Non sono stati in pochi gli esponenti illustri della politica italiana a rimanere impigliati fuori dal Parlamento tra gli aculei rappresentati dal taglio dei parlamentari e dalla cervellotica legge elettorale. Da Luigi Di Maio a Emma Bonino, da Umberto Bossi a Vittorio Sgarbi le esclusioni eccellenti dalle politiche appena concluse hanno fatto clamore.
Ad avvicendarsi con politici delusi dal risultato del voto, che ha visto trionfare il centrodestra guidato da Giorgia Meloni, saranno alcuni volti noti dell’imprenditoria, dello spettacolo e della società civile del Paese come Ilaria Cucchi, Claudio Lotito e Rita Dalla Chiesa.
I volti noti del nuovo Parlamento: chi è fuori
Per sancire l’ultima delle esclusioni più clamorose è stato necessario attendere la conferma fino all’ultima scheda del calcolo del proporzionale: il decano della Lega, Umberto Bossi, non siederà in Parlamento per la prima volta dopo 35 anni e il suo segretario chiede per questo di fare del fondatore senatore a vita come “giusto riconoscimento” per la lunga militanza.
“Porterò avanti personalmente – ha assicurato Matteo Salvini – , sicuramente con l’appoggio non solo della Lega ma di tantissimi italiani, questa proposta”. A fare notizia è stato anche il congedo di Emma Bonino dopo anni nelle file dei Radicali: deputata in carica consecutivamente dal 1978 al 1995 e poi per la XV legislatura, al Senato dal 2008 al 2013 e dal 2018 al 2022, la leader di +Europa si è dovuta confrontare con la candidata di Fratelli d’Italia, Lavinia Mennuni, uscita vincente nel collegio uninominale Lazio U02 per Palazzo Madama, ma anche l’ex alleato Carlo Calenda. Il leader di Azione è riuscito comunque ad aggiudicarsi uno scranno di Palazzo Madama grazie al proporzionale.
Uno degli esclusi eccellenti non può che essere anche l’ex ministro degli Esteri, già ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico nei tre i governi di questa legislatura, Luigi Di Maio, che pure aveva scommesso tutto sul voto del 25 settembre, tanto da sconfessare il M5S per creare un partito tutto suo. Il progetto, invece, è naufragato sotto la soglia dell’1%, che avrebbe portato delle preferenze alla coalizione di centrosinistra, lasciando il leader di Impegno civico fuori dalle porte del Parlamento.
L’ex ministro degli Esteri è stato battuto nel collegio uninominale di Napoli dall’ex ministro dell’Ambiente da lui indicato ai tempi del governo Cinque stelle, Sergio Costa. A Bologna invece è stato sconfitto Vittorio Sgarbi, battuto 40,07% a 32,32% da Pierferdinando Casini nel testa a testa del collegio senatoriale che ha determinato l’esclusione del critico d’arte dal Parlamento. Da menzionare anche l’addio del senatore leghista Simone Pillon, noto per la sua attività sul fronte conservatore dei diritti umani: candidato alla Camera nella sua Umbria, non è stato eletto.
I volti noti del nuovo Parlamento: chi è fuori
Non è certo un volto nuovo della politica Silvio Berlusconi, che però grazie alla vittoria nel collegio uninominale di Monza, con il 50,26% di preferenze torna in Aula dopo la decadenza decretata tramite la Legge Severino nel 2013. Tra gli eletti alla Camera nei collegi uninominali troviamo la compagna “quasi moglie” del leader di Forza Italia, Marta Fascina. La 32enne di Melito di Porto Salvo, comune situato in provincia di Reggio Calabria, è stata paracadutata nel collegio uninominale Sicilia 1 di Marsala, raggiungendo l’elezione alla Camera col 35,97% delle preferenze (pari a 58.289 voti).
Dalla tv è arrivata Rita Dalla Chiesa: la conduttrice figlia del generale ucciso dalla mafia nel 1982, è stata eletta al collegio uninominale Puglia di Molfetta a Montecitorio. A fare il suo ingresso per la prima volta al Senato ci sarà invece il presidente della Lazio, Claudio Lotito, dopo aver trionfato nel collegio uninominale Molise di Campobasso battendo il candidato Ottavio Balducci col 42,92% dei voti con oltre 55mila preferenze.
Al Senato prenderà posto anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano: candidata per il centrosinistra in Toscana, al collegio uninominale di Firenze, ha infatti conquistato il 40,08% dei voti staccando la candidata del centrodestra Federica Picchi (30,03%). Tra le file del Partito Democratico siederà al Senato il virologo Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, volto diventato noto al grande pubblico durante la pandemia e candidato con i dem nella ripartizione Europa. Il Pd, grazie al 41,75% dei voti è stato il partito più votato (centrodestra solo col 28,72%), facendo dunque conquistare il seggio al professore.