Con una singola manovra, in meno di due giorni, l’Ucraina è riuscita a occupare militarmente più territorio rispetto all’intera controffensiva operata nel 2023. L’attacco in territorio russo nella regione di Kursk, e successivamente anche in quella di Lipetsk, rappresentano più di un “semplice diversivo” per impegnare il nemico su più fronti.
Un boccone amarissimo per il Cremlino, che già doveva affrontare il malcontento popolare e di diversi dirigenti per lo stallo in terra ucraina e il conseguente smacco simbolico per una potenza imperiale. Al punto che l’affondo di Kiev potrebbe modificare le sorti del conflitto, almeno in questa fase. Con l’arrivo in prima linea dei caccia F-16, poi, Mosca ha qualche motivo in più per preoccuparsi.
Come l’Ucraina ha condotto l’offensiva in terra russa
Mentre i russi hanno già reagito all’incursione avversaria a Kursk, inviando consistenti rinforzi e lanciando bombe da 500 chili del tipo aria-combustibile Odab-500, le mosse ucraine rivelano che l’azione militare rappresenta una vera e propria manovra bellica e non una semplice sorpresa tattica nei confronti dei nemici. Un primo indizio è dato dal fatto che Kiev ha utilizzato unità d’élite e meccanizzate mobili, e non soltanto fanteria a piedi come finora: un elemento che presuppone piani bellici e obiettivi politici molto importanti. Un secondo indizio è dato dalla profondità dell’offensiva: 10 chilometri quadrati secondo l’Institute for the Study of War, 15 chilometri secondo gli stessi ucraini, in meno di 48 ore. L’operazione ucraina ha visto l’impiego attivo totale di circa 3mila militari, almeno la metà dei quali è penetrata per 10 chilometri in territorio russo prendendo il controllo di 11 villaggi di confine per un totale di 45 chilometri quadrati. Un successo schiacciante nei confronti delle stesse avanzate russe, che per raggiungere i medesimi risultati hanno impiegato mesi e mesi. L’operazione ucraina ha inoltre disorientato l’Ue e gli stessi Stati Uniti anche per via degli effetti su prezzi del gas, saliti ai massimi del 2024 a causa del sequestro da parte dell’Ucraina dell’hub di esportazione di Sudzha.
Il blitz ucraino è quella che in gergo militare si definisce operazione multibrigata (multi-brigade operation), con in testa la 22esima Brigata meccanizzata e l’82sima Brigata d’assalto aereo. In questo senso Kiev ha dimostrato di aver imparato la lezione di Kharkiv, utilizzando unità meccanizzate mobili per approfittare al massimo delle lacune nelle difese nemiche nel minor tempo possibile. In altre parole: creando e mantenendo il vantaggio con velocità e azione d’urto. Come in ogni questione militare, c’è però anche il rovescio della medaglia: le operazioni meccanizzate determinano un maggiore sforzo logistico e i mezzi corazzati sono più difficili da nascondere durante i combattimenti. Come sottolineato dall’analista Mick Ryan su Futura Doctrina, dopo alcuni giorni di operazioni costanti crescono inoltre le esigenze di manutenzione. Da qui nasce la necessità di far avanzare con efficacia le forze di secondo scaglione, per condurre operazioni di passaggio avanzato delle linee per sostenere l’avanzata.
In generale Volodymyr Zelensky ha voluto dimostrare che il suo Paese non è spacciato come da mesi sostengono gli analisti di mezzo mondo. Le forze ucraine si sono dimostrate forti anche in un altro ambito, la capacità aerea. Dopo mesi di manifesta inferiorità, i report dal campo riferiscono di almeno un aereo da caccia russo e due elicotteri abbattuti nell’oblast di Kursk. L’esercito di Mosca ha risposto con le già note bombe plananti e un gran numero di droni, il che conferma il timore nei confronti di una rinvigorita difesa aerea nemica. Anche questo aspetto ha permesso alle truppe di Kiev di penetrare in profondità in territorio russo lungo due principali direttrici di avanzamento, segnando di fatto la più grande avanzata da parte di uno dei due schieramenti dal febbraio 2022. A titolo di confronto, l’avanzata russa a Kharkiv quest’anno è penetrata di circa otto chilometri in Ucraina. Ancor di più della conquista territoriale, l’azione di Kiev ha evidenziato una realtà forse ancora più significativa, che eleva una volta in più la guerra d’Ucraina a grande vetrina d’avanguardia del conflitto moderno: cogliere di sorpresa il nemico è ancora possibile, nonostante la prevalenza e la potenza delle posizioni di difesa.
Perché le truppe di Kiev sono entrate in Russia: gli obiettivi
Le sortite ucraine in terra russa si erano susseguite a un ritmo maggiore negli ultimi mesi, ma sempre con bombardamenti a distanza, come nel caso della guerra delle centrali petrolifere. Adesso invece i tempi erano maturi per un salto di livello militare, soprattutto grazie ai consistenti aiuti militari provenienti da Europa e Stati Uniti. In particolare i veicoli da combattimento ruotati Stryker e cingolati Bradley statunitensi. Esattamente come la fallita controffensiva nel Paese invaso del 2023, anche l’avanzata in terra russa ha precisi obiettivi. Il primo è evidente e di natura tattica: la conquista di territorio nemico e la distruzione delle forze terrestri e aeree russe. Kiev avrebbe condotto il blitz per due motivi principali. In primo luogo distogliere le forze di Mosca dai suoi attacchi a N’ju-Jork (sì, avete letto bene) e dall’avanzata su Toretsk e Pokrovsk, anche se la superiorità demografica e industriale russa resta indiscutibile. In seconda istanza, Kiev vorrebbe costringere gli avversari a riconsiderare le loro disposizioni di forza altrove sulla linea del fronte.
A livello strategico, invece, l’Ucraina intende rallentare o addirittura soffocare lo slancio russo nelle sue offensive che vanno avanti da inizio 2024. I pianificatori del governo Zelensky ora affermano che la Russia non può rimanere all’offensiva per sempre. Potrebbero dunque cercare di usare l’attacco transfrontaliero per costringere i nemici a rivalutare le loro disposizioni di truppe in tutta l’Ucraina. Tra le intenzioni di Kiev ci sarebbe anche una narrazione più positiva sulla guerra condotta dall’esercito di resistenza, contrastando la disinformazione russa sulla loro “inevitabile vittoria”. Già nel 2022, dopo l’efficace opposizione alla guerra lampo russa, l’Ucraina aveva sbalordito il mondo sulla sua capacità di proseguire il conflitto, spingendo gli alleati occidentali a intraprendere l’enorme campagna di aiuti che abbiamo sperimentato in questi due anni e mezzi di combattimenti. Un messaggio diretto alla Nato, che proprio nei prossimi mesi potrebbe modificare la propria missione. L’intelligence britannica, da parte sua, ha riassunto in punti i possibili obiettivi di Kiev con l’offensiva di Kursk e Lipetsk:
- ritiro delle truppe russe dalla regione di Donetsk;
- colpire l’opinione pubblica in Russia, comprometterne la coesione interna e demoralizzarne della popolazione;
- promuovere un accordo di “scambio” di porzioni di territorio nei futuri negoziati;
- interrompere tutte le forniture di gas russo all’Europa.
A questi va aggiunto un altro scopo altrettanto strategico: sollevare il morale della popolazione ucraina. Considerati gli ultimi otto mesi di estenuanti operazioni difensive, i continui attacchi aerei alle infrastrutture e i continui blackout, la volontà del popolo sarà un elemento primario nelle considerazioni del governo Zelensky sulla traiettoria della guerra. Condurre un’offensiva di successo in Russia, che alleggerisca la pressione in altre aree, ha richiesto a Kiev uno sforzo rischioso: utilizzare brigate esperte nell’operazione Kursk, piuttosto che nella difesa nell’Ucraina orientale. In questo senso un ulteriore obiettivo strategico per l’Ucraina potrebbe essere quello di fare ciò che i russi stanno facendo nel Donbass: accaparrarsi più territorio possibile nel caso in cui le parti fossero alla fine costrette a una sorta di accordo negoziato alla fine del 2024 o all’inizio del 2025. La lezione delle guerre parla chiarissimo, da secoli: negoziare occupando parte del territorio del nemico è molto meglio che sedersi al tavolo senza conquiste.
La possibile risposta della Russia
Secondo l’Isw, il Cremlino cercherà quasi certamente di riconquistare il territorio russo nell’oblast di Kursk che le forze ucraine hanno conquistato. La presenza militare ucraina in Russia è un affronto insostenibile per il popolo russo, che si percepisce se stesso come imperiale e superiore ai “fratelli minori ucraini”. Il successo di Kiev in terra russa rappresenterebbero infatti un colpo strategico allo sforzo decennale del presidente Vladimir Putin di riportare il Paese all’effettivo status di superpotenza di sovietica memoria. Da qui si possono tracciare gli scenari di possibili reazioni da parte di Mosca.
- Scenario 1: il comando militare russo potrebbe decidere di utilizzare i coscritti esistenti, le guardie di frontiera, la Rosgvardia e altre forze paramilitari già schierate nell’area di confine internazionale per respingere le forze ucraine.
- Scenario 2: Mosca potrebbe decidere di utilizzare l’attuale raggruppamento di forze settentrionali schierato lungo il confine, incluso Kharkiv, per rispondere all’offensiva nemica nell’oblast di Kursk.
- Scenario 3: il Cremlino potrebbe dirottare verso Kursk le riserve operative accumulate in vista di un’offensiva prevista per l’estate 2024, assieme a unità di prima linea mediamente meglio equipaggiate e più letali in combattimento.
- Scenario 4: l’esercito russo potrebbe “accontentarsi” di mantenere le forze che ha attualmente impegnato nell’oblast di Kursk, ma al contempo potrebbe concentrare un’aviazione significativa ed elementi d’attacco nell’area.
Di fatto, però, il sistema russo deve ancora metabolizzare lo shock. La massa delle forze di Mosca, e probabilmente le loro riserve di livello operativo così come l’aviazione, sono al momento concentrate più a sud. Lo smacco subìto aumenterà con ogni probabilità la propaganda sulla capacità di risposta nucleare, vero grande spauracchio che frena gli Usa dal volere una Russia sconfitta e umiliata. Dall’altro lato la sfida dell’Ucraina sarà quella di mantenere lo slancio dell’offensiva transfrontaliera. Perché quando si conquista un territorio, occorre anche presidiarlo per non perderlo.