Rottamazione cartelle e multe sotto i mille euro, Comuni in affanno: perché

Saranno le amministrazioni locali a decidere se rinunciare allo stralcio delle multe sotto i mille euro o a provare a riscuoterle

Pubblicato: 28 Dicembre 2022 17:10

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Tra i punti principali e più discussi della Legge di Bilancio, all’esame del Senato in attesa dell’approvazione definitiva, c’è lo stralcio delle cartelle esattoriale fino a mille euro risalenti agli anni tra il 2000 e il 2015. Sotto questa soglia della pace fiscale rientrano per buona parte le contravvenzioni stradali che compongono quasi la totalità delle risorse dei Comuni, i quali però non vogliono rinunciare alla principale fonte di entrate, nonostante nella maggior parte dei casi non riescono a riscuotere i crediti dai propri cittadini.

Rottamazione cartelle e multe: la norma in Manovra

La prima versione della Manovra comprendeva nello stralcio delle cartelle sotto i mille euro anche le multe stradali, ma tramite un emendamento il Governo ha fatto retromarcia dando la possibilità ai Comuni stessi di decidere se cancellare le mini-cartelle o continuare a provare a esigere quanto dovuto.

Un’opzione quest’ultima auspicata dall’Anci, l’associazione dei Comuni italiani che, tramite il suo presidente e rimo cittadino di Bari, Antonio Decaro, aveva espresso preoccupazione sull’eventualità di dover rinunciare a delle entrate fondamentali per le casse delle amministrazioni locali già in rosso di 350 milioni di euro.

Le multe sotto i mille euro potranno dunque essere stralciate soltanto previo via libera dei sindaci, che però hanno poco più di un mese per calcolare quanto sia conveniente o meno l’operazione, dato che dovranno comunicare la propria decisione entro il 31 gennaio prossimo.

Secondo le stime, in ballo ci sarebbero 11 milioni di contravvenzioni comprese tra il 2011 e il 2015, visto che i debiti fino a 1.000 euro di multe e bolli tra il 2000 e il 2010 sono già stati stralciati dalla pace fiscale del 2019.

La posizione dei Comuni

I Comuni dovranno però fare i conti con la bassissima percentuale di riscossione delle multe, soprattutto al Sud: se il tasso nazionale si aggira sul 45%, a Napoli nel 2021, è stato pagato solo il 15,9% delle sanzioni arrivate a Roma il 35,2%, mentre a Milano il 55%.

I sindaci Roberto Gualtieri e Beppe Sala non sembrano però avere intenzione di rinunciare ai possibili, per quanto poco probabili introiti, provenienti dalle sanzioni stradali. Cancellare le multe costerebbe alla Capitale 240 milioni di euro in meno a bilancio, mentre il primo cittadino del capoluogo lombardo, nonostante un tasso di riscossione sufficiente, già nel 2019 decise di non aderire alla pace fiscale per “garantire l’equità nei confronti di quei cittadini, la maggioranza, che hanno pagato per tempo i tributi e le sanzioni”.

“Ognuno farà i suoi calcoli: posso essere d’accordo con la cancellazione, ma se non mette a rischio i fondi del Comune” ha commentato Alessandro Canelli, sindaco di Nova e presidente della Fondazione dell’Anci Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale), spiegando che comunque “bisognerà vedere bene cosa dice la norma: perché se le somme stralciate sono poi da recuperare in 5 anni, si rischia di dover cercare quelle cifre altrove”.

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