Leasing, gli aspetti fiscali più rilevanti e come gestirlo contabilmente

La normativa fiscale sul leasing è in continua evoluzione. Ecco a cosa stare attenti per gestire contabilmente in maniera corretta i canoni versati periodicamente

Pubblicato: 14 Ottobre 2024 09:20

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Uno degli strumenti di cui le aziende e liberi professionisti fanno ampio uso è il leasing, che permette una certa flessibilità nel momento in cui si devono acquistare dei beni utili per l’attività. Grazie al leasing è possibile utilizzare un bene senza doverlo acquistare direttamente, ma soprattutto è possibile accedere ad una serie di benefici nel momento in cui si gestisce il capitale e si riescono ad ottimizzare i flussi di cassa.

Benché sia uno strumento molto semplice da utilizzare, fiscalmente parlando il leasing è particolarmente complesso e la normativa in materia è in continuo sviluppo. Ma cerchiamo di capire come si devono muovere i diretti interessati e a cosa devono stare attenti nella sua gestione.

In cosa consiste il leasing

Una definizione ufficiale di leasing arriva dall’articolo 17, comma 2, della Legge n. 183/76, che lo definisce come una forma di contratto attraverso il quale un soggetto concede ad un altro la possibilità di utilizzare un bene: il suo godimento avviene a seguito di un versamento di un canone periodico. Il contratto può prevedere la possibilità di riscattare il bene al suo termine.

Nella maggior parte delle occasioni il bene si trova presso il venditore. L’accordo si viene a definire nel momento in cui un finanziatore acquista il bene dal venditore e lo mette a disposizione dell’utilizzatore, il quale si impegna a versare un canone periodico al finanziatore. L’opzione di riscatto può essere esercitata con il versamento dell’importo residuo, che viene prefissato nel momento in cui viene stipulato il contratto.

A carico dell’utilizzatore è la conduzione del bene: nel caso di un automobile, per esempio, vi è l’acquisto del carburante. Una volta esercitata l’opzione di riscatto la proprietà del bene, che fino a quel momento è stato di proprietà della società finanziatrice, passa all’utilizzatore.

Documenti necessari per stipulare un leasing

Per stipulare un contratto di leasing sono necessari due elementi fondamentali:

Leasing operativo e finanziario

Come abbiamo anticipato in precedenza il leasing è un contratto attraverso il quale un soggetto dà in locazione dei beni mobili o immobili ad un conduttore. Quest’ultimo ha la possibilità di acquistare i beni locati allo scadere del contratto, dopo aver versato un prezzo prestabilito. A seconda del tipo di operazioni che si stanno effettuando, si possono distinguere due tipi diversi di leasing:

Come deve essere gestito il leasing contabilmente

Quanto andremo ad analizzare in questa sede si applica ai casi più comuni di leasing, nei quali è prevista la facoltà di riscattare il bene al termine della locazione da parte di un utilizzatore (il cosiddetto leasing finanziario). Da un punto di vista strettamente contabile, i beni strumentali possono diventare rilevanti secondo due criteri:

Quale disciplina fiscale deve essere applicata

A determinare quale disciplina fiscale debba essere applicata è l’articolo 102, comma 7, del Tuir, che si applica ai soggetti Irpef e Ires. In base a queste regole:

Per l’impresa utilizzatrice che imputa a conto economico i canoni di locazione finanziaria, a prescindere dalla durata contrattuale prevista, la deduzione è ammessa per un periodo non inferiore alla metà del periodo corrispondente al coefficiente stabilito a norma del co. 2 [in base a quanto previsto dal D.M. 31 dicembre 1988] in relazione all’attività esercitata dall’impresa stessa; in caso di beni immobili la deduzione è ammessa per un periodo non inferiore a 12 anni. La quota di interessi impliciti desunta dal contratto è soggetta alle regole dell’art. 96.

Il modo in cui portare in deduzione fiscale i canoni di leasing per le imprese e i liberi professionisti varia a seconda del criterio contabile che è stato adottato:

Quale durata deve avere il contratto

Quanti dovessero adottare il criterio patrimoniale di contabilizzazione devono prestare attenzione alla durata del contratto. Nel caso in cui questi siano stati stipulati prima dal 1° gennaio 2014 sono soggetti a delle condizioni più favorevoli rispetto a quelli sottoscritti in precedenza. Per quelli che sono stati stipulati a partire dal 29 aprile 2012, infatti, è stato eliminato il vincolo della durata minima del contratto.

Generalmente la durata del contratto ha rilievo fiscale solo e soltanto se risulta essere superiore al minimo indicato dalla legge. In questo caso i canoni risultano essere deducibili sulla base dell’imputazione a conto economico, secondo le regole ordinarie.

Nei casi in cui sia prevista la durata del contratto non deve essere inferiore alla metà del periodo di ammortamento fiscale: deve essere compresa, in estrema sintesi, tra un minimo di 8 anni e un massimo di 15.

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