Si può lavorare in cassa integrazione?

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Pubblicato: 18 Dicembre 2020 08:51Aggiornato: 14 maggio 2024 16:36

Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

In questo periodo di emergenza sanitaria, molte aziende stanno utilizzando la cassa integrazione come risposta alla crisi causata dal COVID-19. Sempre più spesso, però, i lavoratori colpiti dalla riduzione dell’attività cercano alternative per far fronte alle spese quotidiane. Ma è consentito a un dipendente in cassa integrazione lavorare?

Come funziona la cassa integrazione

Per ottenere l’agevolazione della cassa integrazione, l’azienda deve innanzitutto consultare i sindacati e poi presentare la richiesta di accesso al trattamento tramite la piattaforma online dell’INPS. La normativa stabilisce che l’azienda interessata debba:

Quanto si percepisce di cassa integrazione

La percentuale dell’importo delle integrazioni salariali equivale all’80% della retribuzione complessiva che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro effettuate, comprese tra zero e il limite stabilito nell’orario contrattuale. Il compenso è calcolato considerando l’orario di lavoro di ogni singola settimana, indipendentemente dal periodo di pagamento. Tuttavia, il trattamento subisce una riduzione del 5,84% a causa dell’applicazione delle aliquote contributive previste per gli apprendisti e non può superare gli importi massimi determinati in base alla retribuzione. Per il 2020, gli importi massimi sono stimati come segue:

Oltre a ciò è previsto un incremento aggiuntivo della quota più alta, pari al 20%, per le integrazioni supplementari in favore delle imprese del settore edile e lapideo per quanto riguarda le intemperie stagionali. L’indennità di integrazione salariale sostituisce l’indennizzo giornaliero durante la malattia e non include alcun eventuale incremento dovuto. Tuttavia, non viene erogata durante le festività non retribuite né durante le assenze che non comportano retribuzione. I lavoratori che usufruiscono di questo sostegno ricevono un assegno per il nucleo familiare, calcolato in base al metodo di pagamento adottato e alla stessa misura dei lavoratori a tempo pieno.

Cassa integrazione ordinaria

Secondo il regolamento, sono previste due tipi di cassa integrazione: una ordinaria e una straordinaria. La cassa integrazione ordinaria è rivolta a supportare le aziende in caso di crisi di durata breve, mentre quella straordinaria si attua nel caso di riorganizzazioni aziendali durevoli e legate a un ridimensionamento produttivo. La durata dei trattamenti e i settori di applicazione possono essere diversi. Diversamente da quella ordinaria, la cassa integrazione straordinaria è eseguita solo per eventi provvisori e l’obiettivo è quello di contrastare condizioni di durata prolungata.

Cassa integrazione Covid-19

Per contrastare l’instabilità economica causata dal Coronavirus, il governo ha introdotto un aiuto sociale che garantisce un reddito ai lavoratori colpiti dalla sospensione o dalla riduzione dell’attività lavorativa. Il Decreto prevede una serie di misure economiche per famiglie e imprese nelle aree classificate come “rosse”, ampliando il numero di beneficiari ammissibili alla cassa integrazione attraverso una procedura semplificata. Questo consente a quasi tutte le aziende e settori maggiormente colpiti dai lockdown di accedere al sostegno finanziario. L’estensione delle restrizioni a livello nazionale ha reso necessario l’allargamento delle misure di sostegno al lavoro su tutto il territorio nazionale.

Lavorare durante la cassa integrazione

Molti lavoratori attualmente in cassa integrazione preferirebbero riprendere a lavorare almeno parzialmente, ma la domanda che si staranno facendo in molti è: se sono in cassa integrazione posso lavorare continuando a prendere la cassa integrazione? Vediamo a tal proposito cosa dice la normativa di riferimento:

“l’integrazione salariale non sarà corrisposta a quei lavoratori che durante le giornate di riduzione del lavoro si dedichino ad altre attività remunerate” art. 8. comma 4 DL 86/1988.

Questa norma non prevede un’incompatibilità totale tra le due cose ma ci sono delle limitazioni per quanto riguarda gli orari, il compenso percepito e i tipi di lavoro tollerati. Le regole principali sono:

Dunque si può lavorare in cassa integrazione?

Nel caso di cassa integrazione a zero ore, i dipendenti dell’azienda non devono svolgere alcuna attività lavorativa durante il periodo specificato nel contratto aziendale. Tuttavia, possono lavorare durante il fine settimana, il sabato e la domenica, purché il totale delle ore lavorate non superi le 48 ore settimanali. Se la sospensione è parziale, ossia riguarda solo alcuni giorni della settimana o riduce le ore lavorative, il dipendente può dedicare il tempo rimanente a un’altra attività.

Quali sono le attività che si possono svolgere durante la cassa integrazione?

Durante la cassa integrazione, è importante scegliere attività che non entrino in conflitto con il lavoro per cui si riceve l’assistenza. Se l’attività secondaria è compatibile, il dipendente può svolgerla purché sia regolamentata da un contratto subordinato, autonomo, parasubordinato o accessorio.

In cassa integrazione si maturano le ferie?

Durante la cassa integrazione, le ferie e i permessi vengono acquisiti solo se si lavora con un orario ridotto. Il numero di giorni di ferie dipende dal contratto collettivo dell’azienda. Se si è in cassa integrazione a zero ore, di solito non si ha diritto a ferie o permessi, a meno che l’interruzione non duri meno di 15 giorni nel mese.

Tredicesima e quattordicesima durante la cassa integrazione maturano?

Durante la cassa integrazione, la tredicesima e la quattordicesima mensilità sono considerate nella paga lorda, che costituisce la base per calcolare l’importo della cassa integrazione, limitato all’80% dello stipendio lordo. Di conseguenza, la tredicesima di dicembre e la quattordicesima di luglio non vengono incluse nel calcolo. Tuttavia, il trattamento di fine rapporto (TFR) continua ad accumularsi regolarmente durante il periodo di cassa integrazione, e il suo importo varia a seconda del tipo di contratto.

Cassa integrazione: obblighi del lavoratore

Durante la cassa integrazione, il lavoratore deve essere sempre reperibile, poiché rimane comunque legato al datore di lavoro dal punto di vista contrattuale. Questo significa che se viene richiamato, deve tornare al lavoro anche prima della fine del periodo di sospensione pianificato in precedenza. In passato, era necessario inviare un avviso all’INPS prima di riprendere il lavoro, ma ora, grazie all’avviso obbligatorio di inizio del rapporto di lavoro presso il Centro Impiego, questa comunicazione al datore di lavoro non è più necessaria per le variazioni nella posizione lavorativa attuale. Tuttavia, questa comunicazione all’INPS rimane obbligatoria solo nel caso di lavoro autonomo.

Obblighi per il lavoratore in cassa integrazione

Secondo le normative attuali, la cassa integrazione non si limita a offrire solo supporto finanziario al lavoratore. È importante che egli partecipi anche a un percorso finalizzato all’acquisizione di nuove competenze utili per una possibile riassunzione. A tal fine, sarà convocato presso il Centro per l’Impiego per firmare un patto di servizio individuale, attraverso il quale verranno illustrate tutte le attività programmate durante il periodo di disoccupazione. Queste attività mirano a dotare il lavoratore delle conoscenze e delle competenze necessarie per una riqualificazione efficace nel mercato del lavoro.

Sanzioni in caso di dichiarazioni false

Il lavoratore che, pur percependo un’indennità di disoccupazione, cassa integrazione o altro sussidio legato alla sua condizione di disoccupato, svolge un’attività lavorativa non è in regola. Se viene scoperta questa situazione, il lavoratore può essere soggetto a sanzioni amministrative che vanno da 5.164 a 25.822 euro. Inoltre, potrebbe perdere il diritto al sussidio di disoccupazione e dover restituire all’INPS le somme già percepite, oltre al risarcimento del danno all’ente.

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