L’invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia, che il Cremlino giustifica come un’azione in difesa delle repubbliche del Donbass e della Crimea, è stata fermamente condannata dall’Occidente. Dietro la guerra tra Mosca e Kiev ci sono motivi economici e politici. Non solo mettere alle strette Volodymyr Zelensky e limitare l’indipendenza del suo Paese, ma anche, come ribadito più volte dallo stesso Vladimir Putin, la volontà del Cremlino di fermare l’avanzata della Nato a Est.
La Russia non accetta di perdere la propria sfera di influenza sugli stati dell’ex Urss e l’adesione di questi al Patto Atlantico potrebbe ridimensionare il ruolo che la superpotenza ha avuto fino a questo periodo storico ai confini dell’Unione Europea. E mentre si moltiplicano le sanzioni contro Mosca da parte non solo di Usa e Ue, iniziano a emergere anche segnali di solidarietà da alleati storici.
Tra silenzi assensi, amicizie più o meno esplicite e accordi strategici con Vladimir Putin, ci sono leader che non condannano la guerra e anzi potrebbero beneficiare del conflitto in questi giorni al centro del dibattito mondiale. O che temono di subire aggressioni simili. In uno scenario quanto mai delicato, si profilano dunque due schieramenti opposti, che potrebbero ridisegnare equilibri di potere che fino a pochi giorni fa sembravano granitici.
Da una parte l’Occidente guidato dagli Usa e dalla Nato, dall’altra la Russia e la Bielorussia e i Paesi che in questo momento appoggiano più o meno direttamente la guerra in Ucraina. E che in caso di conflitto globale potrebbero scendere attivamente in campo, delineando due nuove alleanze che iniziano a fare paura anche a chi ritiene che la soluzione diplomatica sia ancora sul tavolo e che gli scontri tra le nazioni non avverranno con strumenti bellici ma a colpi di economia e sanzioni.
Indice
Chi sta con la Russia? Il ruolo della Bielorussia nella guerra contro l’Ucraina
Ad appoggiare anche logisticamente la Russia è la Bielorussia guidata da Aleksandr Lukashenko, che guida il Paese da tre decenni, nonostante le proteste che ciclicamente avvengono a Minsk. Proprio questa città potrebbe fare da sfondo a nuovi negoziati tra le due fazioni in guerra. Le “esercitazioni” dei militari russi e bielorussi al confine con l’Ucraina sono state il preludio del conflitto, e quello che è considerato come “l’ultimo dittatore europeo” ha fornito un passaggio, nel nord del Paese, per l’avanzata delle truppe russe verso Kiev.
Se la guerra dovesse continuare e avvicinarsi ulteriormente, Lukashenko si è detto pronto a intervenire anche con armi nucleari. Nel frattempo diversi Paesi hanno deciso di imporre pesanti sanzioni anche alla Bielorussia, ritenuta complice dell’invasione dello stato confinante.
La Cina denuncia le sanzioni contro la Russia: al centro c’è il nodo di Taiwan
Mentre Taiwan promette sanzioni contro la Russia e denuncia l’incursione di nove caccia aerei cinesi, che hanno sorvolato l’area della piccola nazione insulare per delle esercitazioni militari iniziate lo scorso periodo, Pechino dimostra esplicitamente vicinanza a Mosca.
Ufficialmente la Cina parla di pace e di rispetto delle carte Onu, mettendosi a disposizione per trovare soluzioni diplomatiche alla guerra. Ma denuncia l’inefficacia delle pesanti sanzioni alla Russia. Già negli anni l’Occidente ha previsto misure anche molto severe contro l’economia moscovita, che la politica di Pechino bolla come strumenti inutili nella risoluzione del conflitto, e dannosi per i diritti e gli “interessi legittimi” del Cremlino.
Gli stessi che la Cina vorrebbe rivendicare su Taiwan. Legittimare la Russia davanti alla comunità internazionale, sposando tra l’altro la narrazione che indica l’avanzata orientale della Nato come vera scintilla del conflitto e minaccia per l’autodeterminazione dei popoli, potrebbe servire a Pechino per tastare il terreno per una possibile invasione di Taipei. Con l’Occidente che si troverebbe anche in questo caso con le mani legate davanti alle mire espansionistiche di una superpotenza nucleare.
Guerra in Ucraina: Russia e Usa pronti a combattere in Siria? Cosa sappiamo
Il coinvolgimento della Siria nella guerra tra Russia e Ucraina sembra uno scenario quanto mai probabile. Il presidente Bashar al-Assad ha aperto un tavolo con Putin e condannato l’Occidente guidato dagli Stati Uniti, la mano invisibile dietro la crisi e il conflitto, messi in atto per dividere i popoli e indebolire i Paesi non influenzati dalla Nato.
La Siria ha riconosciuto inoltre le nuove repubbliche del Donbass. È tra i pochi stati che lo hanno fatto, ovvero la Bielorussia, il Nicaragua e il Venezuela. Fonti internazionali parlano inoltre dell’avvicinamento delle forze statunitensi e russe al Nord-Est della Siria, che potrebbe tornare a essere il teatro del conflitto tra le due superpotenze, che già finanziano e appoggiano i diversi schieramenti della guerra civile.
Gli altri alleati della Russia tacciono sulla guerra in Ucraina: cosa c’è dietro
Gli altri alleati della Russia, per il momento, mantengono un basso profilo. È possibile ipotizzare che continui il silenzio da parte di Armenia, Kazakistan e Kirghizistan, che con la Russia e la Bielorussia formano l’Unione economica eurasiatica, con accordi politici ed economici con Mosca che difficilmente verrebbero messi a repentaglio per questioni morali.
Tacciono anche i vicini di casa e gli stati dell’ex Urss. Da una parte c’è chi appartiene già all’Unione europea o vorrebbe entrarne, e non ha interesse a esporsi esplicitamente contro il conflitto, e chi invece con la Russia ha relazioni troppo forti per poter condannare l’intervento militare in Ucraina.
Sembra certo comunque che l’intervento militare di altri Paesi potrebbe esacerbare il conflitto ed estenderlo a tutto il mondo, portando di fatto allo scoppio di una Terza Guerra Mondiale. Uno scenario che non sembra più così lontano in queste ore, e che spaventa, a ragione o a torto, i cittadini del globo. Per ora sappiamo con certezza qual è il ruolo dell’Italia nella guerra in Ucraina. A renderlo noto è stato il premier Mario Draghi durante un’informativa in Camera e in Senato, dichiarando gli interventi che Roma sta mettendo in atto per aiutare il popolo ucraino ed evitare una ulteriore escalation.