Covid, la nuova variante Kraken fa paura: sintomi e rischi, cosa sappiamo

"Cugina" di Gryphon e "nipote" di Omicron, la sottovariante XBB.1.5 si sta diffondendo sempre di più negli Usa ed è comparsa anche dalle nostre parti

Pubblicato: 7 Gennaio 2023 18:22

Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Dopo la grande e preoccupante ondata registrata in Cina, l’allarme per la pandemia Covid si estende anche al resto del mondo. Al momento sono gli Stati Uniti la principale “fucina” di una nuova variante che si dimostra molto aggressiva: la cosiddetta “Kraken”.

Il nome è tutto un programma: un chiaro riferimento al mostro marino di enormi dimensioni, una sorta di piovra-calamaro gigante, molto celebre nella cultura anglosassone. Ecco i rischi e i sintomi segnalati dagli esperti.

La variante Kraken, figlia di Omicron

La Kraken è una sottovariante, “cugina” dell’altra recente variante Gryphon (di cui abbiamo parlato qui) e “nipote” dell’ormai “vecchia” Omicron che ha caratterizzato la maxi ondata di oltre un anno fa, divenuta celebre per la sua minore aggressività ma anche per la sua estrema contagiosità. Il codice scientifico della nuova variante è XBB.1.5 e si sta diffondendo rapidamente in terra americana. Talmente rapidamente da registrare la crescita di casi più rapida dai tempi di Omicron 1. Anche il codice identificativo deriva dalla “parentela” con Omicron XBB, e cioè Gryphon.

Secondo il monitoraggio a cura dei Centres for Disease and Prevention (CDC), negli Usa i contagi di Covid-19 sono raddoppiati nell’ultima settimana e oltre il 40% è legato proprio alla diffusione di Kraken (il 75% nel nord-est del Paese). La sua crescita è stata esponenziale, considerando che appena un mese fa la sottovariante era al 4%. Nella sola New York, la mutazione XBB.1.5 si è diffusa di oltre il 140% in più nel giro di un mese.

I primi casi di contagio da Kraken sono stati registrati a ottobre proprio a New York e nel Connecticut. Come sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ora la nuova variante è presente in 29 Stati, anche in Europa. In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, sono stati segnalati al momento pochissimi contagi. Si tratta però ovviamente di dati parziali e in costante aggiornamento.

I rischi per la salute

A differenze delle altre varianti, Kraken resiste di più alle nostre difese immunitarie, come ha sottolineato l’epidemiologo statunitense Eric-Feigl-Ding. Il suo “segreto” è probabilmente legato al fatto che è una ricombinazione delle varianti BA.2.10.1 e BA.2.75, entrambe in grado di eludere gli anticorpi acquisiti con i vaccini o il contagio. A rivelarlo è lo Scripps Research Translational Institute della California. Kraken però è la forma evoluta dei suoi genitori, in quanto maggiormente in grado di legarsi ad ACE2, ovvero il recettore presente sulla superficie delle cellule di diversi organi, attraverso cui il coronavirus si fa strada nel nostro organismo.

Insomma, per gli esperti Kraken ha tutte le carte in regola per guidare una nuova ondata, per giunta più grave di quella legata a Omicron. Uno scenario che inizia a delinearsi con l’aumento di ricoveri e decessi segnalato negli Usa. C’è però da chiarire che al momento si posseggono poche e parziali informazioni sulla reale aggressività della sottovariante.

“È importante che la gente sappia che esiste una variante più trasmissibile, ma anche che questa è la stagione in cui circolano tutti i virus respiratori. La consapevolezza è diversa dalla paura”, ha evidenziato Pavitra Roychoudhury, virologa dell’Università di Washington Medicine.

Sintomi e rimedi

I sintomi provocati da contagio da Kraken sono grossomodo gli stessi di influenza e altre varianti Covid:

Dal punto di vista della lotta alla malattia grave causata dalla nuova mutazione, si parla di anticorpi neutralizzanti, indotti dalle vaccinazioni e dalle infezioni precedenti (intanto in Cina va a ruba farmaco “italiano”). Ma soprattutto i linfociti T che riconoscono più elementi del virus. Tuttavia nei soggetti anziani e fragili questi strumenti risultano meno efficaci, soprattutto a lungo termine.

I modi per evitare una nuova ondata su larga scala sono sempre gli stessi: screening e tamponi rapidi, indossare mascherine di alta qualità, ricambio efficace e costante dell’aria nei luoghi chiusi e vaccini aggiornati. “Presto avremo più dati sull’efficacia dei vaccini contro XBB.1.5”, ha spiegato Aschich Jha, coordinatore della risposta al Covid della Casa Bianca.

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