Dagli Usa alla Cina: i 10 eserciti più potenti al mondo

La classifica di Global Firepower incorona gli egemoni Stati Uniti, ma anche la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping. Ecco i punti di forza delle nazioni più militarizzate del pianeta

Pubblicato: 29 Dicembre 2023 11:52

Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Non c’è economia o rete commerciale che tenga: da secoli e secoli la potenza di una nazione (o comunità umana che sia) si misura in relazione alla grandezza e alla forza del suo esercito. La rapida e tragica escalation in teatri di guerra come Ucraina e Medio Oriente hanno evidenziato una volta in più questa realtà.

Come ogni anno, è il Global Firepower Index a determinare la classifica delle più grandi potenze militari del pianeta. L’analisi tiene conto della capacità di guerra convenzionale dei vari Stati in termini di capacità di intervento terrestre, marittima e aerea, confrontando 50 diversi fattori militari, demografici, finanziari, logistici e geografici. Ecco quali sono i Paesi più potenti del globo.

La classifica degli eserciti più forti del mondo

È opportuno precisare tuttavia che la classifica di Global Firepower rappresenta inevitabilmente un’analisi parziale della potenza militare delle varie nazioni. Per due motivi principali: nessun indice o unità di misura può misurare l’effettiva forza bellica di un Paese; tra i fattori presi in esame non compare la capacità nucleare. Ciononostante, l’elenco è uno dei più completi e attendibili per valutare le possibilità offensive degli Stati, in quanto considera elementi come la quantità di equipaggiamento militare, il numero di truppe, la disponibilità finanziaria, le risorse e la posizione geografica.

Stati Uniti

In cima alla classifica del 2023 non poteva che esserci l’egemone globale: gli Usa. La cosiddetta pax americana, o globalizzazione se preferite, mostra quanto sia fondamentale ancora oggi il dominio dei mari. E gli Stati Uniti sono inscalfibili da questo punto di vista, anche se molti confondono la capacità di commerciare per mare con il controllo delle rotte. è l’America che impedisce alla Cina di uscire dai propri mari rivieraschi verso Taiwan e non il contrario. Ed è l’America che controlla i cosiddetti choke point, cioè i colli di bottiglia e gli stretti oceanici e marittimi dai quali transita il 90% del commercio mondiale (ultimamente quello di Gibuti e di Suez, nel Mar Rosso, sono minacciati dall’escalation tra Israele e nemici, tra cui Hamas e Houthi).

Gli Usa contano 92 cacciatorpediniere e 11 portaerei, ma anche la flotta area più grande del mondo: 13.300 velivoli e 983 elicotteri d’assalto. Manco a dirlo, tra tutte le nazioni del mondo gli Stati Uniti dono quella che dedica alla Difesa la spesa pubblica più elevata: oltre 750 miliardi di dollari. La proiezione di potenza americana si dipana anche attraverso il suo intervento per procura in guerre locali che coinvolgono i suoi satelliti o aspiranti tali. Nell’arco di 10 anni, fin dall’invasione russa della Crimea nel 2014, Washington ha ad esempio investito più di 47 miliardi di dollari in assistenza militare verso l’Ucraina. Ultimamente la moltiplicazione dei fronti di guerra (Ucraina, Medio Oriente, Indo-Pacifico, Africa) ha determinato una stanchezza imperiale che potrebbe risultare molto debilitante per l’America, anche in vista delle elezioni presidenziali del 2024.

Russia

Al secondo posto non poteva che trovarsi l’avversario giurato degli Usa, e cioè la Russia. Un risultato impressionante, se si considera che la Federazione guidata da Vladimir Putin ha subito ingenti perdite di uomini e armamenti nel conflitto in Ucraina.

Si calcola che dall’inizio dell’invasione Mosca abbia perso circa 5mila carri armati, 10mila veicoli corazzati, 10mila veicoli di supporto, quasi 8mila sistemi di artiglieria, 900 lanciarazzi multipli, quasi 600 sistemi di difesa anti-aerea, 323 aerei, 324 elicotteri, quasi 6mila droni, 22 navi e un sottomarino. La potenza aerea russa è però la seconda migliore al mondo dopo quella statunitense, il che preoccupa non poco Volodymyr Zelensky e lo Stato Maggiore ucraino (come avevamo sottolineato anche qui). I due grandi punti di forza della Russia, che le consentono di operare su diversi teatri bellici dall’Ucraina alla Siria, sono la demografia e la capacità industriale (ed ecco come Mosca riesce ad aggirare le sanzioni occidentali).

Cina

Ed è l’ora di parlare del “convitato di pietra” al tavolo delle grandi potenze: la Cina, partner di tutti e amica di nessuno. Gli ultimi report di intelligence evidenziano che nell’ultimo anno Pechino ha destinato enormi risorse per potenziare il settore militare. Se si dà uno sguardo ai dati singoli, si può avere un’idea dei ritmi pazzeschi della crescita industriale e operativa cinese: la Repubblica Popolare è infatti addirittura prima per disponibilità di truppe e per forza navale. La sua flotta conta 50 cacciatorpediniere e 78 sottomarini.

Qui abbiamo spiegato come la Cina ha scatenato la “guerra delle spie” con l’Occidente.

India

Quasi ignorata quando si parla di grandi potenze, l’India vanta invece il quarto esercito più potente del pianeta secondo Global Firepower. Gli analisti parlano di 1,5 milioni di militari attivi in servizio, il che proietta il Paese asiatico al secondo posto globale per disponibilità di truppe, numero di soldati attivi e forza paramilitare.

Regno Unito

Da un’ex colonia all’ex colonizzatore: al quinto posto troviamo l’esercito britannico. I soldati e gli armamenti di Sua Maestà sono soltanto un’ombra di quelli che la Gran Bretagna ha schierato nei due secoli precedenti, tuttavia ancora oggi il Paese vanta ottime flotte aree e navali e soprattutto una solida posizione finanziaria con cui sostiene la Nato. Il che, ormai si sarà capito, ne fa una potenza di primo piano nello spazio europeo e non solo.

Il Regno Unito è infatti uno dei pochi Paesi ad avere più di una portaerei, tra cui due delle più moderne al mondo: la HMS Queen Elizabeth e la HMS Prince of Wales. Una vasta flotta di sottomarini nucleari e il gran numero di porti e terminali commerciali completano il quadro.

Corea del Sud

Al sesto posto troviamo un altro Paese satellite degli Stati Uniti: la Corea del Sud. Anche quest’ultima nel 2023 ha destinato enormi risorse nella spesa militare. La flotta aerea di Seul è inclusa nelle prime cinque al mondo, così come il suo parco di veicoli corazzati ed elicotteri. In totale parliamo di 133mila veicoli, tra cui 112 elicotteri d’assalto.

Pakistan

Torniamo nuovamente nel cosiddetto Sud Globale. Al settimo posto della classifica di Global Firepower c’è il Pakistan, salito di ben due posizioni rispetto al 2022. Una crescita pazzesca, che dimostra le velleità belliche del Paese in un futuro giudicato non troppo lontano di guerra globale in Asia. Tra i punti di forza di Islamabad ci sono la popolazione totale idonea al servizio militare, il numero di soldati attivi e la flotta aerea.

Giappone

Restiamo in Oriente e parliamo del Giappone, una delle nazioni più influenti a livello globale. Dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, Tokyo ha inserito nella Costituzione (per volontà degli Usa vincitori) l’assenza di fatto di un esercito nazionale. Arginando tale vincolo con la creazione delle Jieitai (Forze di autodifesa, poi impiegate anche in teatri esteri in operazioni congiunte alleate), il Giappone ha poi “alzato la testa” e cominciato a investire nuovamente per aumentare la propria capacità militare.

Il Giappone è infatti inserito fra i primi 10 Paesi al mondo per per forza aerea e per numero di veicoli corazzati. È addirittura secondo – dietro gli Stati Uniti – per navi portaelicotteri (ne possiede quattro), e per aerei speciali. L’importanza del Giappone è però soprattutto geografica e organizzativa: in quanto arcipelago, lo Stato nipponico è infatti primo al mondo per quanto riguarda il numero di porti.

Francia

In nona posizione troviamo il primo Stato dell’Unione europea inserito in classifica: la Francia. Parigi è fra i primi dieci posti per numero di elicotteri, navi da guerra e per la forza totale della flotta di trasporto. L’esercito d’oltralpe conta infatti 438 elicotteri, di cui 69 d’assalto e 10 cacciatorpediniere. Può inoltre vantare due portaerei, come pochissimi altri Stati al mondo, e il suo passato di potenza coloniale garantisce una solida proiezione di potenza (anche se in Africa le ex colonie hanno consumato uno strappo, come avvenuto in Niger).

Italia

E veniamo, finalmente, al nostro Paese. Fanalino di coda della top 10 degli eserciti mondiali, l’Italia è sì un Paese satellite degli Usa, ma conta anche una delle migliori flotte aeree e navali non solo d’Europa. Si contano 404 elicotteri, di cui 58 d’assalto, e due portaerei. La preminenza del nostro Paese risiede inoltre nell’essere una Penisola al centro di un mare strategico come il Mediterraneo, e quindi di vantare numerosi porti.

Il resto della classifica

Nelle successive dieci posizioni, dall’11esima alla 20esima, si trovano Paesi emergenti e altre ex grandi potenze. Come la Turchia di Erdogan, ad esempio, che ha investito molte risorse nell’ammodernamento del suo esercito, fino a realizzare i droni militari più moderni, e il Brasile, determinato a giocare un ruolo sempre più preminente a livello globale (in memoria del suo passato imperiale, perlopiù ignorato dal resto del mondo).

Nell’elenco seguono l’Indonesia, dove il ruolo dei militari è cresciuto enormemente negli ultimi anni, e l’Egitto, esposto in prima linea al caos del vicino conflitto tra Israele e Hamas. Poi c’è l’Ucraina, foraggiata dagli aiuti occidentali e autrice di una delle più profonde riforme militari di questo primo ventennio del Duemila (ne abbiamo parlato anche qui trattando la possibilità di mobilitazione totale). Nella lista figurano anche l’Australia, imponente avamposto occidentale in Oceania, e il temibile Iran, grande potenza orientale. Seguono il già menzionato Israele, la più grande potenza militare del Medio Oriente, il Vietnam e la Polonia, che si proietta come potenza europea del futuro (come abbiamo spiegato qui). A seguire ancora si trovano Spagna, Arabia Saudita, Taiwan, Thailandia, Germania (che si riarma, ma intanto arranca), Algeria, Canada, Argentina, Singapore e Grecia.

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