Opere abbandonate e sprechi per le Olimpiadi in Italia e nel mondo

La Storia delle Olimpiadi recenti è ricca di sprechi, abusi edilizi e strutture abbandonate dopo la fine dei Giochi e purtroppo l'Italia non fa eccezione

Pubblicato: 30 Luglio 2024 14:50

Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Il più importante evento al mondo, capace di catalizzare l’attenzione di milioni di persone e unire i popoli in nome dello sport, è anche un motore economico non di poco conto, che può cambiare l’aspetto di intere città e regioni. Non è un mistero che per le Olimpiadi si spendano miliardi, in larga parte per le infrastrutture, la viabilità e l’adeguamento degli spazi urbani per ospitare le competizioni e i milioni di turisti attratti dalle gare.

Ogni edizione dei Giochi Olimpici vede la costruzione di palazzetti, piscine e stadi nuovi di zecca che, nelle intenzioni, dovrebbero diventare i fiori all’occhiello della città ospitante. Spesso però non viene trovato un utilizzo a lungo termine di questi impianti, che si trasformano in monumenti abbandonati.

I budget dei Comitati e dei Paesi organizzatori – questo è l’anno di Parigi 2024 – raramente prevede delle voci di spesa per la manutenzione a lungo termine o un piano di riqualificazione delle aree utilizzate per le competizioni. Le amministrazioni locali faticano a tenere aperti gli impianti solo con il gettito fiscale e così si crea un corto circuito per cui agli ingenti investimenti iniziali si contrappone l’incapacità di sostenere le spese ordinarie.

L’abbandono dopo le Olimpiadi di Atene

L’edizione delle Olimpiadi di Atene 2004, decisamente travagliata, è uno degli esempi più noti di abbandono dopo i Giochi. La città greca aveva investito miliardi di euro per costruire numerosi impianti sportivi all’avanguardia.

Tra questi c’erano lo stadio di softball, il campo di hockey indoor e il centro di canotaggio a Schinias, tutti oggi in disuso, con segni evidenti di degrado. Le strutture sono state lasciate senza manutenzione e il loro stato attuale restituisce un dipinto in forte contrasto con lo splendore di vent’anni fa.

Alcune parti dell’Hellinikon Olympic Complex sono diventate dei campi per l’accoglienza dei migranti durante le varie emergenze vissute dalla Grecia. Altre strutture dei Giochi sono state invece utilizzate per vaccinare la popolazione durante la pandemia di Covid.

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L’Hellinikon Olympic Complex di Atene in stato di abbandono.

Gli sprechi di Pechino 2008

Anche per le Olimpiadi di Pechino 2008 sono stati costruiti impianti imponenti, come il celebre Nido d’Uccello, lo stadio nazionale costato circa 3,5 miliardi di yuan. Sebbene alcune strutture siano ancora in uso, altre, come l’Olympic Green Archery Field che è diventato un parco, sono state convertite ad altre funzioni.

Altre sono rimaste abbandonate dopo l’evento a causa dei costi di manutenzione insostenibili. Molte infrastrutture e diversi edifici, tra cui centri commerciali e poli di ristorazione, invece, non sono mai stati aperti perché fuori budget.

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Nini and Yingying, due delle mascotte di Pechino, abbandonate davanti a un centro commerciale mai completato.

Le promesse non mantenute di Rio

Le Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 sono state caratterizzate da problemi finanziari e controversie sin dal loro annuncio. Dopo la loro conclusione molte delle strutture costruite sono state lasciate in stato di abbandono.

Il Parco Olimpico, che avrebbe dovuto essere un polo di attrazione per eventi sportivi e culturali, è ora un’area spettrale, con impianti sportivi lasciati al degrado. La piscina olimpica e l’arena di pallamano testimoniano le promesse non mantenute di un’edizione dei Giochi che puntava tutto sulla sostenibilità.

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Lo stato di abbandono del Parco Olimpico di Rio a pochi mesi dalla fine dei Giochi.

Quando l’Italia ha ospitato le Olimpiadi

L’Italia ha ospitato le Olimpiadi in tre occasioni:

Cosa rimane delle Olimpiadi di Cortina 1956

Le prime segnarono una pietra miliare, essendo i primi Giochi Invernali trasmessi in televisione a livello globale. Lo Stato contribuì alle spese per circa 460 milioni di vecchie lire, ma i costi totali delle Olimpiadi si sarebbero aggirati intorno ai 4 miliardi. Fu la prima volta che il comitato organizzatore e il Paese ospitante si appoggiarono in larga parte su finanziamenti privati.

Per le Olimpiadi Invernali di Cortina d’Ampezzo 1956 furono costruite numerose infrastrutture, considerando che la cittadina passo da ospitare poche migliaia di abitanti a diventare il centro del mondo sportivo per oltre un mese. Molti impianti sono ancora in uso oggi. Lo Stadio Olimpico del Ghiaccio è utilizzato per eventi di hockey e curling e ha ospitato diversi campionati mondiali negli ultimi anni.

Il simbolo di quell’edizione dei Giochi, fu il Trampolino Italia, una struttura risalente al 1926 e ristrutturata e ricostruita più volte, anche nel 1956. Utilizzato per le competizioni di salto con gli sci, è stato attivato per l’ultima volta nel 1990 e versa oggi in un grave stato di abbandono.

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Il gigantesco Trampolino Italia a Cortina in stato di abbandono.

Roma 1960: le nuove strutture della città

Le Olimpiadi Estive di Roma del 1960 furono un altro momento di grande prestigio per l’Italia. L’evento accolse oltre 5.000 atleti da 83 Paesi, rivelandosi un grande successo per l’Italia e per il Coni. Sono tra i Giochi ad avere lasciato una delle eredità più durature della Storia.

Molte delle infrastrutture costruite per l’occasione sono ancora in uso. Il Villaggio Olimpico, originariamente costruito per ospitare gli atleti, è stato convertito in un quartiere residenziale sito tra i Parioli e Villa Ada.

L’Eur, voluto da Mussolini e mai ultimato a causa della Seconda Guerra Mondiale, fu completato idealmente grazie all’appuntamento sportivo del 1960. Proprio lì sorge ancora il Palazzetto dello Sport costruito per i Giochi. Oggi vi si svolgono gare di basket e pallavolo e concerti.

Lo Stadio Olimpico, iniziato nel 1923, fu inaugurato pochi anni prima dei Giochi con il nome di Stadio dei Centomila. In attesa della costruzione del nuovo stadio della Roma, è lì che si svolgono le più importanti competizioni calcistiche che coinvolgono le due squadre capitoline. È inoltre utilizzato per altri sport, come il rugby, e per eventi musicali e teatrali. Risale invece agli anni delle Olimpiadi la costruzione dello Stadio Flaminio.

Per un eventuale appuntamento con i Giochi nella Capitale nel nuovo millennio, si ipotizza che la cornice delle gare possano essere gli stessi luoghi del passato. Nonostante i tanti esempi di longevità delle strutture, però, anche Roma non è immune da sprechi e casi di abbandono.

Al posto del maestoso Velodromo Olimpico oggi c’è un campo inutilizzato, sovente oggetto di progetti di riqualificazione mai attuati. Rimangono poi diversi impianti a Castel Gandolfo, sul lago Albano che guarda la Urbe dall’alto, testimoni degradati delle gare acquatiche delle Olimpiadi.

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Gara di canotaggio delle Olimpiadi 1960 a Castel Gandolfo, dove sorgono diverse strutture abbandonate.

Torino 2006 tra opportunità e degrado

Le Olimpiadi Invernali di Torino del 2006 hanno visto la costruzione di numerose infrastrutture. La città e la Regione Piemonte hanno investito ingenti risorse per realizzare impianti all’avanguardia, contando sulla loro longevità.

Il Palasport Tazzoli è ancora usato per gli sport su ghiaccio, mentre i Trampolini di Pragelato sono stati abbandonati a causa degli elevati costi di manutenzione. Nonostante diversi progetti di recupero presentanti nel corso degli anni, il loro destino è ancora incerto.

La più gravosa eredità delle Olimpiadi è stato però il Villaggio Olimpico, costruito per ospitare gli atleti. Pensato per riqualificare una vasta area con palazzine di nuova generazione, è diventato terra di nessuno e criminalità per molti anni. Oggi sono in corso diversi interventi di recupero, con nuove costruzioni che combatteranno il degrado.

Fonte: Ansa
Addetto alla sicurezza delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006.

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