Il Covid è tornato? In molti se lo stanno chiedendo in questi giorni, perché tra ripresa del lavoro e della scuola, quasi tutti abbiamo sentito parlare di un amico o conoscente che se l’è ripreso, in diversi casi con febbre alta e sintomi simil-influenzali pronunciati. La risposta è, dunque, sì. O meglio, il virus non se n’è mai del tutto andato, ma certamente ora – dati alla mano – è chiaro che si è prepotentemente riaffacciato nel nostro quotidiano.
Il Covid corre per vari fattori concomitanti: emergenza della variante Eris che risulta particolarmente immunoevasiva, progressiva riduzione dell’immunità da vaccino o da infezione naturale e zero misure di protezione individuale, dopo l’addio ormai lontano alle mascherine.
Le varianti circolanti appartengono tutte alla famiglia Omicron. Per quanto nell’ultimo report dell’Ecdc del 7 settembre 2023 non vengano segnalate “varianti di preoccupazione”, ma solo “varianti di interesse”, in Italia l’ultima indagine ISS, effettuata su campioni notificati dal 21 al 27 agosto 2023, riporta come prevalente al 41,9% la variante Eris, in rapido aumento in Europa, Stati Uniti e Asia, su cui però al momento non ci sono studi sul maggior rischio di malattia grave.
Covid in netto aumento in tutta Italia: i dati
Dopo circa due mesi di sostanziale stabilità del numero dei nuovi casi settimanali, che tra metà giugno e metà agosto hanno oscillato tra 3.446 e 6.188, solo nelle ultime quattro settimane, in tutte le Regioni italiane, si è registrato un incremento importante dei contagi Covid, che sono passati ufficialmente da 5.899 a 30.777. Il tasso di positività dei tamponi è salito dal 6,4% al 14,9%, l’incidenza da 6 casi per 100mila abitanti ha raggiunto 52 casi per 100mila abitanti.
Ma attenzione, perché si tratta di dati ampiamente sottostimati, visto che in pochissimi ormai fanno i tamponi presso farmacie o strutture ospedaliere: buona parte dei positivi sfugge al calcolo.
Nella settimana dal 7 al 13 settembre, i positivi ufficiali secondo i dati della Fondazione Gimbe sono 144mila (+12mila rispetto alla settimana scorsa), 2.378 i ricoverati con sintomi (+506), 76 le persone in terapia intensiva per Covid (+27) e +99 i morti. Tantissime e in aumento anche le reinfezioni: sempre più persone infatti hanno fatto il Covid 2, 3 o 4 volte. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la percentuale di infezioni riportate in soggetti con almeno un’infezione pregressa è lievemente aumentata nelle ultime settimane, per poi stabilizzarsi intorno al 39%.
Per quanto riguarda invece le ospedalizzazioni, dopo aver raggiunto il minimo il 16 luglio (697), i posti letto occupati in area medica sono più che triplicati (2.378, +3,8%), mentre in terapia intensiva dal minimo del 21 luglio (18, +0,9%) sono saliti a quota 76.
Secondo l’ultimo aggiornamento nazionale dei dati della Sorveglianza Integrata Covid dell’Istituto Superiore di Sanità, rispetto alla distribuzione per fasce di età, fatta eccezione per la fascia 0-9 anni in cui si registrano 22 casi per 100mila abitanti, l’incidenza del virus aumenta progressivamente con le decadi: da 10 casi per 100mila abitanti nella fascia 10-19 anni a 78 per 100mila abitanti nella fascia 70-89 anni, fino a 83 per 100mila abitanti negli over 90. Anche la necessità di ricovero aumenta all’aumentare dell’età: in particolare, passa da 17 per milione di abitanti nella fascia 60-69 anni a 37 per milione di abitanti nella fascia 70-79 anni, a 97 per milione di abitanti nella fascia 80-89 anni e a 145 per milione di abitanti negli over 90.
“Se in terapia intensiva – spiega il Presidente di Gimbe Nino Cartabellotta – i numeri sono veramente esigui dimostrando che oggi l’infezione da Sars-CoV-2 solo raramente determina quadri severi, l’incremento dei posti letto occupati in area medica conferma che nelle persone anziane, fragili e con patologie multiple può aggravare lo stato di salute richiedendo ospedalizzazione e/o peggiorando la prognosi delle malattie concomitanti”.
Per quanto riguarda i decessi, sono più che raddoppiati nelle ultime 4 settimane: da 44 nella settimana 17-23 agosto a 99 nella settimana 7-13 settembre. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, le morti per Covid risultano quasi esclusivamente a carico degli over 80, con 28 decessi per milione di abitanti su 31 decessi per milione di abitanti in tutte le fasce di età.
A rischio la tenuta del Sistema sanitario nazionale
Il problema, oggi, evidenzia ancora Gimbe, è proprio che i ricoveri in un mese sono triplicati, e i decessi – anch’essi in aumento – confermano che la malattia grave da Covid colpisce prevalentemente fasce di età avanzate della popolazione e i soggetti fragili.
Ancora una volta, all’avvio dell’autunno, il rischio reale del Covid è quello di compromettere la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale, già profondamente indebolito, in particolare per la grave carenza di medici e infermieri.
Ritorno al lockdown?
Sentir parlare di nuovo alcuni media di “possibile ritorno al lockdown” certo fa paura. Ma vediamo di chiarire questo punto. Al momento non ci sono né i presupposti né alcunn tipo di avvisaglia tali da giustificare un ritorno alle restrizioni.
A questo proposito, lo stesso direttore della Prevenzione del ministero della Salute Francesco Vaia ha dichiarato all’ANSA che “c’è un problema medico legale che va risolto, al di là delle competenze del ministero della Salute: dopo la fine dell’isolamento per decreto, e in seguito alla fine della emergenza pandemica determinata dall’Oms, abbiamo bisogno di definire anche da un punto di vista medico legale cos’è oggi il Covid. Lo parametriamo all’influenza e alle altre malattie infettive? Bene, ma su questo c’è bisogno di un dialogo interdisciplinare tra più ministeri”. Ad ogni modo, però, “oggi non possiamo reintrodurre l’isolamento“, anche se “insieme agli altri ministeri si deve stabilire che tipo di malattia Covid abbiamo davanti ora: serve appunto un percorso interdisciplinare”.
Su questo punto anche la posizione della premier Giorgia Meloni è sempre stata netta: “Basta lockdown, chiusure e Green pass” aveva annunciato al suo insediamento. Certo è che, come sempre, il governo potrebbe compiere un clamoroso passo indietro qualora il Covid tornasse a rappresentare una minaccia.
Le Regioni in cui sono aumentati di più i contagi
Analizzando più in dettaglio la “geografia” del Covid oggi in Italia, nelle ultime 4 settimane la circolazione virale risulta aumentata in tutte le Regioni e Province autonome: nella settimana 7-13 settembre l’incidenza dei nuovi casi per 100 mila abitanti oscilla dai 14 Basilicata agli 83 del Veneto, senza considerare il dato anomalo della Sicilia, dove nelle ultime 3 settimane viene riportata una incidenza di 3-4 casi per 100 mila abitanti.
Guardando invece alla variazione percentuale, ecco le Regioni in cui i casi sono aumentati di più nell’ultima settimana, rispetto alla media nazionale che è +44,4%: un vero e proprio boom di contagi è stato registrato in Piemonte, Valle d’Aosta e Umbria, che schizzano ad aumenti oltre l’80%. L’unica Regione in cui si registra una diminuzione di nuovi casi è la Sardegna. Ma ecco il dettaglio:
- Piemonte +98%
- Valle d’Aosta +87%
- Umbria +81,1%
- Lombardia +64,2%
- Provincia autonoma di Bolzano +58,8%
- Campania +54,6%
- Lazio +45,4%
- Liguria +44,8%
- Provincia autonoma di Trento +42,3%
- Veneto +40%
- Toscana +39,7%
- Friuli +39,3%
- Basilicata +37,7%
- Molise +34,3%
- Emilia Romagna +29,4%
- Abruzzo +28,2%
- Calabria +20,2%
- Marche +0,9%
- Puglia +14,4%
- Sardegna -4,9%
- Sicilia +4,1%.
Le criticità su vaccini e long-Covid
Il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta condivide la linea del governo di raccomandare il richiamo del vaccino per le persone a rischio, le donne in gravidanza e gli operatori sanitari, ma, aggiunge, “vanno rilevate tre criticità da tenere in considerazione per l’eventuale aggiornamento delle raccomandazioni” sulla somministrazione del vaccino. L’ultima circolare del Ministero della Salute “non menziona la possibilità di effettuare il richiamo su base volontaria per le categorie non a rischio”, anche se il ministro Orazio Schillaci ha fugato ogni dubbio dichiarando che anche il nuovo super vaccino sarà gratuito per tutti.
In secondo luogo, prosegue Cartabellotta, le raccomandazioni non hanno tra gli obiettivi la prevenzione del long-Covid, il cui impatto sanitario e sociale inizia ad essere ben evidente nei Paesi che, a differenza del nostro, lo stanno valutando in maniera sistematica. Dal 2 giugno al 31 agosto – ultimo dato disponibile – agli over 80 sono state somministrate 827 quarte dosi e 2.156 quinte dosi.
Ci sono poi da considerare le tempistiche programmate dalla circolare, per l’attesa del vaccino aggiornato e l’allineamento con la campagna anti-influenzale, definite come “troppo lunghe”. “La progressiva ripresa della circolazione virale a partire da fine agosto e la certezza che quasi tutti gli over 80 e i fragili non hanno effettuato alcun richiamo negli ultimi tre mesi, stanno già avendo un impatto sulla loro salute”. Su questo però, proprio ieri, Schillaci ha avvisato che i vaccini arriveranno prima di quanto annunciato: i nuovi preparati saranno disponibili in Italia già a partire dal 25 settembre, e non da inizio ottobre come annunciato in precedenza.