Requisiti e studi per insegnare all’università

Il percorso per diventare professore universitario, i requisiti da avere e le prove da superare

Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

La carica di professore universitario è molto ambita da chiunque ami insegnare, perché permette non solo di insegnare presso gli splendidi atenei italiani, che nel mondo sono alcuni dei più noti, ma anche di viaggiare all’estero presso altre università prestigiose.

La cattedra permette inoltre un aggiornamento continuo, ed è per questo che un professore all’università è molto più di un insegnante. Egli è un luminare ed un vero esperto della disciplina che insegna.

Di seguito chiariremo in sintesi compiti e funzioni del professore universitario, a tutti coloro che dopo gli studi accademici ambiscono a insegnare in ateneo e, quindi, al contempo spiegheremo come fare per diventare docente universitario. Ecco che cosa c’è da sapere a riguardo.

Le mansioni di un professore universitario in sintesi

Non solo lezioni frontali ed esami. Il prof in questione è molto altro. Ogni docente universitario, infatti, coordina e dirige progetti di ricerca con lo scopo di migliorare o innovare le conoscenze scientifiche e teoriche nella materia di sua competenza, di cui diventa un vero e proprio punto di riferimento.

Un professore universitario dovrà così curare in prima persona la didattica, elaborare i programmi di studio dei propri studenti, organizzare le lezioni e fornire il materiale didattico necessario a superare l’esame.

Inoltre predispone i corsi di specializzazione e di dottorato di ricerca e, ovviamente, partecipa alle sedute di laurea.

Secondo i più recenti dati a disposizione, pubblicati dal Ministero dell’Istruzione, in totale, nel nostro paese, ci sono 57.000 professori universitari. In particolare si tratta di 14.800 professori ordinari, 18.800 ricercatori e 23.500 professori associati. Invece 400 sono professori straordinari.

Come si diventa professore universitario

Dopo queste basilari premesse che aiutano a rammentare il rilievo del docente universitario nel sistema italiano dell’istruzione, vediamo ora come diventare docente universitario. Ebbene, sappi che il punto di partenza è avere una laurea nella materia che vorresti insegnare a tua volta. Si tratta del requisito più essenziale tra tutti.

Di seguito, dovrai ottenere il dottorato di ricerca, che dura dai 3 ai 5 anni, durante il quale ti occuperai di redazioni di ricerche, pubblicazioni di ricerche e libri, scegliendo le discipline di tuo interesse. Il passo successivo sarà la partecipazione ad un concorso per diventare ricercatore universitario.

Soltanto dopo 3 anni dalla conferma del ruolo, il ricercatore può essere confermato nell’ateneo e in tal caso diventa ricercatore confermato (cd. conferma in ruolo).

Il percorso però non finisce qui, perché bisogna partecipare ad un altro concorso pubblico, indetto dall’università presso cui vuoi insegnare, superato il quale si diventa professore associato.

I docenti associati possono svolgere un numero massimo di ore di lezioni annuali (350), contrariamente ai professori ordinari e di solito portano avanti un altro lavoro insieme a quello universitario (ad es. avvocato, architetto ecc.).

Il passo finale è quello che mira ad ottenere la qualifica di professore ordinario, pertanto alla fine delle ore da docente associato sarà possibile accedere al concorso pubblico dedicato.

Quindi, in sintesi, ecco come diventare professore universitario:

Come si può notare si tratta di un percorso lungo ed articolato, ma d’altronde ciò si spiega con la necessità, per il mondo dell’istruzione, che l’insegnamento ai livelli più alti sia svolto dalle persone più meritevoli nel proprio campo di studi.

Stipendio professore universitario

Gli stipendi mensili dei professori universitari vengono stabiliti dal Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) e variano a seconda della carica che si ricopre, delle ore di lezione e degli incarichi conferiti.

Particolarità di questa categoria dei lavoratori è proprio il sistema di calcolo del compenso per l’insegnamento. Infatti i docenti universitari non hanno uno stipendio mensile fisso o predeterminato, come succede per la generalità dei lavori (e secondo quanto indicato dal Ccnl di riferimento), ma la loro retribuzione dipende dalle ore svolte, ergo è calcolata su base oraria.

Normalmente, la tariffa oraria va dai 40 ai 60 euro. Sicuramente un compenso alto ma che è proporzionato all’impegno profuso per raggiungere l’obiettivo della cattedra universitaria.

Lo stipendio medio di un professore ordinario (ne abbiamo parlato recentemente qui) va da 27.000 euro lordi l’anno agli 80.000 euro lordi annui, quindi in media circa 2.600 euro netti. Per i professori associati, lo stipendio mensile va dai 2.200 euro ai 2.700 euro, mentre per i professori ordinari, lo stipendio mensile può variare dai 3.300 ai 4.000 euro. Sicuramente si tratta di numeri decisamente più alti della media degli stipendi delle professioni.

La situazione cambia nelle università private (leggi qui come funzionano), dove un professore può arrivare a guadagnare il 35% in più rispetto ad un collega che insegna nelle università pubbliche.

I docenti universitari ricevono un compenso a parte per la supervisione delle tesi di laurea?

Infine, rispondiamo ad un quesito comune a molti studenti e tra coloro che vorrebbero intraprendere la carriera di professore universitario. I docenti guadagnano qualcosa per le attività di supervisione e valutazione delle tesi di laurea? Ebbene, la risposta da darsi è negativa: nessun bonus, premio e compenso supplementare per chi segue gli studenti nella redazione dell’elaborato finale.

Insomma, tutti i relatori non ottengono dallo Stato alcuna remunerazione ulteriore rispetto allo stipendio, e ciò perché seguire i propri studenti nel lavoro di tesi fa già parte dell’attività di docenza. Se mai questa attività contribuirà ad accrescere il loro prestigio all’interno dell’università e la stima da parte dei colleghi.

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