In arrivo il tampone che rileva l’intensità della carica virale: come funziona

Il test Coi è quantitativo ed è diverso rispetto a quelli che conosciamo e utilizziamo da due anni: il risultato ci dice la carica virale

Pubblicato: 11 Luglio 2022 18:00

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Il Covid-19 torna a far tremare l’Italia, con i contagi che crescono ogni giorno sempre più negli ultimi giorni facendo temere il peggio. Dal Ministero della Salute è arrivato nelle scorse ore l’ulteriore pressing alla quarta dose (vi abbiamo spiegato qui che da oggi è stata ampliata la platea di chi può riceverla), nella speranza che la settima ondata possa essere frenata quanto prima.

Nelle ultime settimane a tenere tutti col fiato sospeso è Omicron 5, la sotto variante diventata ormai dominante, che porta con sé l’elevata contagiosità e sintomi tipici dell’influenza come raffreddore, mal di testa e mal di gola oltre che febbre. Ma c’è anche un tampone che, attraverso un semplice prelievo, è in grado di rilevare l’intensità dei sintomi che il virus contratto può avere su un positivo.

Tampone Coi, come funziona e cosa indica

Il test di cui vi abbiamo accennato è il cosiddetto tampone Coi, con la sigla che sta a indicare “cut off index”, ovvero indice di soglia. Si tratta di un test antigenico che funziona per sommi capi come quelli che conosciamo e possiamo comprare in farmacia, ma ha un costo un po’ più elevato. Il tampone Coi, rispetto agli altri, non solo è in grado di misurare la positività, ma anche la portata dei sintomi che il virus potrebbe avere sul paziente che si è sottoposto al test.

A differenza dei tradizionali che colorano di rosso le striscette sul dispositivo usa e getta, il tampone Coi fornisce un valore numerico e un successivo segnale fluorescente che indica l’intensità della carica virale. Se il valore numeri è al di sotto di 1 il tampone è considerato negativo, se al di sopra è invece positivo. Il prelievo, come detto, è identico agli altri test in commercio, ma la differenza sta nel fatto che la striscetta della positività diventa fluorescente al posto di colorarsi di rosso. L’analisi del risultato, poi, dovrà essere fatta con un apposito macchinario capace di indicare la presenza del virus (qui vi abbiamo parlato delle regioni a rischio secondo l’ultimo report dell’Iss).

Il risultato finale del test Coi, a differenza della semplice striscia rossa che si accende nei tamponi tradizionali, può avere quindi un numero “superiore a 100”, oppure ad altri valori a seconda della scala usata per quella marca di test che indica quindi il peso dei sintomi. I test Coi vengono spesso definiti “quantitativi” o “semiquantitativi” dai venditori, al contrario dei classici antigenici che sono qualitativi. In ogni caso, un valore alto del test Coi non equivale a sintomi più gravi, ma soltanto a una carica virale più elevata.

I dubbi degli esperti sul test

Il tampone Coi è già presente in farmacia a un costo maggiore rispetto agli antigenici classici, ma da parte degli esperti c’è chi non vede di buon occhio il test. Secondo quanto riferito da Vittorio Sambri, professore di microbiologia dell’Università di Bologna, a La Repubblica, il test infatti dà in maniera “indiretta e imprecisa” la carica virale.

“La quantità di proteina individuata dal tampone non è direttamente proporzionale all’intensità del virus”, ha aggiunto l’esperto. Concetta Castilletti, responsabile dell’unità di virologia dell’ospedale di Negrar di Verona, si è detta anche lei scettica sul test, poiché la scala varia in modo arbitrario e i risultati di un tampone Coi di una marca non sono paragonabili a quelli di un’altra (altro lockdown in arrivo? Ve ne abbiamo parlato qui).

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963