Quello appena cominciato si preannuncia come un anno pieno di cambiamenti per quanto riguarda la situazione immobiliare degli italiani. La seconda parte del 2022 è stata caratterizzata da molti dubbi e incertezze a causa dell’instabilità politica nazionale, con il passaggio dal governo di Mario Draghi a quello di Giorgia Meloni, mentre segnali spesso in controtendenza venivano inoltrati al nostro Paese da parte delle istituzioni europee (in particolare per quanto riguarda i cantieri da progettare e avviare per i progetti concordati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza).
Con il trapasso dello scorso 31 dicembre l’attenzione di cittadini e imprese si è spostata sulle norme contenute nella prima legge di Bilancio approvata dall’esecutivo di centrodestra. Nello specifico, le tante incognite sul futuro di condomini e case private arrivano principalmente da due fronti specifici: quello relativo al Superbonus edilizio – una materia su cui la premier ha voluto imporre una stretta importare – e quello dell’efficientamento energetico degli edifici.
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Efficientamento energetico, stretta dell’Unione europea sulle abitazioni: cosa prevede la direttiva
Quello legato alle soglie di consumo di palazzine e appartamenti è un tema che si lega strettamente sia al PNRR che alle agevolazioni al 110% (ora scese al 90%) introdotte quando a Palazzo Chigi c’era Giuseppe Conte. Tuttavia, per quanto riguarda i parametri che decretano la necessità di intervenire sugli immobili, c’è grande attesa per capire cosa conterrà la direttiva europea che si appresta a essere votata al Parlamento di Strasburgo il prossimo 24 gennaio.
L’obiettivo dell’Unione europea – come confermato dalla Commissaria per l’Energia, l’estone Kadri Simson – è quello di traghettare il Vecchio Continente verso politiche più green per case e residenze. I target da raggiungere secondo la Commissione europea sono due:
- tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere realizzati ad emissioni zero entro il 2030;
- gli edifici già esistenti dovranno essere convertiti e diventare ad emissioni zero entro la deadline del 2050.
Dalle caldaie agli infissi, tutte le scadenze imposte dall’Ue e la situazione degli edifici in Italia
Entrando nel dettaglio della proposta, nel documento in discussione al Parlamento europeo viene espressa la volontà di effettuare una stretta importante sulle classi energetiche. La previsione è quella che, sempre entro il 2030, tutti gli immobili residenziali siano di classe energetica E. Un problema non da poco per il nostro Paese, dove viene stimato che circa il 60% degli edifici (ossia quasi tutti quelli costruiti prima degli Anni 90) oggi sia collocato ad un livello energetico F o G.
Ma la graduale trasformazione energetica che i vertici continentali intendono imporre agli Stati membri non finisce qui: la prospettiva infatti è molto più ampia nel tempo e prevede un ulteriore e successivo passaggio di tutti i condomini abitativi alla classe energetica D entro il 2033. Questo significa che diversi milioni di italiani potrebbero essere costretti a sostituire infissi e caldaie nel giro di un qualche anno.
La crociata per l’efficientamento energetico ha subito un’accelerazione già da parecchi anni, ossia da quando si è capito l’impatto devastante che le vecchie abitazioni hanno in termini di inquinamento atmosferico e ambientale: infatti, stando agli studi più recenti prodotti in materia, la mancanza di ammodernamento immobiliare sarebbe la causa di oltre un terzo delle emissioni di gas a effetto serra prodotte in totale sul territorio dell’Unione europea.