Donald Trump è finito nel mirino di un altro attentatore, dopo il tentato omicidio al quale è scampato due mesi fa durante un comizio in Pennsylvania. Stavolta il candidato repubblicano alla Casa Bianca si trovava nel suo campo da golf a West Palm Beach, in Florida, quando un 58enne armato di fucile ha sparato nelle vicinanze del tycoon.
Immediato l’intervento del Secret Service, che in questo modo si è riscattato della pessima protezione offerta all’ex presidente in occasione del ferimento all’orecchio del 13 luglio a Butler. Stavolta il presunto assalitore non è riuscito a scagliare proiettili contro Trump, ed è stato fermato dalle forze di sicurezza dopo una breve fuga in autostrada. Ecco cosa è successo.
Gli spari, la fuga e il fucile nei cespugli: cosa sappiamo del secondo attentato a Trump
Dopo aver subìto il secondo tentato assassinio nel giro di due mesi, Donald Trump è intervenuto per rassicurare i suoi collaboratori con una mail: “Sto bene, non mi arrenderò mai”. L’allarme nella sua tenuta nei pressi di Mar-a-Lago è scattato intorno alle 13:30 locali, dopo degli spari uditi nelle vicinanze. L’ex presidente americano stava giocando a golf al suo club di West Palm Beach. Era fra la quinta e la sesta buca quando un agente del Secret Service che lo precedeva ha individuato la canna di un fucile che sbucava dalla recinzione ed è intervenuto aprendo il fuoco, mettendo in fuga l’uomo armato. Nel frattempo le altre forze di sicurezza hanno messo al sicuro Trump, avventandosi su di lui e proteggendolo da eventuali colpi, protetti anche da cecchini con i treppiedi. Un deciso riscatto per il Secret Service, pesantemente criticato per il dichiarato “fallimento” nello schermare il tycoon in occasione del ferimento all’orecchio avvenuto a luglio durante un comizio elettorale.
Il repubblicano è stato poi allontanato dal luogo su una golf car, prima di rientrare a Mar-a-Lago con una scorta rafforzata. Un testimone ha visto il sospettato scappare dai cespugli ed è riuscito a scattare foto dell’auto sulla quale è fuggito, una Nissan Nera, e della targa. Consegnate le immagini alla polizia, gli agenti sono riusciti a individuarlo e fermarlo mentre sfrecciava sulla Interstate I-95, la principale autostrada della East Coast. Quando gli agenti lo hanno bloccato, l’uomo non era armato ed era calmo e, secondo lo sceriffo locale, “non mostrava grandi emozioni”.
Proprio fra i cespugli circostanti, la polizia statunitense ha trovato uno zaino, una telecamera Go-Pro e un fucile d’assalto modello AK47 con il mirino, un semiautomatico che rendeva Trump a portata di proiettile nonostante fosse in realtà a circa 400 metri di distanza. L”Fbi, senza giri di parole, ha affermato di indagare “su quello che appare il tentato assassinio dell’ex presidente”. Joe Biden e Kamala Harris sono stati informati dell’episodio e si sono detti “sollevati” dal fatto che Trump stia bene. “Sono lieta che stia bene. La violenza non ha posto in America”, ha sottolineato la vicepresidente. “Ho appena parlato con il presidente Trump. È una delle persone più forti che io conosca. È di buon umore, ed è più determinato che mai a salvare il Paese”, ha messo in evidenza il senatore repubblicano alleato di Trump, Lindsey Graham.
Chi è Ryan Routh, il 58enne delle Hawaii che voleva sparare a Trump
Dopo una fase iniziale di notizie frammentarie e confuse, i media americani hanno cominciato a diffondere dettagli sull’identità dell’uomo fermato dalla polizia. Si tratta di un 58enne statunitense, tale Ryan Routh. Sui suoi profili social si legge che ha frequentato la North Carolina Agricultural and Technical State University e che si è trasferito alle Hawaii nel 2018. Il suo feed di LinkedIn, in particolare, rivela le sue inclinazioni politiche.
Routh ha pubblicato diversi contenuti in sulla guerra in Ucraina, tentando anche di reclutare soldati per la causa di Kiev. Il 10 agosto del 2023, aveva inoltre annunciato di voler inviare a Taiwan migliaia di soldati afghani addestrati dalla Nato e di formare una legione di combattenti volontari “per proteggere le coste” dell’isola dalla minaccia cinese.
La reazione di Trump: “Non mi arrenderò mai”
Come dopo il primo attentato nei suoi confronti, Donald Trump ha sfruttato l’onda per rilanciare la propria immagine di vittima di forze e persone ostili che vogliono metterlo fuori gioco. In una mail ai suoi sostenitori, il tycoon ha scritto: “Ci sono stati degli spari nelle mie vicinanze, ma prima che le voci inizino ad andare fuori controllo, volevo che sentiste prima questo: sono al sicuro e vivo. Niente mi rallenterà, non mi arrenderò mai. La mia determinazione è solo più forte dopo un altro attentato alla mia via. Il 5 novembre renderemo l’America di nuovo grande”.