Roberto Fico, presidente della Camera, ha convocato a Montecitorio il Parlamento in seduta comune e i delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica il 24 gennaio 2022 alle ore 15. Quella di quest’anno sarà un’elezione particolare, caratterizzata dal rispetto delle norme anti-Covid. A iniziare dall’uso del Green pass e della mascherina Ffp2.
Per la prima volta ci sarà un solo scrutinio al giorno, invece di due, come di consueto. Questo perché gli ingressi saranno contingentati, con un massimo di 50 grandi elettori alla volta, e tra una seduta e l’altra sarà necessario sanificare gli ambienti per evitare contagi. Ma chi elegge, di fatto, il Presidente della Repubblica?
Chi elegge il Presidente della Repubblica in Italia secondo la Costituzione
Nel nostro ordinamento, il popolo elegge esclusivamente i suoi rappresentanti parlamentari, che siedono alla Camera dei Deputati e in Senato, e i rappresentanti locali. Sono loro che eleggono poi il Capo dello Stato. A sua volta il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i ministri, per prassi dopo le consultazioni.
A spiegare nel dettaglio chi sono i grandi elettori ci pensa la nostra Costituzione. Che stabilisce all’articolo 83 che l’inquilino del Quirinale è eletto “dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri” e da “tre delegati per ogni Regione, eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha un solo delegato”.
Chi sono i 1.009 grandi elettori che votano il Presidente della Repubblica
I grandi elettori sono dunque suddivisi in questo modo, in base alla carica che ricoprono.
- 630 deputati.
- 321 senatori, di cui 315 senatori eletti e 6 senatori a vita.
- 58 delegati regionali.
Sono dunque 1.009 i grandi elettori chiamati a indicare il nome del prossimo Presidente della Repubblica che prenderà il posto di Sergio Mattarella al Quirinale per i prossimi 7 anni. Il numero varia in base alla presenza di seggi vacanti nelle Camere e del numero di senatori a vita in carica, arrivato nella nostra storia repubblicana a un massimo di 11.
Elezione del Presidente della Repubblica: cosa succede se un elettore è positivo
Per evitare di perdere voti dovuti a isolamenti a causa della positività a Covid, è stato deciso di allestire un drive in fuori da Palazzo Montecitorio, nel parcheggio della Camera, in via della Missione. Lì è stata allestita in questi giorni un’apposita struttura che tuteli la sicurezza sanitaria, la segretezza e la contestualità del voto.
I delegati e i parlamentari potranno muoversi liberamente sul territorio nazionale anche se positivi, per esercitare il proprio diritto di voto. Non saranno dunque sottoposti a vincoli e limitazioni agli spostamenti imposti dall’emergenza Covid. Per loro è stata prevista un’apposita deroga alle norme vigenti.
Rispetto a quanto si pensava inizialmente, dunque, non dovrebbero esserci grandi elettori impossibilitati a votare. Gli unici che potrebbero non esprimere una preferenza dovrebbero essere Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati. I presidenti di Camera e Senato per consuetudine non votano, anche se non si tratta di una regola scritta.
Chi sono i grandi elettori scelti dalle Regioni e come sono fatte le delegazioni
I delegati delle regioni sono eletti dal Consiglio regionale. Anche per i rappresentanti dei territori vige una norma non esplicita e non prevista da alcuna legge, che si è però consolidata negli anni, interpretando le direttive contenute all’interno dell’articolo 83 della Costituzione italiana.
Le delegazioni elette dai Consigli regionali hanno infatti, per prassi, la seguente composizione.
- Presidente della Giunta regionale, cioè il governatore in carica.
- Presidente del Consiglio regionale.
- Un rappresentante della minoranza scelto tra i membri del Consiglio regionale.
L’unica eccezione è quella della Valle d’Aosta, che, potendo eleggere un solo delegato, invia a Palazzo Montecitorio il presidente della Giunta regionale. Già dalla scorsa elezione del Presidente della Repubblica si è cercato di aprire le delegazioni ad altre figure, come i sindaci, ma alla fine anche quest’anno si è seguita la tradizione.
Chi sono i delegati delle Regioni per l’elezione del Presidente della Repubblica
I grandi elettori scelti dalle regioni sono, per le elezioni del Presidente della Repubblica del 2022, i seguenti. Il primo nome è quello del presidente della Giunta regionale, il secondo quello del Consiglio regionale e il terzo quello del consigliere regionale di minoranza.
- Abruzzo – Marco Marsilio, Lorenzo Sospiri, Sara Marcozzi
- Basilicata – Vito Bardi, Carmine Cicala, Roberto Cifarelli
- Calabria – Roberto Occhiuto, Filippo Mancuso, Nicola Irto
- Campania – Vincenzo De Luca, Gennaro Oliviero, Annarita Patriarca
- Emilia Romagna – Stefano Bonaccini, Emma Petitti, Matteo Rancan
- Friuli Venezia Giulia – Massimiliano Fedriga, Piero Mauro Zanin, Sergio Bolzonello
- Lazio – Nicola Zingaretti, Marco Vincenzi, Fabrizio Ghera
- Liguria – Giovanni Toti, Gianmarco Medusei, Sergio Rossetti
- Lombardia – Attilio Fontana, Alessandro Fermi, Dario Violi
- Marche – Francesco Acquaroli, Dino Latini, Maurizio Mangialardi
- Molise – Donato Toma, Salvatore Micone, Andrea Greco
- Piemonte – Alberto Cirio, Stefano Allasia, Domenico Ravetti
- Puglia – Michele Emiliano, Loredana Capone, Giannicola De Leonardis
- Sardegna – Christian Solinas, Michele Pais, Gianfranco Ganau
- Sicilia – Nello Musumeci, Gianfranco Miccichè, Nunzio Di Paola
- Toscana – Eugenio Giani, Antonio Mazzeo, Marco Landi
- Trentino Alto Adige – Maurizio Fugatti, Josef Noggler, Sara Ferrari
- Umbria – Donatella Tesei, Marco Squarta, Fabio Paparelli
- Valle d’Aosta – Erik Lavévaz
- Veneto – Luca Zaia, Roberto Ciambetti, Giacomo Possamai
Si tratta dunque di 58 grandi elettori. Che chiaramente voteranno in base alle indicazioni del proprio partito, e che potrebbero spostare l’ago della bilancia per l’elezione del Presidente della Repubblica. In realtà tanto in Parlamento quanto tra i delegati non c’è una netta maggioranza di una delle due grandi coalizioni. Considerando anche i franchi tiratori, è improbabile che il prossimo Capo dello Stato venga eletto ai primi tre scrutini, quando sono necessari due terzi delle preferenze. Più probabile che si arrivi dunque ad almeno quattro votazioni, quando basta la maggioranza assoluta, il 51% dei voti.
Ricoprire il ruolo di Capo dello Stato in Italia richiede importanti doti di mediazione, considerando che si tratta di un potere neutro e posto al di fuori della tripartizione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.