L’editoria italiana non vola, ma tiene. Una buona notizia almeno in giorni bui, in cui fa parecchio scalpore la notizia della nomina dell’85enne ex premier e presidente emerito della Consulta Giuliano Amato (colui che, è bene ricordarlo, impose il prelievo forzoso sui conti degli italiani), a capo della Commissione Algoritmi, gruppo di ricerca creato dal governo Meloni per studiare l’Intelligenza artificiale, in particolare proprio applicata all’editoria, al giornalismo e alla comunicazione. Oltremanica, l’Inghilterra affida lo stesso ruolo a un ingegnere tra i massimi esperti di innovazione di “appena” 38 anni.
“È cruciale analizzare a fondo l’utilizzo, lo sviluppo e le ricadute dell’Intelligenza artificiale nel settore editoriale e dell’informazione. Di qui la scelta di istituire un Comitato presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria formato da esperti e professori universitari che studierà l’impatto di questa tecnologia sul mondo del giornalismo e delle news” ha commentato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alberto Barachini, annunciando la nascita del Comitato che ha l’obiettivo di arrivare a redigere una relazione che sarà consegnata al Governo, anche in vista dei confronti in ambito europeo e internazionale.
Indice
Editoria prima industria culturale: quanto vale
Tornando all’Italia, in occasione della Buchmesse di Francoforte l’AIE-Associazione Italiana Editori ha presentato i dati sull’editoria nel nostro Paese, che si conferma la prima industria culturale del Paese. Un giro d’affari pari a 3,4 miliardi di euro di venduto nel 2022, in crescita di quasi 300 milioni rispetto ai valori registrati nel 2019 e in assestamento rispetto all’anno precedente (-1,5%).
In Europa, l’editoria italiana si colloca quarta come valore del venduto sul mercato nazionale, dietro a Germania (9,4 miliardi), Regno Unito (5,3 miliardi) e Francia (5,1 miliardi). Dopo di noi invece la Spagna (2.7 miliardi).
La fotografia scattata è piuttosto nitida: gli italiani comprano più libri rispetto al periodo pre-pandemia. La carta rimane centrale ma meno predominante di un tempo, perché l’online si fa strada sempre di più. Questo è anche dovuto alle nuove tipologie di pubblico, che si approcciano alla lettura soprattutto attraverso il digitale. Digitale che – è utile sottolinearlo in questa continua criminalizzazione dell’Intelligenza artificiale – se da un lato sta mettendo a rischio posti di lavoro in alcuni settori, dall’altro sta creando nuove professionalità anche in campo editoriale.
Quanti libri vengono pubblicati e venduti in Italia
In generale, l’industria editoriale ha accompagnato la crescita del settore con un’offerta sempre più ampia e articolata: sono 83.950 i nuovi titoli a stampa pubblicati nel 2022, con una flessione dell’1,5% rispetto al 2021, anno considerato eccezionale visto che sono usciti allora diversi titoli che gli editori avevano posticipato causa Covid. Il dato del 2022 conferma l’ampiezza dell’offerta editoriale nazionale: la crescita delle novità rispetto al 2010 è addirittura del 37,8%.
Il catalogo sfiora 1,4 milioni di titoli (1.393.199 per l’esattezza) grazie soprattutto all’online, che prova a rispondere a una domanda sempre più frammentata e varia. In lieve calo invece la produzione di e-book, a 37.177 titoli, ma si tratta di un dato sporco perché dovuto a una diversa catalogazione.
I numeri dei primi 9 mesi del 2023, con vendite in lieve crescita rispetto al 2022 (più 0,2%) e pari a 1.033,5 milioni di euro nel solo mercato trade (cioè saggi e narrativa venduti nelle librerie, online e dalla grande distribuzione), confermano la nuova dimensione dell’editoria post-Covid.
Le copie vendute totali da gennaio a settembre quest’anno sono state 69,9 milioni, in calo di 1 milione rispetto l’anno precedente ma in crescita di quasi 9 rispetto al 2019. Anche l’editoria scolastica va bene, e vale 776 milioni di euro; 444 milioni di euro invece il valore dell’editoria digitale – di cui 104 ebook e audiolibri, il resto piattaforme e servizi -, 226 milioni il rateale, 165 milioni come somma di B2B, biblioteche ed export.
Altra buona notizia è che i 3,4 miliardi di euro di venduto dello scorso anno dell’editoria italiana sono superiori ai 2.941 milioni di euro delle pay tv, agli 1.725 milioni delle tv in chiaro – derivante dal canone Rai -, e pure agli 1.721 milioni dei videogiochi. Più in dettaglio, 1.777 milioni di euro è la spesa riferita a libri a stampa venduti nelle librerie, store online, supermercati, fiere e festival, e cartolibrerie.
Dove comprano i libri gli italiani, e quanto leggono
Ma dove comprano i libri gli italiani? Nelle librerie fisiche soprattutto, che pesano per il 53,9%, e un po’ meno ma comunque parecchio online (41,3%); la grande distribuzione fatta di supermercati e centri commerciali è ferma al 4,8%.
Per quanto riguarda i lettori, le note non sono dolentissime come potrebbe sembrare. Secondo l’indagine condotta da Pepe Research per AIE, nel 2022 sono il 71% i cittadini tra i 15 e i 74 anni che dichiarano di aver letto almeno 1 libro, di carta o elettronico, oppure ascoltato 1 audiolibro negli ultimi 12 mesi, il 3% in più rispetto al 2019.
In particolare, nel 2022 legge il 90% del campione nella fascia 15-17 anni, l’89% nella fascia 18-24, per poi scendere al 79% tra i 25 e i 34 anni, 78% tra i 35 e i 44 anni, 66% nella fascia 45-54 anni, 59% tra i 55 e i 64 anni, e poi risalire al 63% tra i 65 e i 74 anni. Per quanto riguarda il tempo dedicato alla lettura, solo il 21% dei lettori legge per più di 5 ore la settimana, il 16% tra le 3 e le 5 ore, il 14% massimo 3 ore a settimana, il 18% al massimo 2 ore a settimana, il 13% massimo 1 ora, il 18% legge ma non l’ha fatto nell’ultima settimana.
Quanti editori ci sono in Italia e quanto costano i libri
Per quanto riguarda i prezzi, nonostante l’inflazione, che solo da poco è iniziata a scendere, il prezzo medio di copertina alla produzione nel 2022 è di 19,87 euro, in linea con i valori del 2021 e del 2020 e inferiore al dato del 2010, che era di 21,6 euro. Il prezzo medio di copertina del venduto è invece 14,84 euro, lo stesso valore del 2021 e inferiore a quello del 2020, quando era pari a 15,08 euro.
Un altro dato significativo è il numero crescente di editori, anche indipendenti: le case editrici attive nel 2022, cioè che hanno inserito almeno un titolo nella banca dati dei libri in commercio, hanno sfondato quota 5 mila (5.184), oltre 1.000 in più rispetto a 12 anni fa.
Crescono le piccole case editrici
Le piccole case editrici nascondono spesso delle perle. “Siamo piccoli editori ma con un grande progetto: la qualità, nei materiali fisici ma anche nella materia prima della parola, quindi nello stile dei testi, siano poesie o saggi o storie per l’infanzia” spiega a QuiFinanza Roberto Cicala, editore di Interlinea, storica casa editrice novarese con un grande respiro nazionale, che inizia ora ad affacciarsi anche al mercato internazionale e che qualche mese ha raggiunto le prime posizioni in classifica grazie a un piccolo libro che è diventato un caso editoriale, quello dedicato a un Lucio Dalla inedito, in occasione degli 80 anni dalla nascita.
“Il nostro modo di essere non cambierà, anche se il libro del futuro sarà sempre più digitale: cercheremo di condividerlo in community e vorremmo crescere con i nostri lettori, in una prospettiva di formazione continua. Editoria è anche formazione e occorre impegnarsi in un nuovo umanesimo digitale” (qui gli editori “green” italiani).
Non a caso Interlinea ha da poco dato alle stampe “Arrivano i robot”, serie di riflessioni sull’Intelligenza artificiale da parte di nomi illustri. Un libro diverso dai molti che riguardano l’IA, in cui esperti dell’Università Cattolica nei diversi campi, dalla medicina all’agroalimentare, dall’educazione all’economia, dalla filosofia all’automotive, dalla comunicazione alla psicologia, in modo chiaro e sintetico rispondono ai molti dubbi attuali – anche sulla rivoluzione ChatGPT – in settori dove c’è ancora molto lavoro da svolgere, nella consapevolezza che lo sviluppo dell’innovazione e del progresso ha assoluto bisogno di ciò che Heidegger definì il “pensiero meditante”, per “ascoltare il linguaggio dell’essere affinché la tecnologia possa rimanere sempre al servizio dell’uomo e non finalizzata a se stessa”.
Interlinea, che secondo i dati Plimsoll occupa la 207esima posizione tra le aziende del settore e la 30esima tra le imprese editoriali con maggior indice di crescita – segue i trend di tenuta del mercato ma, prosegue Cicala, “con il problema dei costi di produzione aumentati, che non si possono trasferire del tutto sui lettori all’interno del prezzo di copertina”. Ottima infatti la crescita del 20% circa sull’e-commerce, e una leggera internazionalizzazione, con alcune traduzioni dopo la serie Amazon Prime “Prisma dedicata al libro di poesie “Dolore minimo” firmato dalla poetessa transessuale Giovanna Cristina Vivinetto.
Interlinea ha anche appena portato in Italia una delle voci più delicate e tenaci dell’Africa contemporanea, quella di Susan Kiguli, poetessa ugandese premiata qualche giorno fa al Festival internazionale di Poesia civile di Vercelli. Kiguli parla degli orrori della guerra – come il genocidio del 1994 in Rwanda o le violenze nel suo Paese – ma con uno sguardo severo che nello stesso tempo rifiuta la rabbia cieca. Uno sguardo e una parola che, nonostante tutto, rimangono teneri e avvolgente.
L’apertura al mercato estero è un dato ormai storico per il mercato italiano. L’Europa è la prima area di sbocco con il 62% degli acquisti: i Paesi europei dove si è esportato di più nel 2022 sono Spagna, Francia, Polonia, Grecia e Germania. Poi ci sono Asia 18%, America Latina 6%, Medio Oriente 5%, Africa 4%, USA e Canada 3%. Nel 2022 l’Italia ha comprato dall’estero i diritti di traduzione di 9.432 titoli e ha venduto all’estero 7.889 diritti di traduzione di opere italiane. I generi più venduti alle case editrici straniere sono stati libri per bambini e ragazzi (35%), saggistica di divulgazione (20%), narrativa per adulti (19%), manualistica non universitaria (9%) e fumetti (5%).