetti della vita. I responsabili politici dell’Ue cercano di costruire una società digitale più inclusiva dotando le persone delle competenze e delle capacità necessarie. Per misurare i progressi in questo settore, è stato creato un indicatore composito, basato su una serie di attività relative all’uso di Internet o del software in cinque aree specifiche:
- competenze in materia di informazioni e alfabetizzazione dei dati (ad esempio, ricerca online)
- capacità di comunicazione e collaborazione (ad esempio, comunicazione via e-mail)
- competenze nella creazione di contenuti digitali (ad esempio, scrittura di codice di programmazione)
- competenze in materia di sicurezza (ad esempio, protezione dei dati personali)
- capacità di risoluzione dei problemi (ad esempio, l’installazione di software).
L’Ue ha fissato un obiettivo di riferimento in base al quale almeno l’80 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni dovrebbe possedere almeno competenze digitali di base entro il 2030.
Più di tre quarti (77 %) della popolazione dell’Ue di età compresa tra i 16 e i 74 anni, nel 2021, possedeva competenze di comunicazione e collaborazione digitali superiori a quelle di base. Una quota più elevata è stata registrata per le persone che vivono in città (82 %), mentre quelle che vivono nelle zone rurali hanno registrato una quota inferiore (71 %).
Il modello che prevede una percentuale più elevata di persone che vivono in città con competenze digitali superiori a quelle di base si è ripetuto per tutti e cinque i settori coperti dall’indicatore composito, con il divario digitale più elevato registrato per le competenze di creazione di contenuti, dove c’era un divario di 16 punti percentuali nella quota di persone con competenze superiori a quelle di base tra coloro che vivono in città e coloro che vivono nelle zone rurali.
Poco più di un quarto (26 %) della popolazione dell’Ue di età compresa tra i 16 e i 74 anni ha dichiarato di avere competenze digitali complessive superiori a quelle di base per cui tutti e cinque gli indicatori che lo compongono erano superiori al livello di base. Questa percentuale era considerevolmente più elevata per le persone che vivevano in città (33 %), mentre una percentuale inferiore di persone che vivevano nelle città e nelle periferie (24 %) e nelle zone rurali (20 %) possedeva competenze digitali complessive superiori a quelle di base.
In 26 dei 27 Stati membri dell’Ue, la percentuale più elevata di persone con competenze digitali complessive superiori a quelle di base è stata registrata tra coloro che vivono in città. L’unica eccezione è stata Malta, dove una percentuale marginalmente più elevata di persone che vivono nelle periferie ha dichiarato di avere competenze digitali complessive superiori a quelle di base (1 punto percentuale in più rispetto alla quota di persone che vivono in città).
In Italia
Nel 2023 il 61,7% dei ragazzi di 20-24 anni residenti in Italia che ha usato Internet ha competenze digitali almeno di base. Tale quota decresce rapidamente con l’età per arrivare al 42,2% tra i 55-59enni e ad attestarsi al 19,3% tra le persone di 65-74 anni.
Questo livello di competenze risulta caratterizzato da una forte disparità a favore degli uomini, che nel nostro Paese è di 3,1 punti percentuali. Va, però, evidenziato che almeno fino ai 34 anni di età si registra un vantaggio femminile per poi invertire il segno a partire da 45 anni.
Le competenze digitali sono ancora prerogativa delle persone con titolo di studio elevato. Infatti, il 77,6% delle persone di 25-54 anni con istruzione terziaria ha competenze digitali almeno di base. La quota scende al 26,4% sempre in riferimento alle persone della stessa coorte ma con titolo di studio basso (fino alla licenza media). Differenze sensibili si riscontrano anche considerando la condizione occupazionale. In Italia, il divario tra gli occupati che hanno usato internet negli ultimi tre mesi e che hanno competenze digitali almeno di base rispetto a chi è in cerca di occupazione è di 18 punti percentuali.
Inoltre, osservando la posizione professionale degli occupati, emerge come gli operai presentino i livelli più bassi di competenza digitale, con una distanza di circa 34 punti percentuali rispetto a quella riscontrata tra direttivi, quadri e impiegati (71,6% contro 37,9%).
Dall’analisi delle singole regioni italiane emerge un forte gradiente tra Centro-nord e Mezzogiorno, con l’eccezione della Sardegna che si attesta attorno al valore medio. Le regioni in migliore posizione in questo ambito sono la Provincia Autonoma di Trento (56,5%), la Lombardia (53,1%), il Lazio (51,4%) e l’Emilia Romagna (51,3%). In fondo alla graduatoria si collocano la Calabria (32,2%) e la Campania (32,3%).
Acquisti su Internet
L’e-commerce rende più facile per i consumatori confrontare diverse offerte al dettaglio. Ha il potenziale per riconfigurare la geografia del consumo, ampliando la scelta dei consumatori e riducendo i prezzi nelle zone remote dell’Ue, eliminando nel contempo l’onere di percorrere distanze considerevoli per acquistare articoli specifici.
La stragrande maggioranza delle vendite al dettaglio nell’Ue continua a svolgersi nei negozi. Tuttavia, la possibilità di fare acquisti 24 ore su 24, unita alla facilità di effettuare pagamenti elettronici, sta gradualmente portando a una trasformazione digitale dello spazio di vendita al dettaglio dell’Ue, sconvolgendo molti aspetti del comportamento di acquisto.
Nel 2021, quasi tre quinti (57 %) della popolazione dell’Ue di età compresa tra i 16 e i 74 anni ha dichiarato di aver acquistato/ordinato beni o servizi su Internet nei tre mesi precedenti l’indagine. Questa percentuale è più elevata per le persone che vivono in città (61 %), anche se la maggior parte delle persone che vivono in città e in periferia (56 %) e nelle zone rurali (51 %) ha anche riferito di aver effettuato l’ultimo acquisto online nei tre mesi precedenti l’indagine.
Nella stragrande maggioranza degli Stati membri dell’Ue, la percentuale più elevata di persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni che dichiarano di aver effettuato l’ultimo acquisto online nei tre mesi precedenti l’indagine è stata registrata tra coloro che vivono in città. Malta e gli Stati membri del Benelux hanno fatto eccezione a questo modello. La percentuale più elevata di persone che hanno effettuato l’ultimo acquisto online nei tre mesi precedenti l’indagine è stata registrata per coloro che vivono nelle zone rurali del Lussemburgo e dei Paesi Bassi, e per coloro che vivono nelle città e nelle periferie del Belgio e di Malta.
Nel 2021 quasi un quinto (18 %) della popolazione dell’Ue di età compresa tra i 16 e i 74 anni ha effettuato almeno sei acquisti online nei tre mesi precedenti l’indagine. La quota più elevata è stata registrata per le persone che vivono in città (21 %), mentre la percentuale più bassa è stata registrata per le persone che vivono nelle zone rurali (14 %).
La percentuale di persone che effettuano almeno sei acquisti online varia notevolmente tra gli Stati membri dell’Ue e in base al grado di urbanizzazione. La scelta di un individuo in merito all’utilizzo o meno dell’e-commerce può essere in parte correlata alla fiducia, ai bassi livelli di accesso/utilizzo di Internet o al numero relativamente elevato di persone che non possiedono conti bancari e/o carte di credito (rendendo così più difficile il pagamento online). La percentuale di persone che hanno effettuato almeno sei acquisti online nei tre mesi precedenti l’indagine variava da un massimo di almeno il 40 % per le persone che vivono nelle città dell’Irlanda e dei Paesi Bassi, fino all’1 % per coloro che vivono nelle zone rurali della Bulgaria e della Romania.
Nel 2021 quasi un quinto (18 %) della popolazione dell’Ue, di età compresa tra i 16 e i 74 anni, non aveva mai effettuato un acquisto online. Questa quota era relativamente uniforme se analizzata per grado di urbanizzazione, variando dal 17 % per coloro che vivono in città fino al 19 % per coloro che vivono nelle zone rurali.
C’è stato un andamento eterogeneo tra gli Stati membri dell’Ue:
- in Belgio e Cechia, coloro che vivono in città hanno registrato la percentuale più elevata di persone che non hanno mai effettuato un acquisto online
- in Bulgaria, Estonia, Francia, Croazia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Austria e Slovenia, coloro che vivono nelle città e nelle periferie hanno registrato la quota più alta di persone che non hanno mai effettuato un acquisto online
- in Danimarca, Irlanda, Grecia, Spagna, Lettonia, Paesi Bassi, Romania e Slovacchia, coloro che vivono nelle zone rurali hanno registrato la quota più elevata di persone che non hanno mai effettuato un acquisto online
- in Germania, Italia, Cipro, Malta, Polonia, Portogallo, Finlandia e Svezia, la percentuale più elevata di persone che non hanno mai effettuato un acquisto online è stata registrata congiuntamente per almeno due (a volte tutti) i gradi di urbanizzazione.
In Italia
Nel 2023, secondo l’Istat, il 49,7% della popolazione di 14 anni e più ha usato Internet.
Circa un terzo di queste persone (34%, +1,7 punti percentuali rispetto al 2022) ha ordinato o comprato merci o servizi nei tre mesi precedenti l’intervista, il 10,4% nel corso dell’anno e il 5,3% più di un anno fa. Gli uomini sono più propensi a comprare online (54% contro il 45,7% delle donne), come peraltro i residenti nel Nord (54% contro il 42,3% del Mezzogiorno) e, soprattutto, i giovani tra i 20 e i 24 anni (78,2%).
Oltre alla frequenza con cui i cittadini ricorrono al commercio elettronico, l’indagine rileva anche la tipologia di beni e servizi acquistati per uso privato via Internet negli ultimi tre mesi. Nel 2023 l’acquisto più diffuso riguarda i capi di abbigliamento, scarpe o accessori, selezionati dal 21,7% degli individui di 14 anni e più, seguito dagli articoli per la casa, mobili o prodotti per il giardinaggio (11,9%) e da film e serie tv in streaming o download (9,8%).
L’età è uno dei fattori che influisce sulla tipologia di acquisti effettuati: i giovani tra i 20 e i 24 anni evidenziano maggiore attitudine rispetto alle nuove forme di consumo come musica in streaming o download (17,5% contro il 5,6% del totale), consegne di pasti da ristoranti, fast-food o catering (16,3% contro 6,4%), film o serie in streaming o download (20,5% contro il 9,8%).
Nel 2023 migliora anche la fruibilità dell’e-commerce. La quota di utenti che ha fatto acquisti nei tre mesi precedenti l’intervista e che dichiara di non aver riscontrato problemi durante l’acquisto sale al 76,1% (era il 73,4% nel 2021). I problemi maggiormente indicati nel 2023 sono la mancanza del rispetto dei tempi di consegna (11,3%), le consegne mancate o erronee o le merci difettose (6,2%). Problemi tecnici sul web durante l’ordine o il pagamento via Internet vengono, invece, riferiti dal 4,7% degli utenti, il 4,1% lamenta difficoltà nell’inoltrare reclami e/o risposte non soddisfacenti, il 4% difficoltà a reperire informazioni sulle garanzie o altri diritti giuridici
Contesto
Nel marzo 2021 la Commissione europea ha presentato una visione per la trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030. Questa visione mira a rendere l’Ue digitalmente sovrana in un mondo aperto e interconnesso, attraverso il perseguimento di politiche digitali che consentano alle persone e alle imprese di cogliere un futuro digitale incentrato sull’uomo, sostenibile e più prospero. I diritti e i valori dell’Ue sono al centro di questo sviluppo, motivo per cui la Commissione ha proposto di sviluppare un quadro di principi digitali, quali l’accesso a una connettività di alta qualità, a competenze digitali sufficienti, ai servizi pubblici, a servizi online equi e non discriminatori e, più in generale, a garantire che gli stessi diritti che si applicano offline possano essere pienamente esercitati online.
La comunicazione “Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale” illustra il programma fino al 2030 e stabilisce quattro obiettivi chiari:
- una popolazione con competenze digitali e professionisti digitali altamente qualificati
- infrastrutture digitali sicure e sostenibili
- la trasformazione digitale delle imprese
- la digitalizzazione dei servizi pubblici.
Per affrontare queste sfide e sostenere la trasformazione, l’Ue ha fornito risorse destinate alle riforme e agli investimenti in materia digitale, come specificato nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza.