Sequestro di miele contraffatto: prodotto straniero venduto come falso Made in Italy

La Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 22.000 chili di miele contraffatto venduto come falso Made in Italy

Pubblicato: 29 Gennaio 2025 11:26

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Un’operazione recentemente condotta dalla Guardia di Finanza di Vicenza ha portato al sequestro di oltre 22.000 chili di miele adulterato e contraffatto, proveniente da Paesi come Romania, Ungheria, Turchia, Cina e Vietnam.

Questo sequestro giunge in un momento critico, quando il mercato italiano sta affrontando un’impennata delle importazioni di miele straniero, che nel 2024 sono aumentate del 16% rispetto all’anno precedente, per un totale di circa 25 milioni di chili.

Cosa sappiamo del miele sequestrato dalla Guardia di Finanza

Nel 2024, come riporta Coldiretti, la qualità del miele prodotto in Italia ha rischiato di essere compromessa da un’ingente quantità di miele adulterato o contraffatto proveniente da diversi Paesi europei ed extraeuropei.

Il fenomeno ha spinto le autorità italiane ad intensificare i controlli sul mercato e a lanciare operazioni di sequestro per tutelare sia i consumatori che i produttori locali.

In questo contesto si inserisce l’intervento della Guardia di Finanza di Vicenza, che ha portato al sequestro di oltre 22.000 chili di miele che, tramite false etichettature, veniva venduto come se fosse Made in Italy, danneggiando gravemente l’immagine e la competitività del nostro miele nazionale.

I prodotti sequestrati erano destinati a finire sugli scaffali dei supermercati e dei punti vendita italiani, ma grazie ai controlli delle autorità è stato possibile fermare questa catena di distribuzione. Il miele sequestrato proveniva da Romania, Ungheria, Turchia, Cina e Vietnam, che sono noti per avere standard di produzione che spesso non rispecchiano i rigorosi controlli cui sono sottoposti i produttori italiani.

Le ripercussioni sul settore

L’operazione di sequestro del falso miele Made in Italy rappresenta una vittoria per la qualità e per la tutela del Made in Italy, ma evidenzia anche un problema ben più ampio.

Gli apicoltori italiani, che gestiscono circa 1,6 milioni di arnie e sono 75.000 sul territorio nazionale, si trovano in difficoltà non solo per l’arrivo di miele estero a prezzi stracciati, ma anche per l’assenza di una protezione sufficiente contro le frodi e la concorrenza sleale.

Per esempio, come denunciato da Coldiretti, il prezzo del miele importato, in particolare quello proveniente dalla Cina, viene commercializzato a livelli che non coprono nemmeno i costi di produzione degli apicoltori italiani. L’effetto di questa concorrenza sleale è duplice: da un lato, gli apicoltori italiani sono costretti a ridurre i loro margini di guadagno per rimanere competitivi, dall’altro, c’è il rischio che i consumatori si orientino sempre più verso mieli di bassa qualità, ingannati da etichette fuorvianti.

Per contrastare il fenomeno dei prodotti contraffatti e della concorrenza sleale, la Commissione Europea ha recentemente introdotto nuove normative in materia di etichettatura, stabilendo obblighi più stringenti per la tracciabilità del miele.

Secondo la direttiva Breakfast, infatti, è ora obbligatorio indicare in modo chiaro l’origine del prodotto, sia per il miele prodotto in Italia, sia per quello proveniente da altri Paesi dell’Unione Europea o da Paesi extra Ue.

Ad esempio, il miele prodotto esclusivamente in Italia deve riportare la dicitura Miele Italiano, mentre quello proveniente da una miscela di mieli Ue e non Ue dovrà avere una specifica etichetta che ne indichi chiaramente i Paesi di origine.

Questa misura si inserisce in un più ampio processo di trasparenza che punta a garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari per i consumatori, e a sostenere il settore apistico italianoche, nonostante le difficoltà, continua a rappresentare una risorsa fondamentale per l’economia agricola e agroalimentare del Paese.

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