Quello che ha preso il via ieri (martedì 12 settembre, ndr) negli Usa è l’inizio di un lungo percorso che potrebbe portare a una delle più grandi rivoluzioni degli ultimi tempi. Il governo degli Stati Uniti ha avviato un processo contro Google per presunto abuso di posizione dominante. In una parola, monopolio. Si tratta del primo caso nell’era Internet in cui il governo a stelle e strisce porta in tribunale un colosso per motivi di controllo monopolistico.
Qualcosa di molto simile si verificò nel 1998, quando il Dipartimento di Giustizia fece causa a Microsoft: l’accusa allora era che il colosso di Bill Gates avesse raggruppato illegalmente i suoi vari prodotti “in un modo che soffocava la concorrenza e costringeva le persone a utilizzare i suoi prodotti”. In quel caso il giudice si pronunciò a favore del governo Usa, affermando che Microsoft aveva violato le leggi antitrust. Da qui il passo a Google non è stato breve, ma è arrivato.
Di cosa è accusata Google
Secondo il Dipartimento di Giustizia americano, il colosso fondato da Larry Page e Sergey Brin e guidato oggi dal CEO Sundar Pichai avrebbe abusato del suo potere da monopolista per dominare il business dei motori di ricerca. Secondo l’accusa, Google avrebbe “orchestrato illegalmente i suoi affari”, diventando non a caso il primo motore di ricerca che chiunque di noi vede quando usa lo smartphone o accende il pc. L’obiettivo di Google, prosegue il governo Usa, era eliminare la concorrenza. Almeno si è riusciti nel tempo a rendere obbligatorio il diritto all’oblio.
Il nodo centrale dell’accusa riguarda il fatto che Google paga miliardi di dollari ogni anno per accordi esclusivi con produttori di telefoni, come Apple e Samsung, e browser web, come Mozilla, che esegue Firefox. Questi accordi consentono a Google di essere il motore di ricerca predefinito sulla maggior parte dei dispositivi. Il Dipartimento di Giustizia afferma che, assicurandosi questa posizione, Google è stata in grado di eliminare i rivali più piccoli.
La difesa di Google
Nonostante la minaccia di GhatGPT, per cui Google si è trovata a dover far fuori 12mila dipendenti, il colosso di Brin e Page oggi vale 1,7 trilioni di dollari e controlla circa il 90% del mercato dei motori di ricerca. L’attività di ricerca di Google fornisce più della metà dei 283 miliardi di dollari di ricavi e dei 76 miliardi di dollari di utile netto registrati dalla società madre Alphabet.
L’azienda afferma che il suo motore di ricerca è superiore a quello della concorrenza ed è per questo che domina il settore. Se le persone non vogliono utilizzare Google, possono semplicemente passare ad un altro motore, dicono candidamente da Mountain View. “Le persone non usano Google perché devono, lo usano perché vogliono”, ha scritto il “re degli avvocati” di Google Kent Walker in una dichiarazione. “È facile cambiare il motore di ricerca predefinito: abbiamo superato da tempo l’era della connessione Internet remota e dei CD-ROM”. Affermazione vera, ma senz’altro discutibile, considerato l’essenza stessa del monopolio, che spinge tutti – tranne qualche piccola comunità nerd – ad avere lo stesso motore di ricerca.
Un altro degli avvocati di Google, John Schmidtlein, si è difeso sostenendo che ha la decisione di Apple di rendere Google il motore di ricerca predefinito nel suo browser Safari dimostra come il motore di ricerca di Google sia il prodotto superiore preferito dai consumatori. Ma ha tralasciato di evidenziare che ogni anno sborsa 10 miliardi di dollari l’anno ad Apple e ad altre società per garantire che il suo motore sia l’impostazione predefinita o l’unica motore di ricerca disponibile su browser e dispositivi mobili utilizzati da milioni di persone. Altrettanto anticoncorrenziali, ha affermato il Dipartimento di Giustizia, sarebbero i contratti di Google per garantire che i dispositivi Android siano dotati di app e servizi Google, inclusa la ricerca Google, preinstallati.
Monopolio e controllo dei dati: quale impatto
C’è anche di più: gli accordi garantiscono un flusso costante di dati degli utenti a Google che rafforzerebbe ulteriormente il suo monopolio, ha affermato il governo americano, portando ad altre conseguenze come danni alla privacy dei consumatori e prezzi pubblicitari più alti.
“Due decenni fa, Google è diventata la beniamina della Silicon Valley come una start-up frammentaria con un modo innovativo di effettuare ricerche nell’internet emergente”, ha scritto il Dipartimento di Giustizia nella sua denuncia iniziale. “Quel Google è scomparso da tempo”. “Questa ruota gira da 12 anni, e gira sempre a vantaggio di Google”, ha detto alla corte l’avvocato del Dipartimento di Giustizia Kenneth Dintzer. “La pratica, in ultima analisi, influisce su ciò che i consumatori vedono nei risultati di ricerca e impedisce ai nuovi rivali di guadagnare dimensioni e quote di mercato“.
Secondo la difesa, il caso Google sarebbe molto diverso da quello di Microsoft. “Google ha gareggiato nel merito per ottenere la preinstallazione e lo stato predefinito” sui dispositivi e sui browser di consumo, mentre le prove dimostreranno che il motore di ricerca Bing di Microsoft non è riuscito ad acquisire clienti perché Microsoft non ha investito e non ha innovato”, ha sentenziato Schmidtlein.
Quali conseguenze se Google verrà condannata
Ciò che è certo è che questa causa “colpisce al cuore il potere di Google su Internet per milioni di consumatori, inserzionisti, piccole imprese e imprenditori americani legati a un monopolista illegale”, come ha affermato l’ex procuratore generale William Barr quando il caso è stato archiviato per la prima volta nell’ottobre 2020. Ora, quasi tre anni dopo, con milioni di pagine di documenti prodotti e le deposizioni di più di 150 persone, inizia il processo.
Non è ancora stato reso noto l’elenco dei testimoni, ma ce ne saranno sicuramente di illustri. Certamente verranno chiamati il CEO Pichai, e anche i manager e diversi ex dipendenti di Google, Apple, Microsoft e Samsung.
Si tratta di qualcosa di davvero rivoluzionario, perché per la prima volta viene realmente messo in discussione il modo in cui le Big Tech riescono ad accumulare potere e a controllare i prodotti di cui innestano nelle persone il bisogno quotidiano. Se Google verrà ritenuta colpevole, gli effetti potrebbero essere enormi, ha detto Dintzer. Ci sarà sicuramente una multa plurimilionaria, ma non solo: “Questo caso riguarda il futuro di Internet e se il motore di ricerca di Google dovrà mai affrontare una concorrenza significativa”. Questo processo potrebbe cambiare il modo in cui i giganti della tecnologia sono in grado di fare affari e, di fatto, il modo in cui viene gestito Internet.