Via libera al cosiddetto “decreto Caivano“ da parte del Consiglio dei Ministri: un insieme di leggi che inaspriscono le punizioni per i reati di minori e baby-gang, introducendo nuove misure di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile. A partire proprio dal territorio del Comune di Caivano, provincia di Napoli, per favorire lo sviluppo economico e sociale dell’area, passo di partenza che ispira un nuovo quadro normativo che agisce sull’applicabilità delle misure cautelari ai minori di 18 anni, con l’obiettivo del reinserimento e della rieducazione.
“Penso che le norme portate oggi in Cdm siano molto importanti” ha commentato la premier Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di presentazione delle misure approvate. “Su alcune materie in passato lo Stato ha preferito occuparsi di altro, ha dato il segnale che su alcune questioni era meglio non entrare, che metterci la faccia era pericoloso, e invece penso che questo sia il segno di uno Stato che decide di mettere la faccia anche su materie che sono molto complesse e difficili da risolvere. A Caivano abbiamo preso impegni precisi dopo l’ennesimo fatto di cronaca, che in questo caso riguarda dei minori”.
Come prima cosa è stato nominato per Caivano un Commissario straordinario: si tratta di Fabio Ciciliano, dirigente medico della Polizia di Stato che avrà il compito di adottare, entro 15 giorni, d’intesa con il Comune di Caivano e il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio, un piano straordinario d’interventi infrastrutturali e di riqualificazione del territorio comunale.
Il piano sarà attuato con il supporto tecnico-operativo di Invitalia e dovrà prevedere anche specifici interventi urgenti di ripristino del centro sportivo ex Delphinia, in collaborazione con gli Uffici del Genio militare e con la società Sport e Salute. “Fabio Ciciliano conosce molto bene il territorio. Tra l’altro, a suo tempo, faceva i suoi allenamenti come atleta di pallanuoto nella piscina del Centro sportivo di Caivano” ha spiegato il sottosegretario Mantovano. Inoltre, il decreto prevede l’assunzione da parte del comune di Caivano ad assumere 15 nuovi membri del corpo della Polizia locale.
A partire da Caivano “prevediamo una stretta sulla criminalità giovanile, che si sta diffondendo a macchia d’olio”, ha spiegato Meloni. Le norme contenute nel provvedimento “impatteranno su altre zone nella stessa condizione”. “Siamo di fronte a una situazione che è sfuggita dal controllo e qualcosa bisogna fare per forza”, ha detto con riferimento nello specifico alle norme sul contrasto alla criminalità giovanile.
Le nuove regole per i minori che commettono reati
“Nessuno vuole sbattere in galera bambini di 12 anni” prosegue la premier. “C’è il tema che prevediamo l’arresto in flagranza, anche per alcuni reati per i quali non era previsto fino a oggi, dai 14 ai 18 anni: perché oggi se un ragazzo di 15 anni gira armato con una pistola carica non si può arrestarlo. E io francamente penso che questo non sia più affrontabile nell’attuale situazione”.
Non sono solo norme repressive, assicura, sono anche norme di prevenzione, spiega. “Se l’uso dei minorenni si è allargato a dismisura in questi anni nelle pratiche criminali è anche perché, chiaramente, nell’utilizzo di questi minorenni da parte della criminalità organizzata non ci sarebbero state particolari conseguenze”, ha puntualizzato la presidente del Consiglio. “Cerchiamo di lavorare per organicità di materia. Abbiamo deciso di avviare una strada molto precisa”.
“Abbiamo deciso di provare a dimostrare che se ci si mette con buona volontà le cose possono cambiare davvero, è una sfida non semplice. Oggi in Cdm abbiamo adottato delle norme che ci consentono di dare vita ai primi impegni che abbiamo assunto” a partire da “una maggiore presenza delle forze ordine, al netto della bonifica del territorio”.
Quando il ministro Roccella ha citato l’età in cui si stima oggi il primo accesso ai siti pornografici tra 6 e 7 anni, continua Meloni, “ho visto la faccia di qualche mamma terrorizzata ed è più o meno la faccia che ho fatto io quando ho scoperto questo dato”. Per questo il governo ha messo in campo i primi provvedimenti, stanziando 30 milioni di euro. “Non pensate che il governo ritenga che siano sufficienti, verranno stanziate tutte le risorse che saranno necessarie per vincere questa sfida” sottolinea la premier.
”Questo decreto legge intende individuare un modello di intervento che varrà nell’immediato per Caivano e poi, a scadenze successive, per lo stesso territorio”, ma “anche per altre aree particolarmente degradate”, purché ne ricorrano “le condizioni”, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, assicurando che il decreto ”è stato il frutto di un lavoro corale di più ministri e delle loro strutture”.
Il primo articolo del dl Caivano prevede l’istituzione di una struttura commissariale che metterà a disposizione 30 milioni di euro per un primo intervento di risanamento del territorio e il passo prioritario sarà il ripristino del Centro sportivo Delphinia, che era un “fiore all’occhiello del territorio prima di diventare una discarica”, ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Repressione o rieducazione?
“Abbiamo cercato di coniugare la necessità della repressione della delinquenza minorile con quella di consentire ai minori che hanno commesso crimini di poter trovare un percorso non solo punitivo ma anche rieducativo“, ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, aggiungendo che con il decreto Caivano approvato dal Cdm “non si è intervenuto sulla imputabilità del minore” perché “abbassare il limite a 12 anni sarebbe stato contrario alla razionalità, all’etica e all’utilità e non è stato fatto”. “Sono previsti criteri preventivi di ammonimento ma che non hanno nulla a che fare con la repressione penale“, ha precisato.
Ma tra opposizioni ed esperti della materia, sono in tanti a bollare il decreto Caivano di Meloni come uno spot populista e repressivo, che non migliora affatto le cose.
Per l’ex giudice di Mani Pulite Gherardo Colombo, interpellato dal Corriere della Sera, ci vuole più educazione, non la repressione. Secondo Colombo serve un’educazione “scolastica, familiare, televisiva e attraverso i social”. E se è impossibile intervenire sui social, “allora bisogna educare i ragazzi a capire ciò che trovano in Rete e ad evitare quel che danneggia la loro formazione. Se guardiamo dal campo educativo, credo servirebbe presenza costante di controllori nel territorio. Un conto è fare i blitz come a Caivano, un conto è che esista una presenza visibile e di una certa costanza”. Mentre il carcere per i minori “non serve a niente”, rincara Colombo. “Quando si esce, 70 volte su cento l’ex detenuto torna a delinquere. Addirittura, soprattutto in certe zone e per la criminalità non sporadica, senza nemmeno arrivare a quella organizzata, il carcere costituisce un titolo di merito nella carriera delinquenziale”.
“C’è un fatto di cronaca e loro propongono un decreto. Questa non è politica, questo è populismo giustizialista” attacca Matteo Renzi intervistato da Avvenire. “Si investa in cultura, in educazione, nelle periferie. E anziché preoccuparsi di togliere il telefonino ai minori perché è una proposta che piace alla gente, si abbia il coraggio di togliere Twitter a qualche ministro. Meno slogan, più progetti educativi per favore” dice.