Tra aiuti, polemiche e dibattiti politici e ambientali, in Italia non si parla quasi d’altro che dell’alluvione in Emilia-Romagna, e giustamente verrebbe da aggiungere. Una notizia che ha trovato risalto anche all’estero, data la gravità della situazione e, in termini globali, come ciò possa rappresentare un’anteprima delle condizioni cui dovremo far fronte nel corso degli anni a venire.
Proviamo a scendere nel dettaglio, così da comprendere le cause scatenanti di questa dinamica climatica agghiacciante. Cos’è l’effetto Stau e qual è stato il suo ruolo nella creazione delle condizioni meteo cui abbiamo assistito.
La tempesta in Emilia-Romagna
Tanto in campagna quanto in città, l’alluvione in Emilia-Romagna ha travolto ogni cosa. Tanta ne è caduta quanto di solito avviene in due mesi. Una tragedia che ha colpito anche il nord delle Marche, con fiumi esondati che hanno reclamato case, coltivazioni ma soprattutto vite umane.
Impensabile restare ai primi piani delle abitazioni, così come rifugiarsi in auto, a meno di non essere in un’altura al riparo, per quanto possibile. Gli esperti hanno provato a dare una risposta alla domanda più ovvia: perché è successo tutto questo? Paolo Capizzi, Tenente Colonnello, ha fornito delle motivazioni ai microfoni di Askanews. C’è stata una combinazione di effetti alla base di tutto.
Quando giunge la primavera, generalmente ci si ritrova a far fronte a quelli che vengono definiti minimi africani. Si tratta di fenomeni generati tra Tunisia e Libia, il cui impatto ricade anche sulle regioni italiane, per poi spostarsi verso est.
In situazioni normali tutto ciò riguarda soprattutto il Sud Italia ma stavolta le cose sono andate diversamente. C’è stato un blocco in merito al transito della bassa pressione, impedito dalle due aree di alta pressione in quota. Vengono quindi a crearsi delle continue formazioni di minimi sull’area mediterranea centrale.
Alluvione in Emilia-Romagna: cos’è l’effetto Stau
Un disastro di tali dimensioni ha spinto molti a cercare risposte, così da comprendere la dinamica metereologica, al fine anche di prevedere la possibile ripetitività di un fenomeno del genere, data la tanto ignorata crisi climatica. Dobbiamo quindi parlare di effetto Stau, che si traduce nella perdita di umidità da parte di una corrente d’aria che risale una catena montuosa. Tutto ciò si condensa e precipita con violenza e abbondanza, sotto forma di neve o pioggia. Ecco, in breve, la parte finale della dinamica che ha travolto il territorio romagnolo.
Come detto, questo fenomeno si è stavolta unito al ciclone nordafricano permanente, la cui “sosta” sul territorio è stata forzata. Ecco le concause, per chi volesse comprendere meglio quanto sta avvenendo, il che dovrebbe spingere ulteriormente verso una maggior attenzione verso l’ambiente.
Ecco le parole di Edoardo Ferrara, meteorologo di 3B Meteo, che si è espresso proprio in merito all’effetto Stau: “Le correnti di grecale, cariche d’umidità, si sono scontrate con il contrafforte appenninico, scaricando ingenti quantità di pioggia in maniera costante nelle stesse zone. Ci sono state poi delle aggravanti. Si può dire che il ciclone si è fermato, una volta raggiunto il Centro Italia, protraendo il maltempo. I forti venti di bora sulla costa hanno poi ostacolato il deflusso delle acque dall’Appennino verso l’Adriatico”.