Adesso è ufficiale. Dopo settimane di profonda e accesa discussione pubblica in cui proprio tutti i protagonisti in campo – perdonerete il gioco di parole – hanno voluto dare la propria versione dei fatti (a partire dagli architetti specializzati, passando per i magistrati dei Tribunali amministrativi, fino ai politici di ogni fazione), l’Unione europea ha ufficialmente escluso i progetti dei nuovi stadi di Firenze e Venezia dall’elenco delle opere pubbliche italiane che verranno finanziate con i fondi del PNRR.
Una decisione che in molti si attendevano, viste le tante polemiche che si sono sollevate da parte di chi – primo fra tutti Matteo Renzi, che del capoluogo toscano è stato per 10 anni il primo cittadino – ritiene inadeguato l’utilizzo dei soldi europei per la realizzazione di questi due impianti sportivi. Per chi non fosse aggiornato sul tema, stiamo parlando delle due infrastrutture sportive previste nel capoluogo toscano (con la riqualificazione totale dello Stadio Artemio Franchi) e in quello veneto (dove dovrebbe sorgere il cosiddetto “Bosco dello Sport”).
PNRR, l’Unione europea blocca i progetti per i due nuovi stadi italiani di Firenze e Venezia
“Facciamolo fare ai privati – ha tuonato l’ex premier di Rignano sull’Arno, che da maggio sarà anche il nuovo direttore editoriale de Il Riformista – e mettiamoli in condizione di spendere. Lo dico soprattutto ai funzionari delle sovrintendenze, che troppo spesso si interpongono tra la volontà degli imprenditori di fare investimenti e la messa a terra dei progetti stessi“. Il riferimento è a quanto accaduto a Firenze, con lo stop dell’ente artistico al progetto presentato dalla Fiorentina tramite il proprio presidente Rocco Commisso.
La questione, più che per il “Bosco dello Sport” di Venezia, risulta particolarmente importante proprio per il nuovo Artemio Franchi, che di recente è stato inserito tra gli stadi che l’Italia intende coinvolgere nel caso in cui le venisse assegnata l’organizzazione degli Europei di calcio 2032. La decisione dei vertici Uefa – che dovranno scegliere tra il nostro dossier e quello presentato dalla Federazione calcistica della Turchia – è attesa il prossimo settembre.
La vicenda degli stadi di Firenze e Venezia e il caso della Roma: il calcio italiano sta cambiando?
Il tema si intreccia a doppio mandato con un’altra questione, apparentemente molto distante ma che riguarda da vicino la situazione delle arene calcistiche del nostro Paese. Giovedì 20 aprile, siamo allo Stadio Olimpico di Roma, nella gara di ritorno dei quarti di finale di Europa League tra la Roma e gli olandesi del Feyenoord. Non poteva scegliere un momento migliore per presentarsi ai tifosi Lina Souloukou, nuova amministratrice delegata del club giallorosso, visto che proprio in quella serata gli uomini allenati da José Mourinho hanno sfoderato una prestazione davvero strabiliante.
A suon di azioni, alta intensità e moltissima grinta – i classici ingredienti del calcio del tecnico portoghese – il risultato del match di andata è stato ribaltato durante i tempi regolamentari (al triplice fischio il parziale era di 2 a 1, mentre in terra nordica gli olandesi avevano vinto per 1 a 0), finché nei tempi supplementari altri due gol hanno permesso alla squadra capitolina di accedere alle semifinali della coppa europea.
Molti degli oltre 60mila spettatori presenti sulle tribune avranno subito pensato a lei dopo 120 minuti al cardiopalma, culminati con la gioia più grande: la sponda giallorossa della città torna dunque ancora una volta – la terza in 3 anni consecutivi – tra le prime 4 di una competizione europea e d’ora in avanti per Lina Souloukou sarà davvero difficile assentarsi durante le partite in casa, visto che in poche ore i supporters l’hanno già individuata come la nuova portafortuna.
Lina Souloukou, nuova CEO della Roma: ecco perché potrebbe influire sulla situazione degli stadi italiani
Classe 1983, un profilo di assoluto spessore e una carriera in grande ascesa (negli ultimi 4 anni ha fatto le fortune dell’Olympiacos, club greco fra i più prestigiosi), Lina Souloukou ha da poco sostituito il suo predecessore Pietro Berardi come CEO del club giallorosso. Sono stati gli stessi patron Dan e Ryan Friedkin (rispettivamente padre e figlio alla guida della multinazionale Imperator Entertainment, da sempre attiva nel mondo della produzione cinematografica) a volerla nello staff della squadra, strappandola alla concorrenza di alcuni grandi piazze europee, una su tutte quella del Paris Saint Germain.
Ma cosa c’entra Lina Souloukou con la questione degli stadi italiani? Ebbene, tra i primi punti all’ordine del giorno discussi dalla proprietà americana con la manager greca c’è proprio la volontà di realizzare un nuovo impianto in cui il club andrebbe a giocare le partite in casa senza la forzata coabitazione con gli odiati cugini della Lazio. Un progetto, quello dello stadio di proprietà della Roma, di cui si discute fin dai tempi della presidenza della famiglia sensi (ma anche, più di recente, durante il periodo di Virginia Raggi al Campidoglio). L’arrivo della “donna del pallone” sbloccherà una volta per tutte la situazione?
Italia candidata ad ospitare gli Europei di calcio 2032: quanto conta la questione stadi e cosa può succedere
Alcuni segnali sono incoraggianti, soprattutto osservando gli incarichi che la nuova amministratrice delegata giallorossa (il cui stipendio sarà pari a circa 1 milione di euro l’anno) gestisce tutt’oggi a livello continentale. Il suo nome infatti, fin dall’inizio del 2019, compare tra i componenti dell’Executive Board dell’ECA, l’associazione che raggruppa le dirigenze dei vari club europei (acronimo di European Clubs Association). È proprio in quella sede che i magnati americani della Roma l’hanno conosciuta e ne hanno potuto apprezzare non solo le conoscenze sportive, ma anche le doti di mediazione e la capacità di ben figurare con gli interlocutori provenienti da ogni Paese.
Ovviamente, nessuno pensa che la sua leadership possa essere utilizzata dal governo italiano nella complicata partita che Giorgia Meloni e il suo braccio destro Raffaele Fitto stanno giocando con le istituzioni europee proprio sul tema dei fondi del PNRR. Ma di certo il suo carisma riconosciuto all’unanimità nel mondo del pallone può rivelarsi una carta importante per l’Italia, dopo che gli ultimi esponenti delle nostre società (si pensi ad Andrea Agnelli, che di recente si è visto confermare la condanna subita dalla Procura Federale nell’ambito dei processi sportivi della Juventus) non hanno lasciato proprio un bel ricordo.