Tutte le novità sulla riforma fiscale del 2022

Scopri tutto sulla riforma fiscale 2022 e su tutte le novità sugli scaglioni Irpef

Alessandro Speziali

Esperto di Economia

Dopo la laurea triennale in Economia e Gestione Aziendale, durante gli studi magistrali vola all'Università della California dove ha modo di studiare la finanza da un punto di vista internazionale.

Il 5 ottobre 2021, il Consiglio dei Ministri ha approvato la bozza della cosiddetta “riforma fiscale”.

L’obiettivo della riforma? Ridurre il cuneo fiscale, rendere più semplice l’IRES (Imposta sul reddito delle società), cancellare l’IRAP (imposta regionale sulle attività produttive), rivedere le addizionali e riorganizzare il catasto in cinque anni. Attraverso la riforma fiscale, dunque, il Governo mira a ridurre l’evasione, a semplificare il sistema tributario e ad incentivare l’economia tramite una riduzione della pressione fiscale.

Scopriamo dunque quali sono le novità che la riforma fiscale porterà con sé e chi ne beneficerà di più.

Riforma fiscale Irpef: cosa cambierà

La riforma fiscale 2022 ha portato con sé importanti novità soprattutto sul fronte dell’Irpef.

L’Irpef, l’Imposta sul reddito delle persone fisiche, è stata introdotta nel 1973 a seguito della riforma tributaria, e riguarda oggi circa 40 milioni di contribuenti. Il suo è un funzionamento di tipo progressivo: la quota di reddito cresce proporzionalmente al reddito stesso. Chiunque risieda in Italia e qui percepisca un reddito, è soggetto al pagamento dell’Irpef (che sia un lavoratore autonomo oppure un lavoratore subordinato).

Attualmente, l’Irpef prevede cinque scaglioni di reddito:

A partire dal II scaglione, l’aliquota successiva si paga solamente sulla parte eccedente il reddito minimo. Es. per lo scaglione 15.001-28.000 euro, si pagherà il 23% di 15.000 + il 27% sulla parte di reddito eccedente i 15.000.

Inoltre, è bene ricordare che anche per il 2022 è rimasto in vigore il regime forfettario: il contribuente con redditi fino a 65.000 può scegliere di aderire a tale regime, andando a pagare un’imposta sostitutiva del 15% (il 5% per i primi cinque anni).

Per i soggetti residenti, il reddito complessivo è formato da tutti i redditi ovunque prodotti. Alcune spese (“oneri deducibili”) possono ridurre il reddito complessivo, come per esempio i contributi previdenziali e assistenziali o le erogazioni liberali in favore degli enti no profit. L’imposta lorda si calcola applicando al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili, le aliquote per scaglioni.

L’Irpef dovuta dal contribuente è determinata sottraendo dall’imposta lorda le detrazioni previste dalla normativa: ad esempio, le detrazioni previste per tipologia di reddito prodotto (lavoro dipendente, pensione, autonomo), la detrazione per il coniuge, i figli (di età pari o superiore a 21 anni) e altri familiari a carico, e le detrazioni riconosciute a fronte di alcune tipologie di spese sostenute durante l’anno (come salute, istruzione, interessi per il mutuo dell’abitazione, ecc.) Inoltre vanno sottratti i crediti d’imposta spettanti. Le detrazioni sono riconosciute generalmente fino all’ammontare dell’imposta dovuta. Non possono essere rimborsati importi superiori.

I nuovi scaglioni

Con la riforma fiscale, gli scaglioni Irpef non sono più cinque ma quattro. Nello specifico, è stato eliminato il IV scaglione (con aliquota al 41%). Diminuiscono inoltre le aliquote del II e del III scaglione, mentre il IV e ultimo comincia da 55.001 euro.

Questi i nuovi scaglioni Irpef conseguenti la riforma fiscale di Draghi:

Le detrazioni Irpef

Non solo cambieranno gli scaglioni: la riforma fiscale 2022, in tema Irpef, porterà con sé anche una modifica nelle detrazioni.

Le detrazioni per i lavoratori dipendenti sono le seguenti:

Le detrazioni per redditi da pensioni sono le seguenti:

Le detrazioni per redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente e per gli altri redditi, le detrazioni sono le seguenti:

Chi guadagna dalla riforma?

La riforma fiscale di Draghi porterà i maggiori benefici, almeno per quanto riguarda l’Irpef, a chi ha un reddito tra i 15.000 e i 55.000 euro (oltre la metà degli italiani). Chi rientra in questa fascia vedrà una diminuzione delle tasse pari al 2-3%.

Non cambieranno invece le cose per i redditi bassi (fino a 15.000 euro) e per i redditi elevati (oltre i 75.000 euro).

Come cambierà l’Irap per le partite IVA

LIrap è l’Imposta regionale sulle attività produttive, introdotta nel 1997. Inizialmente, il Governo aveva parlato della possibilità di rimodularla per tutti i contribuenti. L’emendamento presentato in Senato il 17 dicembre, nell’ambito delle discussioni sulla riforma fiscale, ha però cambiato le carte in tavola. Salvo nuovi cambiamenti, l’Irap verrà abolita dal 2022 unicamente per i lavoratori autonomi, le ditte individuali e i professionisti.

Se i contribuenti assoggettati al regime forfettario erano già esclusi dal pagamento dell’Irap, a partire dal 2022 non saranno più tenute a versarla neppure le altre partite IVA (che dovranno unicamente procedere al saldo dell’eventuale imposta 2021, in scadenza a giugno 2022).

Dovranno invece continuare a pagare l’Irap le società di persone e capitali, gli studi di professionisti associati, gli enti commerciali e gli enti del terzo settore.

La riforma del catasto

Tra i punti della riforma fiscale 2022 vi è anche una riformulazione del catasto, volta a semplificarlo e a renderlo più fruibile. Non cambieranno le rendite, dunque, e neppure la tassazione di immobili e terreni. La riforma sarà più che altro di tipo metodologico.

Al fine di modernizzare il catasto, verrà messa a disposizione dei Comuni e dell’Agenzia delle Entrate una serie di strumenti per individuare i terreni divenuti edificabili, gli immobili non censiti e quelli abusivi, e gli immobili che non rispettano la destinazione d’uso o la categoria catastale.

La vera e propria riforma catastale avrà luogo dall’1 gennaio 2026, con l’introduzione di un sistema basato sulla rendita determinata dai valori di mercato ma anche sul valore patrimoniale del bene. Le nuove rendite che si verranno così a delineare, ha promesso Draghi, non saranno però assoggettate ad una nuova tassazione. Il fine della riforma catastale non è infatti quello di aumentare la pressione fiscale, bensì quello di avvicinare il sistema delle rendite ai valori di mercato introducendo un nuovo sistema di calcolo (e passando dunque dalla considerazione del numero di vani alla considerazione dei metri quadrati).

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