L’affondamento del maxiyacht davanti alle coste di Palermo non è solo un disastro marittimo: è un grattacapo miliardario per i pochi consorzi assicurativi che si avventurano nel delicato mercato delle grandi imbarcazioni.
Si parla di Travelers Companies Inc, Navium Marine e Convex, con British Marine a garantire la polizza di responsabilità per terzi. Realtà di alto profilo che, però, non hanno rilasciato una sola parola su eventuali esborsi.
Le bocche cucite, però, non bastano a nascondere la tempesta che potrebbe abbattersi sui loro bilanci. Il veliero, lungo 56 metri e dal valore di circa 30 milioni di euro, non è solo un gioiello del mare, ma anche una mina vagante per le finanze delle compagnie coinvolte.
Un yacht da sogno, un incubo per le assicurazioni
Ma quanto valeva davvero il Bayesian? Oltremanica, il Sun parla di un valore di 16,5 milioni di euro. Troppo poco, almeno secondo gli esperti italiani. Trenta milioni di euro. È questa la cifra stimata, come riporta Il Sole24Ore, per il maxiyacht, una vera e propria fortezza galleggiante che, affittata per una settimana, costava ai più facoltosi intorno ai 200 mila euro.
Eppure, con l’affondamento, quel sogno si è trasformato in un incubo contabile. Il gruppo di assicuratori, che ha sottoscritto la polizza “corpo e macchina”, potrebbe dover scucire fino a 530 milioni di euro. Ma qui entra in gioco una variabile determinante: il recupero del relitto. Se dovessero riuscire a riportarlo in superficie, il valore residuo dell’imbarcazione smorzerebbe di molto la botta. Ma con il relitto che giace a 49 metri di profondità, la scommessa è tutt’altro che semplice.
Angela Bacares, amministratrice della società proprietaria Revtom e sopravvissuta alla tragedia, si trova ora a gestire non solo la perdita del marito e della figlia, ma anche l’intricato nodo legale che ne seguirà.
La polizza P&I: copertura per scenari estremi
La vera spada di Damocle per le compagnie è però la polizza Protection & Indemnity, stipulata con la British Marine. Qui i numeri si fanno vertiginosi: fino a 500 milioni di dollari per singolo evento. E il pacchetto copre tutto: dalle tragiche perdite umane, ai danni da inquinamento, alle spese di rimpatrio dell’equipaggio. Senza dimenticare, ovviamente, il possibile obbligo di rimozione del relitto, qualora fosse imposto dalle autorità marittime. In sostanza, non c’è angolo di questa storia che non gravi come un macigno sui conti delle assicurazioni.
Il relitto: una mina vagante sotto il mare
Che fine farà il relitto del Bayesian, adagiato a circa 50 metri di profondità? La decisione spetta alla magistratura, ma la sua eventuale rimozione non sarà solo un’operazione complessa e costosissima, sarà anche il punto di svolta per il destino delle assicurazioni. Le polizze “corpo e macchine” coprono il valore dell’imbarcazione, ma se il relitto venisse recuperato, la somma risarcibile potrebbe subire un drastico ridimensionamento. Questo perché il valore residuo dello yacht – qualunque esso sia – verrebbe detratto dal totale da rimborsare. Eppure, ci sono ancora molte ombre su quanto avvenuto quella notte. La tempesta che ha colpito Palermo era davvero in grado di affondare un’imbarcazione di queste dimensioni? O ci sono altre variabili in gioco?
La possibilità che l’equipaggio abbia lasciato i portelloni aperti durante la tempesta è una delle ipotesi più accreditate per spiegare il rapido affondamento del Bayesian. Il Daily Mail ha puntato il dito contro un errore umano, una mancanza che avrebbe permesso all’acqua di invadere rapidamente la nave, causandone il naufragio. Questo accade mentre non sono escluse neanche teorie del complotto e intrighi internazionali che vedrebbero coinvolti anche gli 007 israeliani.