Riforma pensioni 2022, si torna alla legge Fornero?

Dal primo gennaio 2022 potrebbe scattare il limite di 67 anni per l'uscita dal lavoro con uno scalone quinquennale

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Dal primo gennaio 2022 la legge Fornero, con il limite di 67 anni per l’uscita dal lavoro, tornerà operativa. Almeno al netto di un intervento delle parti politiche, che infatti sono al lavoro su una difficile mediazione. Quali sono le ipotesi in campo per un intervento auspicato “strutturale”, “sostenibile” ed “equo” dal ministro del Lavoro Andrea Orlando?

È il 31 dicembre la data prevista per la scadenza di Quota 100, che consente di andare in pensione a 62 anni, con 38 anni di contributi. Sul rinnovo di Ape sociale e Opzione Donna non sembrano esserci ostacoli politici insormontabili, ma ripristinare la Fornero in automatico significherebbe uno “scalone” di cinque anni di età. Un paradosso, se si pensa a quanto potrebbero cambiare le carte in tavola per lavoratori, impiegati nello stesso periodo, e nati a un mese soltanto di distanza l’uno dall’altro.

In cosa consiste e come funziona Quota 41

Parte della trattativa ruota intorno alla cosiddetta Quota 41, che consente il pensionamento una volta raggiunti i 41 anni di contributi. L’ipotesi piace ai sindacati e alla Lega, ma per le casse dello Stato si rivelerebbe davvero molto costosa, forse più di Quota 100. Ai lavoratori piace poco il ricalcolo basato sulla proporzione tra coefficiente di uscita a 63 o 64 anni e coefficiente della pensione a 67 anni, con coinvolgimento degli anni di versamento contributivo precedenti alla Riforma Dini e al 1996. Per compensare i costi, si valuta più flessibilità. Con la Legge di Bilancio 2017, per alcuni, Quota 41 è già disponibile. Si tratta di lavoratori che operano in condizioni particolarmente disagiate. L’idea allora sarebbe di partire da questo gruppo per allargare la platea, ma una compensazione per limitare i costi sembra pur sempre inevitabile.

Cos’è lo scivolo di 5 anni per la Pa. Come funziona il contratto di espansione.

Il ministro Brunetta ha ventilato l’idea di uno scivolo di 5 anni per i dipendenti pubblici, che a questo punto potrebbero lasciare l’impiego a 62 anni pagando personalmente l’anticipo come forma di compensazione per contenere i costi. L’altra possibilità per un alleggerimento del peso fiscale sull’erario è un ricalcolo interamente contributivo.

Anche il potenziamento del contratto di espansione, già applicabile alle aziende con un massimo di 100 dipendenti, è al vaglio delle valutazioni. Questo contratto offre ai lavoratori la possibilità di accedere alla pensione fino a 5 anni prima dell’età standard su base volontaria o di ridurre il proprio orario di lavoro fino al 30%. La riduzione dell’orario di lavoro avviene tramite l’attivazione di una cassa integrazione a costo zero per il datore di lavoro.
Per aderire al contratto di espansione, le aziende devono avviare una trattativa con i sindacati e sviluppare un piano assunzioni. Tale piano, finalizzato alla riqualificazione e al ricambio generazionale, mira a favorire la ristrutturazione e la modernizzazione delle aziende, contribuendo alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla crescita economica.
Il contratto di espansione rappresenta quindi uno strumento flessibile per gestire la transizione verso la pensione e per promuovere la riconversione del mercato del lavoro.

 

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