Marine Le Pen indagata per finanziamenti illeciti alla campagna delle elezioni in Francia

Marine Le Pen è sotto indagine in Francia per possibili finanziamenti illeciti riguardanti le elezioni del 2022 in cui fu sconfitta, ancora una volta, a Macron

Pubblicato: 9 Luglio 2024 16:38

Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Non bastasse la delusione per le elezioni in Francia appena perse, per Marine Le Pen arriva un altro importante guaio da affrontare. Neanche il tempo di leccarsi le ferite per il clamoroso ribaltone elettorale subito che la leader dell’estrema destra francese dovrà fare i conti con l’indagine aperta a suo carico dalla Procura di Parigi che l’accusa di sospetti finanziamenti illeciti della campagna elettorale del 2022. Da un’elezione all’altra in cui, suo malgrado, Le Pen è stata protagonista in negativo e oggi, a due anni di distanza da quelle contestate, potrebbe subire una pesante decisione per le leggi vigenti in Francia.

Il sospetto di finanziamento illecito

Dopo il clamoroso ko alle ultime elezioni in Francia, Marine Le Pen dovrà affrontare presto un’altra battaglia. La debacle del Rassemblement National ha fatto male alla leader dell’estrema destra, mai quanto però potrebbe fargli l’indagine avviata dalla Procura di Parigi sui finanziamenti della campagna elettorale del 2022.

All’epoca in corsa per l’Eliseo col suo partito, poi sconfitto da La République en Marche di Emmanuel Macron col 58,54% dei voti al secondo turno, Le Pen è infatti accusata di finanziamento illecito. L’apertura dell’inchiesta è stata decisa dopo una segnalazione dello scorso aprile da parte della commissione nazionale dei conti delle campagne elettorali e dei finanziamenti politici. L’inchiesta, aperta il 2 luglio, vede fra le ipotesi di reato l’appropriazione indebita nell’esercizio di funzioni pubbliche, truffa e falso.

L’authority, che dovrà controllare le spese della campagna elettorale dei candidati che hanno un plafond che in parte viene rimborsato dallo stato, aveva segnalato irregolarità alla Procura. Ora è al lavoro un giudice istruttore. Ma già nel dicembre 2022 lo stesso organismo aveva rettificato la spesa per i lavori di verniciatura di 12 pullman affittati con il simbolo della candidata e del partito, per un ammontare di 316.182 euro. La spesa era stata considerata come “irregolare”.

Marine Le Pen aveva fatto ricorso davanti al Consiglio costituzionale, poi aveva rinunciato all’iniziativa. Ma gli 11,5 milioni di euro investiti nella campagna elettorale, la terza in cui è uscita sconfitta dalla corsa all’Eliseo, secondo gli inquirenti potrebbero essere arrivati in modo illecito.

Quello che viene contestato è il prestito, da parte di una persona giuridica a un candidato in campagna elettorale. Quindi l’accettazione, da parte di un candidato in una campagna elettorale, di prestiti elargiti da una persona giuridica.

Gli altri guai di Le Pen

Tra l’altro non si tratta della prima inchiesta in cui è coinvolta la Le Pen. Nel giugno 2024, infatti, la Cassazione francese ha definitivamente convalidato la condanna del Rassemblement National per le fatture gonfiate per i kit della campagna elettorale utilizzati dai candidati dell’estrema destra nelle elezioni legislative del 2012 e rimborsate dallo stato.

Sempre Le Pen è poi in attesa di giudizio, con altre 24 persone e il Rn, nel processo che la vedrà accusata dal 30 settembre per appropriazione indebita di fondi europei, nel caso della remunerazione di assistenti di eurodeputati fra il 2004 e il 2016. Tra gli indagati anche il padre di Marine, Jean-Marie Le Pen.

Cosa prevede la legge francese

Sui sospetti finanziamenti illeciti alla campagna elettorale del 2022 la legge in Francia parla chiaro. Infatti le regole per le campagne presidenziali prevedono che i candidati dei vari schieramenti non superino un limite di spesa stabilito dalla legge, con la commissione nazionale che è incaricata di esaminare i conti elettorali di ciascun candidato per vedere se è rimasto nei limiti.

Se i candidati hanno rispettato le regole stabilite, lo Stato rimborsa loro una parte delle spese elettorali. In caso contrario, la commissione può ridurre il rimborso concesso dallo Stato e, se necessario, intraprendere azioni legali.

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