Nonostante la fine dello stato di emergenza e il conseguente parziale allentamento delle misure restrittive per contrastare la pandemia, sono ancora molti i cittadini italiani che temono di contrarre di nuovo il virus.
Anche da parte delle istituzioni (in primis il ministero della Salute, con al seguito l’Istituto Superiore di Sanità e gli esperti del Comitato tecnico scientifico) l’invito per combattere il Covid rimane quello di continuare a osservare tutte le precauzioni necessarie.
Omicron e variante 2, lo studio dell’Iss e l’obbligo delle mascherine al chiuso
Non sembra infatti una possibilità così remota quella di infettarsi una seconda volta, anche a distanza di poco tempo, soprattutto con la variante Omicron 2. Ed è proprio quest’ultima versione del coronavirus a mettere in guardia gli esperti, timorosi per le possibili conseguenze di un nuovo aumento dei contagi in vista dell’estate.
Per farsi un’idea precisa basta leggere il rapporto esteso “Covid-19: sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale” diffuso durante l’ultimo fine settimana dall’Iss presieduto da Silvio Brusaferro. Anche qui viene ribadito come la conclusione del periodo di emergenza avvenuta lo scorso 31 marzo non significhi abbandonare la prudenza, soprattutto negli ambienti più a rischio come piscine e palestre.
Nelle stesse ore intanto il titolare del ministero Roberto Speranza ha annunciato che il prossimo 20 aprile, in base all’andamento dei contagi, si deciderà con una circolare se prorogare l’obbligo di tenere le mascherine al chiuso per almeno due settimane o addirittura un mese oppure se revocarlo in occasione della Festa dei lavoratori, ossia dal primo di maggio.
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Riammalarsi con Omicron, chi rischia di più
Il rapporto dice che con la variante Omicron e la sua sottovariante la possibilità di ammalarsi di nuovo si verifica più spesso. Le reinfezioni, soprattutto, sono più frequenti nei giovani, in particolare nella fascia d’età fra 12 e 49 anni. Gli esperti hanno preso in esame l’andamento del virus a partire dallo scorso 6 dicembre, periodo in cui è cominciata la diffusione di Omicron.
“L’analisi – si sintetizza nel rapporto – evidenzia un aumento del rischio relativo di riammalarsi”. Più alto, appunto, tra i più giovani. Non solo. Il rischio di reinfezione con Omicron è più alto in chi ha avuto una prima diagnosi di Covid-19 da oltre 210 giorni, cioè in chi si è ammalato per la prima volta più di sette mesi fa rispetto a chi ha avuto la prima diagnosi tra tre e sette mesi fa.
Covid e reinfezioni, il confronto tra uomo e donna
Rischio più alto (ovviamente) tra le persone non vaccinate o vaccinate con solo una dose da oltre 120 giorni, rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i quattro mesi. Ma sono tanti gli aspetti evidenziati nel rapporto: tra questi salta all’occhio come il rischio di riammalarsi, per esempio, sia più alto “nelle femmine rispetto ai maschi“.
Questo, secondo l’Iss, “può essere verosimilmente dovuto alla maggior presenza di donne in ambito scolastico (oltre l’80%) dove viene effettuata una intensa attività di screening” e al fatto che “le donne svolgono più spesso la funzione di caregiver in ambito familiare”. Le reinfezioni sono inoltre più frequenti negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione.