Alcune settimane fa è stato adottato il nuovo Piano nazionale d’azione radon per il 2023-2032. Si tratta di un piano, pubblicato in Gazzetta il 21 febbraio 2024, che ha lo scopo di affrontare i rischi legati all’esposizione a lungo termine del radon, un gas pericoloso per la salute.
Il radon si sprigiona dalla decadenza di alcuni materiali, come l’uranio e il radio ed è capace di penetrare nelle case. In Italia la maggior concentrazione del gas è stata riscontrata nel Lazio, in Lombardia e Campania. Questo, secondo diversi studi, è la seconda causa di cancro ai polmoni dopo il fumo. Da qui la necessità di normare gli strumenti che possono fermare l’ingresso di radon nelle abitazioni e ridurre così l’esposizione al gas radioattivo.
Cos’è il radon e perché è pericoloso
Il radon è un gas incolore e inodore e per questo passa spesso inosservato, ma non dovrebbe. Diversi studi hanno dimostrato che è la seconda causa di cancro ai polmoni dopo il fumo di sigaretta. Si tratta quindi di un gas naturale dal quale è meglio proteggersi. Infatti il radon è un elemento radioattivo originato dal decadimento del radio 226, generato a sua volta dal decadimento dell’uranio 238.
Il gas radioattivo è presente nelle rocce e nel terreno e può penetrare facilmente nelle case. Si tratta di un gas pericoloso, ma solo in alcune condizioni. Di per sé infatti non è molto reattivo da un punto di vista chimico, ma in caso di decadimento genera nuove particelle come il Polonio 218 e il Polonio 214 e può diventare molto pericoloso. Infatti queste nuove particelle entrano nell’organismo e si attaccano ai tessuti. Ha alte capacità di danneggiare le cellule polmonari e questo lo rende, secondo diversi studi, la seconda causa di cancro ai polmoni dopo il fumo.
Non si limita a questo, infatti è associato a un aumento del rischio di ictus, soprattutto nelle donne. Inoltre espone più facilmente al rischio di tumore del sangue e altre malattie cardio-cerebrovascolari.
Dove è concentrato il radon e perché è presente nelle abitazioni
L’Istituto superiore di sanità spiega che il radon è presente in quantità maggiore nell’aria interna degli edifici. Questo perché si infiltra dal suolo e dai materiali di costruzione e resta all’interno della struttura. Anche l’acqua può essere un vettore, per esempio nel caso in cui provenga da pozzi scavati in un terreno dove il radon in decadenza è in alte concentrazioni.
Secondo una prima indagine, condotta tra il 1989 e il 1998, il livello di concentrazione media nazionale del gas radon è pari a circa 70 Bq/m3. Si trova maggiormente nelle aree di origine vulcanica e nelle Regioni di Lazio, Lombardia e Campania, seguite dalla provincia autonoma di Bolzano e dal Piemonte.
Per evitare che le alte concentrazioni fluiscano nelle abitazioni o in altri edifici, è stato necessario pensare a un piano di contrasto. Il Pnar proprio per questo stabilisce misure per migliorare la consapevolezza sul radon e promuovere l’adozione di pratiche e interventi volti a ridurre la concentrazione del gas radioattivo negli ambienti chiusi. Anche se è impossibile eliminare del tutto il radon dagli edifici, è possibile però ridurne la concentrazione. Per esempio fare lavori di ristrutturazione (dopo un sopralluogo per l’analisi del terreno) può garantire un miglioramento delle condizioni.