Le sanzioni fanno male anche a Mosca: l’economia di Putin è paralizzata

La conclusione netta di uno studio su tutti i dati disponibili della Yale School of Management, anche tenendo conto delle isurazioni degli utimi giorni.

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Il tema, in Europa e soprattutto in Italia, tiene banco da dicerso tempo: le sanzioni alla Russia funzionano davvero o sono solo un modo per mettere in ginocchio l’industria europea? I movimenti politici meno ostili alla russia putiniana, come la Lega di Matteo Salvini in Italia, sottolineano le difficoltà energetiche in Europa per bocciare lo schema sanzionatorio, ma in realtà la stretta sta cominciando a far male anche a Mosca. Nonostante l’appoggio di India e Cina sul gas, è l’embargo sul petrolio a rischiare seriamente di mettere in ginocchio il regime dello ‘Zar’ Vladimir Putin.

E del resto le minacce delle ultime ore (“Togliete le sanzioni o chiudiamo i rubinetti del gas”) dimostrano che le misure stanno mordendo il Cremlino, che prova ad alzare la posta consapevole che l’Europa rischia un inverno al freddo ma la Russia, sul lungo termine, rischia molto di più.

Economia russa paralizzata

La risposta, netta, arriva da uno studio della Yale School of management – Chief Executive Leadership Institute. Lo cita in un tweet Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente della Bocconi University School of management, convinto che “chi sostiene che le sanzioni non abbiano effetto sulla Russia è totalmente ignorante in economia e in palese malafede geopolitica”. Il riferimento è al dibattito che ha animato anche la discussione tra i leader al Forum di Cernobbio e contiene una risposta implicita alla posizione sostenuta dal numero della Lega, Matteo Salvini: “Le sanzioni non stanno facendo male alla Russia, vanno ripensate”.

I dati

Il lavoro confezionato a Yale, e ripreso da Fabio Insegna dell’Adnkronos, è costruito attraverso una meticolosa e capillare analisi di tutti i dati e le informazioni disponibili. “Il nostro team di esperti, usando documenti in lingua russa e fonti di dati dirette, inclusi quelli sui consumi ad alta frequenza, il controllo incrociato di dati, le informazione diffuse dai partner commerciali internazionali e l’elaborazione dei dati complessi sulle spedizioni, ha prodotto un’analisi esaustiva sulle condizioni dell’economia russa a cinque mesi dall’invasione dell’Ucraina. La conclusione è chiara: le sanzioni stanno paralizzando in maniera catastrofica l’economia russa“, è l’introduzione che spiega il titolo: ‘Business Retreats and Sanctions Are Crippling the Russian Economy’.

Armi dalla Corea del Nord

Del resto – come riporta Askanews – Il ministero della Difesa russo sta acquistando milioni di razzi e proiettili di artiglieria dalla Corea del Nord per supportare la sua invasione dell’Ucraina, secondo una rivelazione dell’intelligence statunitense. Un funzionario statunitense, che ha parlato in condizione di anonimato, ha affermato che il fatto che la Russia si stia rivolgendo alla Corea del Nord dimostra che “l’esercito russo continua a soffrire di gravi carenze di rifornimenti in Ucraina, in parte a causa dei controlli e delle sanzioni sulle esportazioni”.

Le conclusioni dello studio

Ognuna delle conclusioni dello studio è argomentata e sostenuta da un’analisi puntuale dei numeri e dei dati raccolti. Non c’è altro metodo per cercare una risposta alla domanda: stanno funzionando le sanzioni alla Russia? Certo, vanno messe sul tavolo anche le conseguenze per le economie dei Paesi che le sanzioni le hanno imposte, a partire da quella italiana. Ma anche chi vuole sostenere che le sanzioni non sono efficaci e utili a centrare il loro obiettivo, quello di indebolire fino a far collassare l’economia russa, dovrebbe cercare, e trovare, dati coerenti con la propria tesi.

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963