Anche se la pandemia sembra attenuarsi, il Sars-CoV-2 non frena la sua corsa evolutiva. Dopo la comparsa di Omicron 2 sempre più sottovarianti si stanno facendo largo e dal Sudafrica arriva notizia dell’identificazione delle cosiddette Omicron 4 e 5, rilevate anche in Italia.
Omicron 4 e 5, i sintomi delle nuove sottovarianti: cosa sappiamo
Le due nuove sottovarianti di Omicron, denominate BA.4 e BA.5, sarebbero state ritenute ancora più trasmissibili rispetto alle precedenti, come la BA. 2, diventata ormai predominante in Italia. Secondo i dati dell’Oms presenterebbero rispettivamente una contagiosità superiore dell’8% (Omicron 4) e del 12% (Omicron 5).
A un aumento della diffusione non dovrebbe però corrispondere una maggiore serietà dell’infezione, ma sintomi diversi: meno colpi di tosse e meno freddo, ma più naso che cola e spossatezza con vertigini, dolori a stomaco e all’orecchio, ma anche nausea, vomito, diarrea e gonfiore (qui avevamo parlato dei nuovi sintomi di Omicron).
Omicron 4 e 5, i sintomi delle nuove sottovarianti: il parere del biologo
A fare un quadro della diffusione di Omicron 4 e 5 ci ha pensato il biologo Enrico Bucci, “Adjunct professor” della Temple University di Philadelphia: “In Africa due nuove sottovarianti di Omicron, BA.4 e BA.5, stanno prendendo il sopravvento. Anche negli Usa è emersa una nuova sottovariante, derivata da BA.2 (Omicron 2): è la BA.2.12.1. In associazione a queste nuove varianti stanno risalendo i casi in entrambi i Paesi. Con i casi, si inizia a vedere anche la salita delle nuove ospedalizzazioni.” (qui avevamo parlato dell’ultima variante di ricombinazione scoperta in Veneto).
“Questi dati – spiega l’esperto – non ci dicono ancora se le nuove ‘trovate evolutive’ di Omicron siano più virulente delle precedenti. Ci dicono però che, aumentando i casi, la pressione sugli ospedali potrebbe ricominciare a salire, se la tendenza non cambia rapidamente”.
Quello che è certo è che “Omicron diventa sempre più trasmissibile” dice Bucci.
Il ricercatore sottolinea attraverso la sua analisi come non sia possibile conoscere lo sviluppo della pandemia con questa nuove sottovarianti: “Non possiamo saperlo, perché i fattori in gioco – struttura di popolazione, tasso di vaccinazione con tre dosi, clima e molti altri – sono troppi per fare previsioni.”
“Come evidenziato dal laboratorio di Tulio de Oliveira della Stellenbosch University, in Sudafrica, BA.4 e BA.5 hanno rappresentato più della metà delle nuove infezioni del Sud Africa nella prima settimana di aprile e sono più trasmissibili rispetto al precedente alla versione BA.2″, osserva Bucci, citando anche un secondo lavoro, quello del “laboratorio di Alex Sigal dello Africa Health Research Institute, a Durban, sempre in Sudafrica”.
I ricercatori hanno rilevato dati che evidenziano come, si sia vaccinati o meno, “una precedente infezione da Omicron non protegge dall’infezione con le nuove varianti. L’attività neutralizzante contro BA.4 e BA.5″, hanno osservato gli esperti, “è bassa, peggio per i non vaccinati che per i vaccinati, ma comunque realisticamente insufficiente a proteggere dall’infezione”.
“In solo quattro mesi l’immunità di popolazione è stata superata due volte, nel primo caso da Omicron BA.1 e BA.2, e oggi da BA.4 e BA.5″, è l’analisi di Bucci.
“Non è il caso di vedere catastrofi incombenti, perché in ogni caso, finora, la protezione contro la malattia severa ha retto – è la sua conclusione -. Si tratta solo di capire come funziona l’evoluzione e soprattutto di spingere perché il monitoraggio in Italia migliori e si faccia presto con i vaccini ad ampio spettro di nuova generazione” (qui avevamo tracciato le previsioni sull’epidemia nel prossimo inverno).