Consiglio europeo, arrivano 3 miliardi di euro provenienti da asset russi per riarmare l’Ucraina

L'accordo raggiunto consentirà a Kiev di acquistare equipaggiamenti militari

Pubblicato: 22 Marzo 2024 09:45

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

In seguito all’invasione russa dell’Ucraina, sono stati congelati 260 miliardi di euro di asset della Banca Centrale Russa in tutto il mondo, di cui oltre due terzi (circa 210 miliardi di euro) nell’Unione Europea. A seconda dei tassi di interesse, si prevede che i rendimenti generati da questi beni congelati ammontino a circa 2,5-3 miliardi di euro nel corso del 2024. Oggi, il Consiglio Europeo ha deciso di destinare tali rendimenti all’Ucraina.

Le cifre degli asset russi

Dal 15 febbraio, l’Unione Europea aveva già stabilito che le società di clearing, i depositari centrali di titoli, che detengono riserve e attività della Banca Centrale Russa di valore superiore a un milione di euro, dovevano accantonare questi rendimenti e non distribuirli agli azionisti. È importante sottolineare che questi rendimenti sono entrate non di proprietà della Russia, ma della società di clearing, e si generano unicamente a causa dell’immobilizzazione di quegli asset. Inoltre, essi sono già soggetti a tassazione nazionale (per esempio, il Belgio ricava annualmente 1,5 miliardi di euro dai rendimenti, che vengono indirizzati all’Ucraina).

L’accordo raggiunto dai 27 paesi membri prevede di prelevare il 97% degli utili netti derivanti dall’immobilizzazione dei beni della Banca Centrale Russa, limitatamente a quelli accantonati dal 15 febbraio. Il restante 3% potrà essere trattenuto dalle società al fine di garantire l’efficienza delle proprie operazioni. Inoltre, le società potranno temporaneamente trattenere il 10% del contributo a titolo di salvaguardia, da utilizzare esclusivamente per affrontare eventuali spese necessarie per la gestione del rischio, derivanti dalla guerra in Ucraina.

Una volta terminata l’immobilizzazione, anche il 10% rimanente (o qualsiasi parte rimanente) sarà devoluto all’Ucraina. Per l’anno in corso, il 90% della somma prelevata sarà destinato alla fornitura di attrezzature militari tramite il Fondo Europeo per la Pace, mentre il restante 10% andrà al bilancio dell’Unione Europea.

Nel contesto della quota destinata al bilancio dell’UE, l’intera dotazione sarà assegnata allo Strumento per l’Ucraina nel 2024. Da questo strumento derivano i contributi per l’assistenza finanziaria totale pari a 50 miliardi di euro fino al 2027, e al Programma Europeo per l’Industria della Difesa a partire dal 2025. Se le proposte verranno rapidamente adottate dal Consiglio, i pagamenti – effettuati semestralmente – potranno avere luogo a partire dalla metà del 2024.

Le difficoltà

La decisione del Consiglio Europeo farà certamente discutere più avanti, in quanto esiste la possibilità che il denaro prelevato venga restituito dopo la guerra se la Russia avviasse un’azione legale. Mercoledì, il Cremlino ha affermato che una simile mossa costituirebbe una flagrante violazione del diritto internazionale, ma i diplomatici dell’UE hanno affermato di essere tutti d’accordo sul fatto che i profitti o gli interessi generati dai beni congelati potrebbero essere utilizzati in Ucraina.

Volodymyr Zelensky nei giorni scorsi aveva esortato i leader dell’Unione Europea ad aumentare il sostegno con una maggiore copertura aerea per proteggere le città orientali dai bombardamenti russi, compreso il rilascio dei beni congelati. “L’aggressore dovrebbe pagare il prezzo più alto per la guerra,  questo è in linea sia con la lettera che con lo spirito della legge”, ha detto ai leader dell’Ue in un discorso video. Zelensky ha poi ringraziato i paesi membri per il pagamento di 5 miliardi di euro dal fondo di assistenza all’Ucraina concordato a dicembre e per la recente promessa di munizioni nell’ambito di un’iniziativa lanciata dalla Repubblica Ceca per l’acquisto di armi al di fuori dell’Ue.

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