Pensioni, perché Quota 102 e 104 non bastano: le criticità

Uno studio della Cgil evidenzia che le misure previste dal Governo per superare Quota 100 sarebbero utili solo per un numero molto ristretto di italiani

Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Quota 102 e Quota 104, le misure pensate per sostituire Quota 100 rispettivamente nel 2022 e nel 2023 potrebbero essere “inutili”. Ad affermarlo è la Cgil, che ha condotto uno studio per capire l’impatto delle nuove modalità per l’accesso alla pensione ipotizzate a partire dal prossimo anno.

Il sindacato ha proposto insieme a Cisl e Uil una riforma del settore previdenziale per agevolare i lavoratori in procinto di andare in pensione. Tuttavia il Governo sta valutando altre strade, che dovrebbero essere parte della nuova Manovra, come anticipato dal ministro del Mef Daniele Franco.

Quota 102 e 104 utili solo a 10 mila lavoratori

Il dibattito sul futuro delle pensioni in Italia si concentra ora su proposte alternative a Quota 100, come Quota 102 e Quota 104. Tali proposte prevedono requisiti anagrafici più elevati rispettivamente di 64 e 66 anni. Tuttavia, le proiezioni indicano che solo 10.000 lavoratori potrebbero beneficiarne nel biennio 2022-2023. Questo numero include nelle stime 8.524 nuovi pensionati nel 2022 e 1.924 nel 2023, basati sull’attuale adesione a Quota 100.
Questo bacino di lavoratori appare però limitato per affrontare l’urgente questione delle pensioni che si prospetta all’orizzonte. Lo scenario, infatti, non offre garanzie sufficienti per una vasta gamma di categorie lavorative. Il problema è che superare semplicemente Quota 100 non risolve il problema, soprattutto considerando che un graduale aumento del requisito anagrafico potrebbe portare nel 2024 a una situazione simile alla controversa legge Fornero.
La prospettiva di tornare alle disposizioni della legge Fornero, intanto, ha già suscitato critiche da parte delle parti sociali e di vari partiti politici. Questa legge, adottata per affrontare i problemi di sostenibilità del sistema pensionistico italiano, ha infatti generato un ampio dibattito e spesso è stata oggetto di contestazioni da parte di lavoratori e sindacati.
Il ritorno ad essa, comunque, rappresenterebbe una svolta significativa nel panorama pensionistico italiano. Alcuni pensano che potrebbe essere necessario, considerando le discussioni sulla sostenibilità del sistema pensionistico e il bisogno di garantire pensioni stabili per tutti.
Altri sostengono invece che ci dovrebbero essere alternative migliori, che tengano conto delle esigenze dei lavoratori e delle sfide economiche del paese. In ogni caso, è chiaro che il futuro delle pensioni in Italia sarà oggetto di dibattito e discussioni approfondite nei prossimi anni.

Pensioni, Quota 102 e 104 “inutili”: le proposte dei sindacati

Il Governo Draghi, secondo i sindacati, non si sarebbe ancora occupato seriamente del tema pensioni e l’introduzione di 602 milioni di euro destinati alle misure previdenziali nella prossima legge di bilancio sarebbe solo una “cifra simbolica”, nelle parole di Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil.

La Cgil chiede infatti una riforma complessiva e strutturale, senza interventi a scadenza e sperimentazioni, che tenga conto della condizione delle donne, dei lavoratori disoccupati, discontinui e precoci,  dei lavori gravosi e usuranti e di una pensione contributiva di garanzia per i più giovani.

La piattaforma nazionale delle principali sigle sindacali italiane, Cgil, Cisl e Uil, ha lungamente sollecitato il governo affinché garantisca una maggiore flessibilità in uscita per tutti i lavoratori che abbiano raggiunto i 62 anni di età o accumulato 41 anni di contributi previdenziali. Tale richiesta è volta anche a intervenire a favore delle categorie lavorative considerate a rischio.

L’introduzione di proposte come Quota 102 e Quota 104, in ogni caso, non solo cambierebbe le condizioni di accesso alla pensione, ma avrebbe anche impatti sugli importi minimi garantiti. L’efficacia di tali misure, però, dipenderà dalla loro attuazione e dall’ampio sostegno da parte delle parti interessate, compresi i sindacati, il governo e i datori di lavoro.

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