Come viene sfruttata l’intelligenza artificiale in Italia

L’intelligenza artificiale in Italia è un settore in forte crescita che si sta consolidando sempre di più: in futuro potrebbe sostituire 3,8 milioni di lavoro

Pubblicato: 3 Giugno 2024 10:30

Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

l mercato dell’intelligenza artificiale (AI) in Italia ha visto una crescita significativa nel 2023, con un incremento del 52%, raggiungendo un valore di 760 milioni di euro. Tradotto in numeri assoluti, si tratta di un aumento di circa 260 milioni di euro registrati nel 2022. Gli esperti prevedono che il trend positivo continuerà per tutto il 2024, con una crescita attesa che potrebbe portare il mercato a superare il miliardo di euro.

Quali aziende italiane investono nell’AI

La maggior parte degli investimenti è destinata a soluzioni di analisi e interpretazione dei dati (29%) e alla gestione e ottimizzazione dei processi decisionali (27%), come evidenzia un report redatto dal Politecnico di Milano con Osservatori.net.

Le grandi imprese italiane si stanno ritagliando un posto centrale nel campo dell’AI. Settori come telecomunicazioni, media, assicurazioni, energia e finanza sono in testa agli investimenti.

Eni ad esempio utilizza il machine learning per l’analisi predittiva delle operazioni di estrazione e produzione di petrolio e gas. Unicredit utilizza chatbot basati su AI e sta mettendo in campo nuovi strumenti per l’analisi dei dati finanziari, che aiutano a prevenire frodi e a gestire il rischio creditizio.

Enel e Tim stanno investendo ingenti somme di denaro per l’implementazione delle nuove tecnologie per il monitoraggio e la manutenzione delle infrastrutture. Leonardo sta invece sviluppando sistemi per l’analisi dei dati satellitari per la sicurezza.

Il ruolo del Governo nell’AI

Dal 2022 al 2024, il Governo italiano ha adottato una posizione proattiva nei confronti dell’intelligenza artificiale, formalizzato nel Programma strategico per l’intelligenza artificiale 2022/2024, nato nel 2021 dalla collaborazione tra il Ministero dell’Università e della Ricerca, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale.

Il programma prevede ventiquattro azioni specifiche suddivise in tre aree principali, dal rafforzamento delle competenze e l’attrazione di talenti, all’incremento dei finanziamenti per la ricerca avanzata e la promozione dell’adozione delle nuove tecnologie nel settore pubblico.

L’iniziativa punta a creare nuove cattedre di ricerca sull’AI e a promuovere progetti per il rientro dei professionisti italiani dall’estero e a finanziare piattaforme per la condivisione di dati e software.

L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si è mostrato più critico nei confronti di queste innovazioni. Con la presidenza di turno del G7 nel 2024, ha promosso un codice di condotta internazionale per mitigare i rischi derivanti da usi malevoli del machine learning e delle automazioni.

Confronto con il resto d’Europa

Nonostante la crescita, l’Italia è ancora indietro, in termini di investimento, rispetto ad altri Paesi europei come Francia, Germania e persino stati più piccoli come Olanda e Svezia. Francia e Germania, ad esempio, hanno attratto notevoli capitali statunitensi per lo sviluppo dell’AI, posizionandosi come leader del Vecchio Continente.

Il Belpaese sta comunque cercando di colmare il gap attraverso iniziative governative e investimenti strategici, puntando a diventare un attore rilevante nel panorama internazionale dell’AI.

Impatto sul mondo del lavoro

La progressiva implementazione dell’intelligenza artificiale avrà un impatto significativo sul mercato del lavoro in Italia. Secondo le stime, entro i prossimi 10 anni, potrebbe automatizzare fino a 3,8 milioni di posti di lavoro equivalenti. Tuttavia, questo processo non sarà necessariamente negativo.

La maggior parte delle automazioni sostiuirà attività ripetitive e di basso valore, permettendo ai lavoratori di concentrarsi su compiti più complessi, e potrebbe contribuire a colmare il gap occupazionale previsto a causa dell’invecchiamento della popolazione, con una carenza di 5,6 milioni di posti di lavoro entro il 2033.

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