Carrefour Torino in crisi, cassa integrazione straordinaria per circa 850 dipendenti di 6 ipermercati

Carrefour Torino in crisi, apertura procedura cassa integrazione straordinaria per circa 850 dipendenti di 6 ipermercati

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Carrefour Torino in crisi, la catena ha comunicato ai sindacati l’avvio della procedura di cassa integrazione straordinaria per circa 850 dipendenti di 6 ipermercati sparsi sul territorio.

Carrefour Torino in crisi: il comunicato dell’azienda

Il motivo dell’avvio della procedura di cassa integrazione, stando a quanto comunicato nella nota stampa di Carrefour, è di natura prettamente economica. Calo delle vendite e, quindi, impossibilità nel mantenere a pieno regime i lavoratori impiegati.

“La richiesta si rende necessaria dalla crescente complessità dello scenario economico complessivo, unitamente all’esigenza di semplificare e ottimizzare l’organizzazione delle attività in punto vendita del formato iper al fine di assicurarne la sostenibilità economica e la continuità operativa”, è stato dichiarato. Per questo motivo “L’azienda conferma di voler continuare a consolidare la propria presenza in Piemonte e si rende disponibile ad un confronto con tutte le istituzioni competenti interessate”.

I supermercati coinvolti

La crisi che ha colpito Carrefour in Piemonte coinvolge nello specifico 6 punti vendita nel torinese. Carrefour Italia ha comunicato infatti di aver avviato la richiesta di attivazione della cassa integrazione guadagni straordinaria per gli ipermercati di:

La cassa integrazione avrà una durata massima di 12 mesi e comporterà una diminuzione dell’ammontare di ore lavoro complessive per i dipendenti impiegati (circa 850 lavoratori) pari al 4% del totale ore lavorate dei dipendenti diretti impiegati in Piemonte.

Come funziona e cosa prevede la Cassa Integrazione Straordinaria

I sindacati hanno già chiesto a Carrefour Italia come pensano di far rientrare la crisi in Piemonte, ovvero quali azioni intende mettere in campo l’azienda per risollevare le sorti dei punti vendita interessati dalla riduzione delle ore di lavoro e, quindi, anche quella dei lavoratori. È la prassi e non è detto che alla fine si creino i presupposti per la ripresa economica.

La domanda di concessione di trattamento straordinario di integrazione salariale prevede infatti la consultazione sindacale e, per essere portata a termine, la stipula dell’accordo collettivo aziendale relativo al ricorso all’intervento, corredata dell’elenco nominativo dei lavoratori interessati dalle sospensioni o riduzioni di orario.

Ricordiamo infatti che il trattamento di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) è un ammortizzatore sociale, concesso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed erogato dall’INPS, avente la funzione di sostituire e/o integrare la retribuzione dei lavoratori sospesi o a orario ridotto di aziende in situazione di difficoltà produttiva o per consentire alle stesse di sostenere processi di riorganizzazione o qualora abbiano stipulato contratti di solidarietà.

In caso di crisi aziendale, per ciascuna unità produttiva il trattamento straordinario di integrazione salariale può avere una durata massima di 12 mesi, anche continuativi e una nuova autorizzazione non può essere concessa prima che sia decorso un periodo pari a due terzi di quello relativo alla precedente autorizzazione.

Cosa succede ora?

L’apertura del procedimento di cassa integrazione straordinaria deve seguire ora – come la normativa vigente prevede – determinati step, ovvero:

In attesa di una ricollocazione o del rientro della crisi o della comunicazione dell’azienda dell’impossibilità di procedere, i lavoratori riceveranno il relativo sostegno economico, e cioè un trattamento pari all’80% della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate, comprese fra le ore zero e il limite dell’orario contrattuale.

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