Traffico e smog, le città italiane messe peggio: il rapporto Pendolaria su treni, tram e metro

Preoccupa la situazione a Roma, e gli impatti degli eventi meteo estremi sulle infrastrutture del trasporto pubblico, Lazio, Lombardia e Campania le più colpite

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

L’Italia si posiziona all’ultimo posto in Europa per quanto riguarda la mobilità sostenibile su ferro, come emerge da un’analisi comparativa con Regno Unito, Germania e Spagna. La carenza di infrastrutture, in particolare metropolitane, tranvie e ferrovie suburbane, è la principale criticità che emerge e che condanna le nostre città a rimanere soffocate dal traffico e dallo smog.

Roma rappresenta un esempio emblematico della situazione disastrosa del sistema italiano. La Capitale si classifica tra le città europee con la dotazione di binari e metro più carente e, tra il 2010 e il 2023, ha subito il maggior numero di disagi causati da eventi meteorologici estremi alle infrastrutture di trasporto pubblico. Danni e interruzioni che hanno pesato notevolmente sulla qualità del servizio offerto ai cittadini.

Le conseguenze di questa inefficienza sono molteplici:

È urgente un cambio di rotta:

La mobilità sostenibile in Italia: il report “Pendolaria – Speciale Aree Urbane” di Legambiente

Il report “Pendolaria – Speciale Aree Urbane” di Legambiente, diffuso oggi nell’ambito della campagna Clean Cities, offre una panoramica dettagliata, supportata da dati e analisi, sullo stato della mobilità sostenibile in Italia. Il documento evidenzia i ritardi del nostro paese, i problemi irrisolti di Roma e gli impatti dei fenomeni meteorologici estremi sulle infrastrutture del trasporto pubblico in tutta la Penisola.

I dati raccolti sono inequivocabili: in Italia, la lunghezza totale delle linee di metropolitane si attesta a poco meno di 256 km, una cifra significativamente inferiore rispetto ai valori registrati nel Regno Unito (680,4 km), in Germania (656,5 km) e in Spagna (615,6 km). La rete metropolitana italiana risulta essere inferiore, o al massimo paragonabile, a quella di singole città europee come Madrid (291,3 km) o Parigi (225,2 km).

Per quanto riguarda le tranvie, l’Italia conta solamente 397,4 km di linee, una cifra molto distante dai 875 km presenti in Francia e soprattutto dai 2.042,9 km della Germania.

Anche per quanto riguarda le ferrovie suburbane, utilizzate quotidianamente da numerosi pendolari, l’Italia mostra un ritardo evidente. La rete ferroviaria suburbana italiana conta solo 740,6 km, mentre in Germania si contano 2.041,3 km, nel Regno Unito 1.817,3 km e in Spagna 1.442,7 km.

Questi dati delineano una situazione critica e sottolineano la necessità di interventi mirati per migliorare la mobilità sostenibile e ridurre l’impatto ambientale delle nostre città.

Roma tra le peggiori in Europa nella dotazione di binari di metro

Il panorama della mobilità urbana italiana, esaminato nel contesto europeo, rivela una situazione preoccupante, soprattutto per la Capitale. Roma si posiziona tra le peggiori città in Europa in termini di dotazione di binari di metropolitana, con soli 1,43 km ogni 100mila abitanti. Questa cifra è significativamente inferiore rispetto ad altre capitali come Londra (4,93 km), Madrid (4,48 km) e Berlino (4,28 km).

L’attenzione sugli investimenti nel settore ferroviario è un altro punto critico. L’Italia ha dedicato pochi sforzi a questo comparto, privilegiando gli investimenti nel trasporto su gomma. Nel 2023, non è stata inaugurata nemmeno un chilometro di nuove tranvie, e l’unica aggiunta alle metropolitane è stata l’apertura di un nuovo tratto della M4 a Milano.

Guardando indietro negli anni, dal 2016 al 2023, sono stati realizzati solo 11 km di tranvie e 14,2 km di metropolitane. La media annua di realizzazione, rispettivamente di 1,375 km e 1,775 km, è notevolmente al di sotto di quanto sarebbe necessario per avvicinarsi alle dotazioni medie europee. Questi dati evidenziano la necessità di un impegno più robusto e sostenuto per migliorare la mobilità urbana in Italia.

L’Italia e l’amore per l’auto: un parco veicoli record in Europa

L’Italia conferma la sua posizione di nazione fortemente dipendente dall’uso dell’auto, mantenendo il primato per il parco auto più grande d’Europa. Con 666 auto ogni mille abitanti, il numero supera del 30% la media di Francia, Germania e Spagna.

Questa scelta è influenzata da diversi fattori, tra cui la mancanza di interconnessioni tra le varie linee di trasporto di massa, dei mezzi di trasporto pubblico locale (TPL) e delle opzioni di mobilità dolce. Inoltre, l’integrazione delle stazioni con il tessuto urbano pedonabile e ciclabile risulta essere carente, contribuendo così alla preferenza per l’utilizzo dell’auto.

Città italiane: immobilismo e vulnerabilità nella crisi climatica

Il persistente immobilismo delle città italiane, sempre più fragili e vulnerabili a causa della crisi climatica, rivela anche una carenza di investimenti nel settore dei trasporti. Un segnale preoccupante è emerso con l’approvazione dell’ultima legge di bilancio nel dicembre 2023, la quale, per la prima volta dal 2017, non destina fondi né al trasporto rapido di massa, la cui dotazione è stata ridotta, né alla promozione della ciclabilità e della mobilità dolce.

Verso un futuro urbano sostenibile, la visione di Legambiente

Legambiente prospetta un futuro in cui gli investimenti nelle metropoli italiane saranno cruciali per risolvere le problematiche persistenti legate alla mobilità e all’inquinamento. L’associazione sottolinea l’importanza di colmare il divario che si è creato con gli altri principali paesi europei. Per questo, sollecita il Governo Meloni a inaugurare un’era di politiche incentrate sulla rigenerazione urbana. Tra le priorità, Legambiente evidenzia la necessità di migliorare e potenziare il trasporto ferroviario, ottimizzare il servizio sulle linee già esistenti, promuovere la mobilità condivisa e l’elettrificazione dei mezzi di trasporto. Inoltre, l’associazione invita ad adottare misure per adeguare le infrastrutture agli eventi climatici estremi, con l’obiettivo di riconfigurare strade, piazze e spazi pubblici per favorire le persone anziché le automobili.

Città italiane ferme al palo, necessaria una svolta green per la mobilità urbana

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, osserva con preoccupazione l’immobilismo delle città italiane, affermando che mentre l’Europa abbraccia sempre più velocemente il trasporto su rotaia, l’Italia rimane ferma al palo. Per invertire questa tendenza, Ciafani sottolinea la necessità di uno sforzo finanziario aggiuntivo fino al 2030, stimato in 1,5 miliardi di euro all’anno. Questi fondi dovrebbero essere destinati alla realizzazione di nuove linee metropolitane, tranvie e linee suburbane, con l’obiettivo di recuperare risorse dai progetti autostradali e stradali, rifinanziando i settori del trasporto rapido di massa e della ciclabilità, gravemente penalizzati dal governo Meloni.

Ciafani enfatizza la critica necessità di evitare sprechi di risorse in progetti faraonici, come l’ipotetico Ponte sullo Stretto di Messina, valutato dal governo a ben 11 miliardi di euro. In un periodo in cui la crisi climatica accelera, l’appello è a ripartire dalle città, trasformandole in centri moderni, vivibili e sostenibili. Tale trasformazione non solo porterebbe a benefici ambientali, ma anche a vantaggi economici significativi.

Mobilità Romana, un salto di qualità necessario

Roberto Scacchi, responsabile mobilità di Legambiente, evidenzia la critica situazione della Capitale d’Italia in termini di dotazione di binari di metro e tranvie, piazzandola tra le peggiori in Europa. Scacchi sostiene che gli attuali progetti finanziati non saranno sufficienti per ridurre il divario rispetto ad altre città europee. La soluzione, afferma, è accelerare rapidamente e in modo rigoroso l’implementazione di tutti i progetti ancora mancanti, trasformando i cantieri in vere e proprie opere di transizione ecologica. L’obiettivo è compiere un significativo salto di qualità nella mobilità romana, includendo la realizzazione di nuovi chilometri di tracciati per le metro, la chiusura dell’anello ferroviario e l’implementazione di nuovi tram. Particolare attenzione è posta sul tram che, partendo dalla stazione Termini, raggiungerà San Pietro, promettendo di cambiare in meglio il cuore di Roma.

Impatti del cambiamento climatico sulla mobilità in Italia

Dal 2010 al 2023, l’Italia ha registrato 182 eventi meteo estremi che hanno avuto significativi impatti sui servizi ferroviari, causando rallentamenti o interruzioni. Questi eventi sono stati causati non solo da piogge intense e allagamenti, ma anche da frane dovute a precipitazioni eccezionali, temperature record e forti raffiche di vento. Le regioni più colpite sono state il Lazio con 37 eventi, seguito dalla Lombardia con 25, e la Campania con 17. Roma si distingue come la città più affetta, con 34 eventi meteo estremi che hanno provocato danni alle infrastrutture di trasporto pubblico o interruzioni al servizio, nella maggior parte dei casi legati a piogge intense e allagamenti. Napoli, con 12 casi, e Milano, con 10 eventi, seguono nella classifica delle città più colpite, dove le esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro hanno causato la chiusura della linea metropolitana M3.

Legambiente sottolinea che i danni alle infrastrutture e alla mobilità causati dal cambiamento climatico sono tra i più rilevanti e si prevede che aumenteranno notevolmente entro il 2050, arrivando a costare circa 5 miliardi di euro all’anno, secondo quanto riportato da un Rapporto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel 2022. Questo rappresenta un incremento di circa 12 volte rispetto alle stime di danno attuali. In assenza di misure preventive, il danno complessivo, diretto e indiretto, potrebbe raggiungere un valore compreso tra lo 0,33% e lo 0,55% del PIL italiano al 2050.

Progetti ferroviari in stand-by, la critica situazione a Roma secondo Legambiente

Legambiente mette in evidenza nove progetti ferroviari attualmente in stallo a Roma, evidenziando una serie di criticità.

  1. Chiusura dell’anello ferroviario romano: inizialmente finanziato attraverso i fondi del PNRR, ha subito tagli sostanziali nella revisione estiva, con una riduzione di 175 milioni di euro rispetto ai 262 inizialmente disponibili. Nonostante sia un progetto pronto da 30 anni e approvato dai cittadini, sembra ora scomparire dall’orizzonte
  2. Nodo Pigneto: la creazione di una nuova stazione di interscambio tra ferrovie regionali e metro C nella zona est di Roma. Con tre bandi di gara deserti, la costruzione non ha mai preso il via, accumulando un ritardo di almeno 6 anni
  3. Piani di assetto delle stazioni: progettati per Tiburtina, Tuscolana, Trastevere e Ostiense, mancano di aggiornamenti e chiarezza sulla loro realizzazione
  4. Quadruplicamento della Ciampino-Capannelle: tagliato nella revisione del PNRR, insieme al raddoppio Cesano-Vigna di Valle sulla FL3, mentre il raddoppio della FL2 fino a Guidonia non mostra segni di conclusione
  5. Nuove linee tranviarie per il Giubileo 2025: finanziate dal PNRR, comprendono la linea lungo Viale Palmiro Togliatti e la TVA (Termini-Vaticano-Aurelio), quest’ultima rimandata al 2026. Le controversie attorno all’opera si concentrano su presunti impatti visivi e acustici su Via Nazionale
  6. Ferrovia Termini-Giardinetti: dal 2015, l’avviso di chiusura della tratta Centocelle-Giardinetti è appeso al capolinea di Giardinetti. Dopo quasi 9 anni, non si sono verificati cambiamenti, lasciando inutilizzati 3 km di binari in un’area problematica per ingorghi e mancanza di servizi pubblici

Buone pratiche urbane per la mobilità

Oltre a denunciare le criticità, Legambiente segnala anche alcune buone pratiche urbane in materia di mobilità.

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