Un nuovo studio ha esplorato i possibili “hotspot” di diffusione del virus in caso di contagio, e quello che è emerso è che c’è un posto dove il Covid potrebbero ancora “correre”, influenzando la curva pandemica. I ricercatori, di fatto, hanno confermato quello che sapevamo già, fornendo però questa volta dati più precisi.
Covid, un nuovo studio analizza meglio i possibili “hotspot” di diffusione del virus
Da diverso tempo ormai, studi e ricerche ci hanno confermato che ritrovarsi in uno spazio ristretto (al chiuso) con più persone aumenta le probabilità di contagio da Covid (qui come è cambiato il virus e i nuovi sintomi spia). Gli aerosol, minuscole goccioline che si diffondono nell’aria quando respiriamo, sono stati infatti identificati come una delle principali fonti di trasmissione del virus.
Soprattutto quando le persone respirano più velocemente e più profondamente, il rischio di contrarre l’infezione aumenta, se si entra a contatto con un positivo. Non a caso, le palestre sono state tra le prime attività a essere state chiuse durante i primi lockdown e tra le ultime a veder cadere tutte le restrizioni con la fine dello stato di emergenza (qui il calendario delle riaperture).
Gli esercizi fisici durante le lezioni di spinning, i fitness club e i giochi sportivi di contatto (e al chiuso) sono stati identificati come la fonte di dozzine di nuovi casi, ma ora un nuovo studio ha cercato di fare chiarezza, individuando origine e causa di questi possibili focolai, con un esperimento che ci ha dato un’idea più precisa di quanti aerosol può emettere nell’aria una singola persona durante un allenamento intenso.
I risultati, purtroppo, non sono incoraggianti, e individuano le palestre (e strutture simili) come posti dove i focolai Covid potrebbero ancora scoppiare, influenzando così l’andamento dei contagi e della curva pandemica.
La palestra può essere la causa di nuovi focolai?
Secondo uno studio condotto in Germania e pubblicata su PNAS il 23 maggio 2022 (qui la ricerca integrale), le persone emettono circa 132 volte più aerosol al minuto durante un esercizio ad alta intensità rispetto a quando sono a riposo. Da qui la conclusione dei ricercatori sul rischio di contrarre l’infezione da Covid, che aumenta fino a dare il via a un evento di “superdiffusione“.
Nello specifico, a riposo le persone emettevano una media di 580 particelle al minuto, ma durante l’esercizio massimo, in cui i ricercatori aumentavano gradualmente l’intensità fino al massimo per i soggetti coinvolti nello studio, le persone emettevano una media di 76.200 particelle al minuto.
Covid, dove il virus “corre”: i fattori di rischio
Lo studio pubblicato dai ricercatori tedeschi ha però dei limiti. Prima di tutto, la dimensione del campione analizzati era di sole 16 persone. Inoltre, nessuno dei soggetti osservati durante l’allenamento è stato infettato. Nel documento i ricercatori hanno specificato che non c’era modo di farlo in sicurezza, a causa di preoccupazioni etiche sui rischi per la salute dei partecipanti, e che quindi non hanno abbastanza osservato questa eventualità.
Tuttavia, come abbiamo visto, l’esperimento ha consentito ai ricercatori di avere comunque un senso più esatto delle particelle rilasciate. Durante l’esercizio su una cyclette, ciascuno dei 16 soggetti ha respirato aria pulita attraverso una maschera facciale in silicone, quindi ha espirato in un sacchetto di plastica. Ciò ha permesso ai ricercatori di eliminare le fonti di contaminazione e ottenere risultati più affidabili, ha spiegato Christian Kähler, professore presso l’Istituto di meccanica dei fluidi e aerodinamica presso l’Universität der Bundeswehr München, coautore dello studio.
Alcuni dei partecipanti, come accennato sopra, hanno emesso molti più aerosol durante l’esercizio ad alta intensità rispetto ad altri: in particolare, le persone più in forma con più esperienza nell’allenamento di resistenza hanno emesso l’85% in più di aerosol rispetto alle persone senza tale allenamento. Ma ci sono altri fattori, oltre alla forma e alla prestazione fisica, che possono incidere sulla velocità di diffusione.
Ad esempio, la quantità di spazio per persona è essenziale: gli ampi spazi, specialmente quelli con soffitti alti, danno all’aria più spazio. Le mascherine chirurgiche sono potenzialmente utili, ma è improbabile che siano affidabili durante gli allenamenti (qui, a proposito, le nuove regole sull’obbligo in Italia).
I ricercatori stanno inoltre esaminando il ruolo di altri fattori come l’indice di massa corporea, l’età e le condizioni polmonari di una persona, con lo scopo di cercare di capire quanto e come questa sarebbe esposta al Covid.
Lo studio comunque resta un punto di riferimento importante per gli studiosi perché questi dati non solo spiegano le trasmissioni SARS-CoV-2 durante l’esercizio di gruppo al chiuso, ma possono anche essere utilizzati per progettare misure di mitigazione più mirate per l’attività fisica al chiuso come l’educazione fisica a scuola, eventi di ballo durante i matrimoni o lezioni di ginnastica ad alta intensità. Escludendo, in questo modo, ogni potenziale rischio e contagi.