Quanto costa il POS, fra costi fissi e commissioni

Odiato e apprezzato, il POS è da tempo argomento di discussione nel nostro Paese: a dividere gli italiani sono i suoi costi

Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Il dossier sul POS obbligatorio è finito sui tavoli degli ultimi governi, con maggioranze e opposizioni che hanno espresso pareri discordanti sul futuro dei pagamenti digitali in Italia. Il dibattito si è aperto anche tra i cittadini. Da una parte c’è chi ha sottolineato la comodità delle carte di credito, del bancomat e delle nuove applicazioni, e il loro ruolo nella lotta alla microevasione, come sottolineato qua dalla Corte dei Conti. Dall’altra c’è chi invece pensa alle fasce della popolazione meno abituate alla tecnologia.

A far maggiormente discutere nel mondo dell’imprenditoria sono invece le commissioni che le aziende e i professionisti sono tenuti a pagare per ogni transazione, e i costi operativi del Pos, come il canone mensile e il costo stesso del terminale.

Ma si tratta davvero di spese esagerate e insostenibili? Non c’è una risposta univoca. Dipende infatti dall’operatore e dal macchinario scelto, oltre che dagli importi incassati e dall’entità delle singole transazioni. C’è da dire anche che le partite Iva possono richiedere il credito di imposta pari al 30% delle commissioni, accedendo così al rimborso ordinario sulle spese sostenute per le transazioni.

Quanto costa il Pos? Le spese iniziali

La spesa iniziale per un dispositivo per i pagamenti digitali si aggira intorno alle 30 euro, a cui aggiungere costi di gestione di circa 10 euro. Il costo effettivo dipende tuttavia dal tipo di terminale che viene scelto, dalle funzioni e dalle condizioni stipulate con il fornitore del servizio.

Qual è il costo per l’acquisto del Pos?

I costi fissi che bisogna pagare per il POS

Acquistare un dispositivo, invece di prenderlo in affitto o in comodato d’uso, può costare dai 39 ai 169 euro una tantum, in base alle specifiche tecniche. Tanto più un POS è moderno e accessoriato, tanto più il prezzo si alza. I canoni mensili di affitto possono arrivare invece fino ai 59 euro, in diversi casi con le commissioni incluse.

Quali sono i costi variabili per chi usa il POS

I costi variabili sono rappresentati dalle commissioni sulle transazioni. Possono variare dall’1% all’1,95%, mentre in alcuni casi sono accorpati al canone mensile. Si tratta effettivamente del vero elemento su cui si gioca la convenienza di un circuito rispetto a un altro.

I costi del POS dei vari circuiti

L’importo che gli esercenti sono tenuti a pagare ogni mese e a ogni transazione varia considerevolmente in base al circuito scelto. Di seguito le tariffe e i costi di quelli più famosi.

Nexi

Tutte le offerte di Nexi non prevedono commissioni sui piccoli importi fino a 10 euro almeno fino al 31 dicembre 2023 e includono il terminale.

SumUp

Il circuito SumUp non prevede dei canoni mensili, né un prezzo di attivazione. Tutti i costi delle transazioni sono dell’1,95% dell’importo o di 2,50 euro in caso di pagamento a distanza tramite link inviato via e-mail al cliente.

I terminali Pos della compagnia sono al momento quattro.

Axerve

Axerve offre due offerte con terminale incluso.

Banche

Alcune banche offrono il servizio Pos ai clienti business. Il panorama delle offerte è decisamente variegato, con costi di servizio e canoni variabili. Le commissioni si aggirano in genere attorno al 2% o meno del valore della transazione. Non sempre  è previsto l’uso del terminale.

Satispay

Satispay un metodo di pagamento digitale attraverso smartphone con iscrizione e recesso al servizio gratuiti. Funziona anche attraverso i terminali Pos di nuova generazione.

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