Una cosa che si dice sempre quando c’è Sanremo è che la musica unisce. Lo ha scandito il padrone di casa, Carlo Conti, lo ha ribadito Lorenzo Jovanotti nella sua adrenalinica esibizione all’Ariston, lo dicono un po’ tutti quelli che ne parlano. La musica è trasformazione sociale, rivalsa, libertà, innovazione, e finalmente inizia ad essere anche motore di sostenibilità.
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Quanto inquina la musica
Ma la musica, oggi, inquina tantissimo: un singolo concerto genera fra i 2 e i 10 kg di CO2 per spettatore. Per capirci, ogni live a San Siro equivale a 33 voli andata e ritorno tra Milano e New York. Un evento allo Stadio Olimpico di Roma, invece, porta all’emissione di oltre 500 tonnellate di anidride carbonica.
Un LP può arrivare a contenere 135 grammi di PVC che originano una quantità di 0,5 kg di CO2. E anche ascoltare musica sulle piattaforme più diffuse, da Amazon Music a Spotify, impatta sull’ambiente: si stima che un ascoltatore medio di musica consumi quasi 110 kilowattora di energia elettrica all’anno, con punte che possono sfiorare i 300.
Il settore musica ha finalmente iniziato a mitigare l’impatto dei concerti, o quantomeno ha iniziato a pensare che dovrebbe farlo. Ma resta da fare ancora tantissimo, soprattutto fronte merchandising, ma anche sulla diffusione e sul consumo di musica registrata. Molte realtà europee sono avanti rispetto all’Italia e si sono già dotate di un sustainability manager come supporto ormai imprescindibile. In Italia, per ora, è una figura ancora molto poco nota.
Il progetto “Futurae Heroes”
Proprio in occasione di questa 75esima edizione del Festival di Sanremo viene presentato un progetto speciale, “Futurae Heroes”, realizzato da Music Innovation Hub in collaborazione con Futura Expo di Camera di Commercio di Brescia e ProBrixia.
“Futurae Heroes” è un programma molto articolato che mira a promuovere un nuovo modello economico attraverso la musica, coinvolgendo i giovani, formando futuri leader di sostenibilità, utilizzando la musica come piattaforma di comunicazione e di ingaggio.
Cos’è la musica sostenibile
Segno che oggi si sta iniziando a parlare, anche in Italia, di musica sostenibile. Che altro non è che musica creata con l’obiettivo di essere rispettosa dell’ambiente. Significa rendere “green” il modo in cui la musica viene prodotta, consumata e anche la sua durata.
Ad esempio, per chi la fa, e cioè cantanti e produttori, può essere utilizzare strumenti acustici o che non richiedono molta potenza. Oppure scegliere di alimentare i propri live o studi di registrazione con energie rinnovabili. E, soprattutto, gestire in modo responsabile i rifiuti ai concerti, che notoriamente lasciano un tappeto di plastica, per trasformali in risorsa grazie all’economia circolare.
Per chi compra, magari scegliere vecchi dischi rivenduti in imballaggi ecologici, di plastica biodegradabile o cartone riciclato, è un ottimo punto di partenza.
Il Manifesto della musica sostenibile
Lo scorso anno l’Associazione dei Produttori Musicali Indipendenti PMI, con la collaborazione di IMPALA e Rockol, ha realizzato il Manifesto della musica sostenibile.
Un programma di 10 target che gli operatori dell’industria musicale e gli artisti possono impegnarsi a perseguire sottoscrivendo il documento.