Sponsor scommesse in serie A, il Senato approva e via libera al betting nel calcio

Il Senato ha approvato la risoluzione di Fratelli d'Italia che prevede la rimozione della norma del Decreto Dignità che vieta alle aziende di scommesse di sponsorizzare il calcio

Pubblicato: 5 Marzo 2025 14:36

Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Dopo essere stata sottoposta al vaglio della Commissione Cultura e Sport del Senato, la risoluzione presentata da Fratelli d’Italia per dire addio al divieto alla pubblicità del gioco d’azzardo nel calcio è stata approvata. Viene dunque superato l’impedimento che era stato imposto sul tema con il Decreto Dignità del 2018, firmato dall’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Al dato pratico, la decisione presa in Senato permetterà ad esempio alle squadre di calcio di poter avere le sponsorizzazioni delle piattaforme di scommesse sulle loro maglie di gioco. Lo stesso dicasi per l’esposizione dei loghi delle stesse in tutti gli spazi pubblicitari del campo di gioco, così come in quelli delle dirette televisive.

Torna la pubblicità del betting nel calcio

Secondo quanto espresso dalla Commissione Cultura e Sport del Senato, la decisione presa impegna il governo di Giorgia Meloni a “valutare la modifica” della norma sul divieto di scommesse. A spingere verso questa strada è stato il fatto che:

“La misura ha ampiamente disatteso le aspettative del legislatore, non risultando affatto efficace al contenimento dei fenomeni di ludopatia a fronte, invece, di una riduzione delle entrate per le società sportive, che ha penalizzato il sistema calcio italiano rispetto al contesto europeo”.

Nel testo viene anche paventata la possibilità della creazione di un fondo in cui far confluire l’1% dei proventi delle sponsorizzazioni da piattaforme di scommesse, da investire negli stadi per ristrutturazioni e nuovi progetti.

Fin dall’introduzione del divieto, i club, la Federcalcio e la Lega Serie A si erano dimostrati molto contrari alla norma. La loro opinione era, ed è, che questo limite ponesse le basi per una concorrenza sleale a vantaggio dei club di altri Paesi. Nel mirino soprattutto l’Inghilterra, dove la pratica è concessa e ha una grande diffusione.

Anche le sanzioni previste apparivano come un autogol al calcio italiano, visto che le violazioni potevano portare a multe pari al 20% del valore del contratto pubblicitario, con un minimo di 50mila euro per ogni infrazione.

Un difetto competitivo dal grande valore economico negativo per l’Italia. Quest’anno soltanto l’Inter ha sul petto il logo di una società di scommesse, con l’escamotage reso possibile dal fatto che lo sponsor pubblicizza il proprio portale di informazione sportiva e non quello di betting. Lo stesso soggetto è anche partner di Torino, Napoli e Palermo.

Sponsor betting, i guadagni in Europa

Alle parole favorevoli o contrarie sulla decisione presa, si accompagnano i numeri. Le sponsorizzazione del betting nel calcio europeo generano circa 1,5 miliardi di euro ogni anno. L’Italia è dunque escluda per legge dal 2018 da questa possibilità di introito. Prima del Decreto Dignità gli incassi totali per il Paese erano di 120 milioni annui dal settore delle scommesse.

Il disagio accusato dai club di calcio, a cascata, interessa tutto il Paese. Le squadre professioniste di Seria A, B e Lega Pro hanno infatti oggi un giro d’affari di 5 miliardi di euro all’anno. L’impatto complessivo sull’economia è però di ben 11 miliardi di euro. Tradotto vuol dire 120mila posti di lavoro, con la stabilità economica dei club finanziari che non può dunque rappresentare un problema attribuibile solo a un comparto specifico.

Protestano le opposizioni

La decisione spinta e ottenuta da Fratelli d’Italia, principale partito di maggioranza, è accompagnata da un’accesa protesta da parte delle opposizioni. Il Movimento 5 Stelle, promotore diretto del divieto del 2018, ha esposto in aula cartelli di protesta provocatori con su scritto “L’azzardo non è un gioco“. “Denunciamo pubblicamente, in Aula – ha detto Luca Pirondini, capogruppo pentastellato in Commissione – l’approvazione di una norma vergognosa”.

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