Fra voci di cessione e smentire la Juventus sta giocando la partita più difficile della sua vita. Storicamente legati alla famiglia Agnelli da un filo d’acciaio, il Club ne ha fatto sempre una questione identitaria, rievocando il gusto e lo stile dell’Avvocato e fondatore Gianni Agnelli. Ma cosa accadrebbe se gli Agnelli dovessero dire per sempre addio alla squadra bianconera?
Exor smentisce le voci di cessione del Club
“Le ipotesi ventilate da un quotidiano sulla cessione della Juventus sono destituite di ogni fondamento“, ha precisato un portavoce di Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli, holding olandese che controlla tutto le società del gruppo – da Stellantis a CNH, passando anche per la Juventus – e che vanta partecipazioni nei più svariati settori, dall’assicurativo al medicale, in cui i è rafforzata di recente grazie all’acquisizione di una partecipazione in Philips.
Ma il tam-tam si fa sempre più insistente
Nonostante la smentita, le voci di vendita si fanno sempre più insistenti. A tornare sull’argomento è stato il Giornale, che parla di “grandi manovre per preparare l’addio al club”, di cuoi Exor detiene una partecipazione di quasi il 64%.
Per la nuova generazione degli Agnelli, più business men che VIP, come era l’Avvocato Gianni, la squadra di calcio rappresenta oggi un “asset da riequilibrare, ripulire e mettere sul mercato” ,magari al doppio del suo valore, come si conviene ad una holding finanziaria come Exir. Una impresa “non facile, ma non più impossibile”, che potrebbe fruttare fino a 1,5 miliardi (oggi il valore di mercato della società calcistica è di poco inferiore agli 800 milioni).
Le massicce perdite del Club
Che il Club torinese sia giunto ai rigori lo dimostrano non solo la malinconica uscita di Andrea Agnelli daòl Board, ma anche i bilanci in profondo rosso.
Il Club ha chiuso il bilancio 2021/2022 con una perdita netta prossima ai 240 milioni di euro ed un risultato operativo in rosso per 221 milioni, mentre i ricavi sino scesi del 7,8% a 443 milioni. L’indebitamento netto è sceso a 153 milioni di euro, rispetto ai 389 milioni di inizio esercizio, per effetto dell’aumento di capitale concluso a dicembre 2022 (quasi 400 milioni) in buona parte a carico di EXOR.
Situazione pressoché immutata alla fine del primo semestre 2022/2023, quando la Juventus ha chiuso i conti con una perdita di quasi 30 milioni ed un risultato operativo negativo per circa 19 milioni, mentre i ricavi risultavano in calo del 23,8% a 276 milioni, Indebitamento netto di nuovo in aumento a 333 milioni.
Una scommessa su cui non può puntare un colosso del calibro di Exor, che vanta un utile consolidato di 4,2 miliardi di euro ed un NAV (valore degli asset della società) pari a 28,2 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2022 il patrimonio netto consolidato di Exor attribuibile ai soci della controllante ammontava a 20,6 miliardi con un incremento netto di 3,86 miliardi, rispetto a 16,759 miliardi al 31 dicembre 2021.
Lo strappo con Torino e la sua centenaria tradizione
E d’altronde lo strappo con Torino è evidente e con gli anni d’oro della FIAT – Fabbrica Italiana Auto Torino, cara a Gianni Agnelli ed ai suoi fratelli, Umberto e Susanna Agnelli, testimoni di una tradizione che oggi va sbiadendo come una vecchia foto ingiallita.
Tradizione in parte raccolta da Andrea Agnelli, la cui uscita dalla Juventus è stata un duro colpo, dopo le esaltanti vittorie in Campionato ed anche i ripetuti scandali giudiziari in cui è stata coinvolta la squadra, a partire da Calciopoli e per concludere con il caso plusvalenze.
Una tradizione di cui non sembra avere più memoria l’uomo d’affari John Elkann, ormai emigrato in olanda e lontanissimo dai tempi in cui Agnelli voleva dire italianità a tutti i costi.