La cosmesi ecoresponsabile è già una realtà

In occasione dell'Earth Day, QF Green ha parlato di cosmetica sostenibile con Annalisa Corbia, Direttrice Generale di SVR.

Pubblicato: 21 Aprile 2023 09:00

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Redazione

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Negli ultimi anni, il settore cosmetico è cresciuto a un ritmo senza precedenti, anche grazie all’avvento di brand incentrati fortemente sui desideri e sui bisogni dei clienti. Eppure, molti dei principali player del settore devono ancora porre maggior attenzione sui temi legati alla sostenibilità degli ingredienti utilizzati e sulle strategie di riduzione totale della plastica e dei materiali pericolosi per l’ambiente.

Un lungo elenco di sfide green attende i marchi che vogliono ridurre al minimo l’impatto ambientale dei propri prodotti. Uno dei maggiori apripista in questo senso è SVR, brand che sviluppa, produce e distribuisce prodotti dermocosmetici e si sta imponendo come uno dei più attenti alla sostenibilità.

In occasione della Giornata Mondiale della Terra, abbiamo parlato di questi temi con Annalisa Corbia, Direttrice Generale di SVR.

Fonte: Ufficio Stampa
Annalisa Corbia, direttrice generale SVR

Nella cosmetica la sostenibilità è sicuramente una sfida, ma anche una grande opportunità economica e reputazionale.
Esattamente. Da quando mi trovo a lavorare in SVR ho potuto notare finalmente che una marca dermatologica si preoccupa dell’impatto sull’ambiente. In tutte le mie esperienze precedenti, la componente ambientale è sempre stata messa in secondo piano rispetto ad altri aspetti, come l’efficacia dei prodotti. SVR invece, in maniera molto contemporanea e innovativa, garantisce l’efficacia dei principi attivi che si prendono cura delle patologie della pelle, unendo la componente della sensorialità a quella della sostenibilità, che si traduce concretamente in due aspetti. Il primo è l’estrema attenzione agli ingredienti, verso una naturalità quasi totale e un’INCI minimalista. I nostri prodotti sono formulati in Francia, dove c’è un’ossessione verso i componenti, e sono tutti testati sui perturbatori endocrini, ovvero quelle sostanze che potrebbero alterare il normale equilibrio ormonale: un aspetto del quale in Italia si parla ancora poco. Oltre a questo, c’è tutto l’aspetto della biodegradabilità dei nostri prodotti e del pack.

Approfondiamo proprio il pack di SVR: da cosa è composto e in che modo riduce l’utilizzo della plastica?
Tutti i nostri pack utilizzano plastica riciclata e ultimamente ci stiamo spostando in particolare sugli eco-refill, che permettono di riempire le confezioni originarie con un risparmio di plastica del 70%. Inoltre, stiamo eliminando tutti i tappi di plastica dei flaconi, riducendoli di spessore e anche in questo caso la diminuzione della plastica è di oltre l’80%. Tutti i prodotti che stiamo progettando sono eco-designed, per avere il minor impatto possibile sull’ambiente. Ad esempio, la nostra nuova gamma di idratanti Hydraliane è stata completamente ripensata ed è 100% monomateriale e 100% riciclabile.

Torniamo agli ingredienti dei prodotti SVR, tutti naturali e biodegradabili.
Un esempio – in questo caso – è quello dei nostri solari: tutte le formule delle case cosmetiche sono considerate facilmente biodegradabili se raggiungono il 60% di biodegradazione entro 10 giorni. I nostri prodotti in media raggiungono questa percentuale nella metà del tempo, ovvero in 5 giorni. Per ritornare invece sulla formula clean & green, SVR cerca di formulare la massima efficacia con il minor numero di ingredienti sia naturali che biodegradabili, testati sui perturbatori endocrini.

Annalisa, qual è stata la sfida più grande che hai dovuto affrontare riguardo ai temi della sostenibilità?
La sfida più grande nel panorama cosmetico italiano è rendere questo aspetto di attenzione per l’ambiente uno dei criteri di scelta di un prodotto. In Francia è già così: a parità di efficacia, la consumatrice mette la parte di ecoresponsabilità come criterio di scelta per un prodotto. In Italia oggi è ancora difficile che una consumatrice – a parità di efficacia – sposti la scelta sul tuo marchio in quanto ecoresponsabile. Ecco quindi che una delle più grandi sfide sarà proprio quella di creare cultura. E mi auguro che SVR possa essere un ottimo esempio in questa direzione.

Personalmente, cosa ti senti di rispondere a coloro i quali – ancora tanti in Italia – sostengono che la cosmetica sostenibile sia un po’ un ossimoro?
Io penso che sia necessario guardare avanti. Il futuro si può cambiare e la cosmetica sostenibile è possibile, rivolgendosi ovviamente alle aziende serie che riescono anche a provare quello che sostengono: oltre al marketing, ci sono degli enti certificatori ai quali bisogna fare affidamento. Fare cosmetica sostenibile è possibile e SVR ne è la dimostrazione. È difficile, va contro tante lobby, ma di fatto è già una realtà.

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